Attualità
Ricina: gli estremisti di destra che producevano armi chimiche
neXtQuotidiano 03/04/2019
Operazione Testuggine: quattro arresti a Torino. Tentato omicidio aggravato e continuato e produzione di aggressivi chimici i reati contestati dalla procura
Sono quattro le misure cautelari eseguite dai carabinieri del Ros, in collaborazione con i militari dei comandi provinciali di Cuneo e Torino, nei confronti di altrettante persone ritenute vicine ad ambienti di estrema destra nell’ambito dell’operazione Testuggine. Tentato omicidio aggravato e continuato e produzione di aggressivi chimici i reati contestati dalla procura di Torino. Durante una perquisizione gli investigatori hanno trovato in un frigorifero un veleno che uccide all’istante al solo contatto con la pelle: la ricina. E una serie di macchinari utili a estrarre la sostanza dai semi acquistati anche quelli sul web.
Gli estremisti di destra che producevano armi chimiche
Due dei quattro arrestati avevano già tentato di utilizzarla lo scorso autunno durante una serata al circolo Asso di bastoni, diluendola in un cocktail da far bere alla vittima. Ma l’operazione non gli era riuscita. L’accusa nei loro confronti è di tentato omicidio aggravato e continuato e produzione e detenzione di aggressivo chimico. La vicenda, raccontava il Corriere qualche tempo fa, parte da lontano. Aprile 2018, durante una manifestazione di Casa Pound davanti alle palazzine ex MOI un militante tira un pugno a Matteo Rossino, leader torinese di CP. La Digos nel fare alcuni accertamenti ha incidentalmente scoperto che i quattro avevano messo in piedi un’operazione per la produzione di ricina, una potente tossina che si estrae dai semi del Ricino (la stessa pianta che si usa per produrre una sostanza con la quale i fascisti hanno storicamente una discreta familiarità). Si tratta di una sostanza molto popolare nella cultura di massa visto che compare in numerosi telefilm (tra cui Breaking Bad) e che già ha ispirato piani criminali negli USA. Il tutto finalizzato ad un blitz punitivo nei confronti di un militante di CasaPound “colpevole” di essersi fidanzato con l’ex fidanzata di uno dei quattro.
E così poco prima di Natale gli investigatori dell’antiterrorismo hanno arrestato – con l’accusa di detenzione di armi chimiche – il “chimico” del gruppo ritrovando, durante la perquisizione, un barattolo di ricina conservato in frigorifero. Assieme agli altri tre è indagato anche per tentata fabbricazione di pistola clandestina. I quattro sono stati allontanati da CasaPound e non fanno più parte del Blocco Studentesco ma non avrebbero certo abbandonato le simpatie destrorse. Ma soprattutto non avrebbero detto addio ai propositi di vendetta e alle modalità squadriste. Le vittime dell’aggressione però in questo caso avrebbero dovuto essere i loro ex camerati. E così tra manuali trovati su Internet per la sintesi della ricina e tentativi di acquisto – tramite Dark Web – di una Colt 1911 calibro .45 (la storica pistola in dotazione dell’esercito USA) i quattro hanno coltivato i loro propositi di vendetta. Piani saltati propri grazie all’intervento delle forze dell’ordine che arrestando il “chimico” e indagando i tre neonazisti hanno molto probabilmente salvato la vita ai camerati ignari. All’interno di CasaPound a quanto pare nessuno sospettava nulla e le bocche sono cucite. Il massimo che il cronista del Corriere è riuscito a strappare ad un militante è «questi sono quattro pazzi» mentre all’epoca degli arresti il responsabile regionale del partito Marco Racca faceva sapere che «qualcuno di CasaPound avrebbe potuto essere la vittima, di tutto questo».
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