Il 16enne accusato per l’omicidio di Romeo Bondanese è stato scarcerato: “Non voleva uccidere”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-19

Camillo B., il ragazzo di 16 anni che era stato accusato per la morte di Romeo Bondanese di omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili si trova ai domiciliari. Non c’è stata la volontà di uccidere

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Camillo B., il ragazzo di 16 anni che era stato accusato per la morte di Romeo Bondanese di omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili, lesioni gravi e violazione della legge armi, per aver portato fuori casa un coltello, è tornato a casa. Il sedicenne era in stato di fermo  in un  centro di accoglienza minorile di Roma. Ora l’accusa è cambiata: omicidio preterintenzionale, perché Camillo non voleva uccidere. E ora si trova ai domiciliari.

Il 16enne accusato per l’omicidio di Romeo Bondanese è stato scarcerato: “Non voleva uccidere”

Da subito era stato chiaro che tutto era nato per una banale rissa: una lite innescata da “futili motivi”, come aveva confermato il questore di Latina Michele Spina. Il colpo con un coltellino svizzero all’inguine di Romeo aveva reciso un’arteria, poi l’arresto cardiaco dopo l’arrivo in ospedale. Lo scontro che è avvenuto a Formia presso la terrazza antistante il ponte Tallini, nella centralissima via Vitruvio, aveva interessato due gruppi di ragazzi, più o meno una decina, che avevano iniziato a litigare. Camillo ha raccontato, come spiega Repubblica:

“Ero con i miei amici, siamo andati prima a Gaeta, per andare al mare, e poi ci siamo fermati a Formia per prendere un panino da McDonald’s”, ha dichiarato l’indagato, assistito dagli avvocati Luigi Tecchia e Giuseppe Biondi. “Sono distrutto”, ha ripetuto più volte. Il sedicenne ha quindi riferito delle provocazioni da parte del gruppo di Formia e aggiunto di essersi ritrovato in pochi secondi in una rissa. “Da quel momento non ha capito più niente – ha assicurato – mi sono visto di fronte, all’improvviso, dei ragazzi che hanno iniziato a colpirmi. Poi sono caduto a terra. C’erano tante persone”

Tutto è iniziato da un insulto: “Eccoli, sono arrivati i napoletani”, avrebbero detto i ragazzi di Formia all’altro gruppetto. Si è passati dalle parole alle mani, e poi è spuntato il coltello: i colpi, chiamati “puncicate”, però sono stati inferti alle gambe, non c’è mai stata la volontà di uccidere. Di sicuro per una banale lite una vita si è spenta e un’altra è rimasta segnata. Camillo durante l’interrogatorio ha pianto più volte dicendo “Sono distrutto”. Il sostituto procuratore per i minori di Roma, Maria Perna e il giudice per le indagini preliminari Federico Falzone hanno ritenuto che non abbia mai voluto la morte di Romeo.

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