Riscossione Sicilia, il dossier sui politici spiati

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-03-30

Il presidente della società che si occupa della riscossione dei tributi denuncia una serie di accessi abusivi da parte di una cinquantina di dipendenti che hanno spiato lui, Crocetta e altri. Controlli sono stati eseguiti anche su esponenti del M5s

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Riscossione Sicilia al centro di una spy story. La società che si occupa della riscossione dei tributi in Sicilia è al centro di uno scandalo denunciato dall’amministratore unico, Antonio Fiumefreddo, il quale ha rivelato che cinquanta lavoratori dell’azienda dall’aprile 2015 al febbraio scorso hanno eseguito accessi abusivi dal posto di lavoro per visionare i redditi di alti rappresentanti delle istituzioni, di politici locali e dello stesso Fiumefreddo.

Riscossione Sicilia, il dossier sui politici spiati

Tra gli spiati, come li ha definiti Fiumefreddo incontrando i giornalisti, c’è stato soprattutto lui (con 748 accessi), il governatore Rosario Crocetta (582), il leader dell’opposizione all’Assemblea Regionale Siciliana, Nello Musumeci (414), la funzionaria regionale Patrizia Monterosso (250) e il presidente dell’ARS, Giovanni Ardizzone (99). Controlli sono stati eseguiti anche su esponenti del M5s, ed in particolare, ha rivelato Fiumefreddo, da un dipendente comunale, non dei 5 Stelle, che lavora in Riscossione Sicilia.

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Antonio Fiumefreddo, amministratore unico di Riscossione Sicilia

Ieri il manager della società regionale, fedelissimo del governatore Rosario Crocetta, aveva lanciato dure accuse riferendo che “negli ultimi 22 mesi” è stato sottoposto a “spionaggio fiscale: “Con una media di tre volte al giorno lavorativo e per un totale di 748 volte, dipendenti infedeli di Riscossione Sicilia hanno visitato la mia posizione fiscale. Un reato ovviamente di cui si occuperà la magistratura”. Si chiede Fiumefreddo: “Per conto di chi hanno agito, per cosa e in cambio di cosa? Un’odiosa aggressione alla mia vita privata perché mi sono intestato una battaglia di normalità e uguaglianza. Perché questi dipendenti infedeli, invece di fare pagare le tasse ai grandi evasori, hanno ritenuto più opportuno abusare di un ufficio, accedere alla mia posizione fiscale e forse modificarla? La magistratura lo accerterà”.

Il dossier su Fiumefreddo

Nel dossier anonimo emerge che Fiumefreddo avrebbe dal 2001 un debito di circa 28mila euro. E che, una volta diventato presidente della società, dopo sei mesi dalla nomina avrebbe avanzato richiesta di rateizzazione di questo debito. Poi la rateizzazione sarebbe stata sospesa a febbraio perché non sarebbero state pagate alcune rate. Ma Fiumefreddo precisa di aver chiesto la rottamazione della cartella. “Per questo ho smesso di pagare, è un diritto”, attacca Fiumefreddo e parla di dossieraggio “contro la sua caccia agli evasori e agli affari e individua i mandanti in alcuni deputati dell’Ars”. I dati di accesso illegali, registrati dal server della Montepaschi a Siena, saranno consegnati alla Procura distrettuale di Catania.
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Ma nel dossier anonimo si fa riferimento anche ad altro. E in particolare a 65 incarichi dati da Riscossione nel 2016 all’avvocata Renata Saitta: ex legale dello stesso Fiumefreddo in alcune pendenze con il fisco nel 2011 e insieme a lui nell’associazione “Osservatorio nazionale anticorruzione”: «Io come amministratore di Riscossione non ho il potere di dare incarichi legali a nessuno, lo fa l’ufficio centrale di Palermo — dice Fiumefreddo — inoltre da tempo la Saitta non è mia legale, ma aggiungo che adesso gli incarichi esterni vengono affidati dalla società con bando pubblico. La Saitta, poi, ha rinunciato da tempo a tutte le cause contro Riscossione».

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