Attualità
I risarcimenti da 52mila euro per le ragazze morte sul bus in Catalogna
Alessandro D'Amato 10/07/2016
Ai genitori di alcune ragazze morte nell’incidente del 20 marzo a Tarragona in Catalogna viene proposto un risarcimento decurtato perché secondo l’assicurazione CED non avevano le cinture di sicurezza. Gli avvocati contestano: «Non ci sono prove». E avviano una causa civile. Anche il premier si fa sentire
Serena Saracino è una delle sette italiane in Erasmus (su tredici vittime totali) morte nell’incidente del 20 marzo a Tarragona in Catalogna. La famiglia della ragazza ha diritto a un risarcimento e l’assicurazione ha fatto un’offerta di 70mila euro da scontare a 52500 perché, secondo la tesi della compagnia assicurativa CED, le vittime non indossavano la cintura di sicurezza. Di qui la decurtazione del 25%.
I risarcimenti da 52mila euro per le ragazze morte sul bus in Catalogna
La storia è stata raccontata stamattina da Marco Menduni sulla Stampa: all’epoca l’autista ammise le sue responsabilità: «Mi dispiace, mi sono addormentato»; oggi le assicurazioni fanno cinicamente il loro lavoro: cercano di trattare al massimo ribasso possibile. Ovvio che scatenino reazioni di orrore nei familiari. A raccontare è il padre di Serena, Alessandro Saracino: «Hanno impostato la vicenda come se le ragazze si fossero macchiate di chissà quale colpa. A quanto ne so, invece, le cinture le avevano, ma erano cinture addominali, non a tre punti, e quindi assolutamente inadeguate. Ma in quel Paese i risarcimenti sono irrisori: li hanno innalzati a gennaio nel 2016, ma rispetto ai nostri parametri sono ai confini del ridicolo». I familiari delle studentesse hanno più volte ribadito che «non si tratta di una questione di soldi» e che devolveranno i risarcimenti in beneficenza. «Quello che bisognerebbe sottolineare – commenta ancora Saracino – è che quella strada non era in buone condizioni. E che le indagini stanno procedendo con lentezza. Eppure, se siamo tutti in Europa, la sicurezza dei nostri ragazzi dovrebbe essere tutelata allo stesso modo in qualsiasi Paese, in Spagna come in Italia. Mi verrebbe da concludere che l’Erasmus, così com’è oggi, sarebbe da sospendere: è troppo pericoloso».
Il 19 maggio la filiale italiana della compagnia assicurativa Ced ha inviato ai familiari delle vittime la sua proposta ai legali delle vittime: 70 mila euro per i genitori, 20 mila per i fratelli. Prendere o lasciare entro il 31 maggio, rinunciando alla causa legale. In caso contrario, la società avrebbe presentato l’offerta alla Corte di Tarragona, dove si svolgerà la causa civile. Ma, appunto, decurtata «atteso il mancato utilizzo della cintura di sicurezza da parte della vittima».
L’offerta è stata rifiutata. Le famiglie delle ragazze si sono rivolte agli avvocati, i legali hanno formato un pool per lavorare tutti insieme. La causa civile è partita mentre si attendono gli esiti dell’azione penale.
La legge spagnola prevede risarcimenti esigui per i sinistri stradali, ma gli avvocati vogliono chiamare l’assicurazione a rispondere davanti ai giudici italiani: le vittime da qui erano partite, per un viaggio già organizzato nelle varie tappe. Invocheranno anche le norme del diritto comunitario in tutte le sedi.
La storia di Francesca Bonello
L’altra storia la racconta l’agenzia di stampa ANSA e riguarda Paolo Bonello, padre di Francesca, genovese: «La vita di nostra figlia non ha prezzo perché nessuno ce la potrà restituire. Ma è assurdo decurtare un risarcimento del 25% perché si presume che su quel bus lei non indossasse la cintura di sicurezza». “Sembra quasi che la colpa dell’incidente sia stata delle ragazze che non indossavano la cintura o di noi genitori che le abbiamo mandate a studiare in Francia”, rincara il genitore. Bonello conferma che l’assicurazione, invocando il mancato allacciamento delle cinture, il 19 maggio scorso, ha proposto un indennizzo decurtato del 25% da accettare entro il 31 dello stesso mese. “Una proposta assurda a cui non abbiamo neppure dato una risposta perché si basa su presupposto che l’inchiesta spagnola, ancora in corso, abbia già acclarato che Francesca e le altre vittime non indossavano la cintura, mentre non è così e l’unica certezza è che l’autista del bus ha ammesso di essere stato colto da un colpo di sonno mentre era alla guida”, conclude, spiegando che i soldi del risarcimento saranno utilizzati per proseguire le attività di volontariato a cui prendeva parte Francesca. Fra le 13 vittime del pullman sette sono italiane e i loro genitori hanno dato vita al progetto che si chiamerà ‘Genitori Generazione Erasmus 20 Marzo 2016 – Uniti perché non accada mai più‘. Anche Matteo Renzi detta all’ANSA una dichiarazione sul tema: «Una assurdità insopportabile – commenta il premier – per chi ha tanto sofferto e ha perso una persona cara».