Attualità
La favola dei rimpatri rapidi e la realtà del Viminale
neXtQuotidiano 04/06/2018
Un viaggio costa diecimila euro: le procedure d’identificazione e gli accordi mancanti con i paesi d’origine rendono impossibile fare di più
Un articolo di Fiorenza Sarzanini sul Corriere di oggi racconta oggi alcune verità sui rimpatri dei cosiddetti clandestini e sulle possibilità che attualmente ha l’Italia di velocizzare i sistemi di espulsione e di accompagnamento “a casa” degli irregolari, a partire dagli accordi validi e mancanti con i paesi di provenienza:
Attualmente l’Italia riesce a rimpatriare 80 tunisini a settimana con due voli charter da 40 posti. Ci sono accordi anche con Egitto, Nigeria e Gambia, che collaborano nel rilascio dell’identità e in alcuni casi accettano anche di effettuare le procedure di individuazione dopo il rientro in patria, ma i numeri sono esigui anche perché le presenze di queste etnie nel nostro Paese non sono così alte.
Il Marocco collabora nell’identificazione, ma non accetta charter e dunque bisogna utilizzare il volo di linea: ogni migrante deve essere scortato da almeno due agenti. La stessa procedura viene seguita con chi arriva dal Bangladesh o dal Pakistan, ma anche dal Sudamerica, ad esempio il Perù. Nel caso di voli intercontinentali bisogna utilizzare l’aereo di linea (preferibilmente senza scali anche per motivi di sicurezza) e la normativa prevede che al ritorno i due agenti di scorta viaggino in prima classe.
I costi dei rimpatri sono alti, l’anno scorso ne sono stati effettuati seimila:
In media ogni trasferimento costa 10mila euro (compreso il pernottamento e l’indennità di missione per i poliziotti), soldi che in parte vengono risarciti grazie all’erogazione dei fondi europei. Lo scorso anno sono stati effettuati complessivamente circa 6.000 rimpatri anche grazie a una circolare del capo della polizia Franco Gabrielli che sollecitava maggiori controlli per effettuare le espulsioni di chi veniva trovato senza regolare permesso di soggiorno.
Diversa è la procedura per chi richiede asilo politico. Mentre eritrei e siriani ottengono lo status di rifugiato quasi in maniera automatica, per tutti gli altri la procedura è stata diminuita e dura circa nove mesi. In questo lasso di tempo gli stranieri vengono ospitati nei Cara, i centri di accoglienza richiedenti asilo, oppure nelle strutture messe a disposizione dalle associazioni riconosciute dal Viminale. Si tratta di luoghi aperti, i profughi possono anche essere impiegati in progetti di utilità sociale. Se l’asilo viene negato devono essere rimpatriati e scatta la stessa procedura degli irregolari.