Renzi alza la posta con Conte: cosa c’è dietro la strategia del senatore di Rignano

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-02

Mentre oggi riprendono le trattative di Roberto Fico al tavolo nel Salone della Lupa Renzi continua a fare melina per sminare il nome di Conte. Cosa vuole davvero?

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Oggi riprende il tavolo nel Salone della Lupa che vede Roberto Fico cercare di portare avanti la trattativa per un nuovo governo. L’ostacolo principale è il nome del prossimo Presidente del Consiglio. Se Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e LeU blindano il nome di Conte dalle parti di Italia Viva si continua a evitare di sminare il via libera all’Avvocato del Popolo. Cosa vuole Renzi?

Il prezzo che Renzi vuol far pagare a Conte

I lavori riprenderanno oggi per terminare alle 13. Per allora Fico riferirà a Mattarella. Non si esclude alcuna ipotesi. Il presidente della Camera potrebbe chiedere una breve proroga, che non dovrebbe protrarsi oltre la giornata, per cercare di trovare una sintesi. La trattativa tra i partiti va avanti incessantemente. Solo nel caso emergesse chiaramente che non ci sono le condizioni per un’intesa Fico spiegherebbe al Capo dello Stato che il suo mandato esplorativo non ha prodotto risultati. Ma non è escluso neanche un secondo giro di consultazioni domani pomeriggio. Cosa sta chiedendo Italia Viva? Come abbiamo spiegato ieri nonostante i renziani insistano per un accordo sul programma di legislatura gran parte delle trattative ruotano attorno ad alcuni nomi. Quelli del ministro dell’Economia Gualtieri e del Guardasigilli Bonafede in primis. Senza la loro testa salta il tavolo. Ma il titolare del MEF è un nome su cui il Partito Democratico non ha nessuna intenzione di mollare. Perciò potrebbe essere DJ Fofo a dire addio alla poltrona di ministro, nonostante le attuali barricate del Movimento 5 Stelle: «Se non saltano Gualteri e Bonafede, il Conte ter non si fa», racconta Monica Guerzoni sul Corriere che spiega anche come Conte potrebbe tirare fuori dal cilindro il nome di Marta Cartabia, non come premier tecnico come si è vociferato in queste ore, ma come sostituto di Bonafede nel tentativo di salvare Gualtieri e cavoli:

 Il premier dimissionario l’avrebbe sondata non certo come possibile premier di un governo istituzionale, bensì per l’incarico di Guardasigilli, qualora il veto di Renzi su Bonafede dovesse risultare inamovibile. Palazzo Chigi non conferma e non smentisce, finché a sera la presidente emerita della Consulta fa sapere di non aver ricevuto alcuna chiamata da Conte. Se gli animi si placano e si arrivaaun’intesa sul cronoprogramma e sul nome, l’avvocato otterrà da Mattarella il sospirato incarico. In quel caso la sfida con Renzi è destinata a continuare, perché come prevede un ministro dem «i volenterosi del Senato verranno allo scoperto per sostenere il governo». Se invece l’alleanza va in pezzi, si apre un altro scenario. Un attimo prima di firmare il decreto di scioglimento delle Camere il presidente Mattarella potrebbe alzare il telefono e chiamare l’ex presidente della Bce. Il nome che Renzi ha tante volte invocato, e che i parlamentari di Italia viva sembrano invece temere. «Con Mario Draghi — sospira un senatore—non toccheremmo palla»

Il nome di Draghi che è stato evocato in questi giorni come possibile presidente di un governo istituzionale per essere poi smentito con forza dal Quirinale è un’arma a doppio taglio per Italia Viva. Se da una parte Renzi non farebbe mistero di preferirlo a Conte, se la trattativa portata avanti da Fico dovesse fallire e tutto dovesse tornare in mano a Mattarella il rischio che IV rimanga fuori dai giochi è alto, come spiega il Fatto. Si tratta di tirare la corda fino all’ultimo?

E si teme appunto che Italia Viva miri a fare melina per logorare Conte e favorire un governo istituzionale guidato da Draghi. Senza sapere, però, che qualora si arrivasse a tanto, Renzi non toccherebbe palla su niente ché un governo del genere risponderebbe solo al presidente della Repubblica e sarebbe composto da tecnici. Il leader di Iv, quindi, farebbe meglio a concentrarsi sull’ipotesi di un Conte ter, la più realistica tra tutte quelle che circolano. E dare la sospirata risposta a Fico entro oggi. In caso di sì a Conte, Mattarella potrebbe già stasera dare il reincarico al premier uscente. A quel punto tra lista dei ministri e giuramento si dovrebbe chiudere tutto in settimana

Per ottenere cosa? Cinque scalpi, riferisce Tommaso Ciriaco su Repubblica. Non solo il posto di Gualtieri e Bonafede ma anche quelli di Tridico e Parisi. E un’apertura parziale sul MES

Pretende cinque scalpi per sedersi al tavolo finale dei leader. Chiede una nuova legge sulla prescrizione (e quindi la testa di Alfonso Bonafede), la rimozione del capo dell’Anpal Lello Parisi, il via libera ad almeno 5 miliardi del Mes, il controllo dell’editoria, una riforma del sistema delle banche. Condizioni gravose, che vuole scritte nero su bianco in un documento. Da accompagnare con un bottino di ministeri di peso, almeno tre. Un calcio assestato contro il fragile equilibrio dei 5stelle. Un’esagerazione pure per Giuseppe Conte, che ha più volte ripetuto in privato di non poter accettare una mediazione che lo ridurrebbe a un premier commissariato. In questo lunedì di crisi, tocca a Dario Franceschini tenere vivo il filo del dialogo. A fatica, con una serie infinita di bilaterali: sente Zingaretti, Renzi, Speranza, Crimi e Di Maio, ma anche l’avvocato. Ne ricava la sensazione di una partita ancora in salita. Renzi vuole la testa di Alfonso Bonafede e critica «l’arroccamento» dei 5S, i grillini rilanciano mettendo il veto su Maria Elena Boschi.

Ci sarà un punto di incontro tra istanze così lontane? A breve le carte dovranno scoprirsi. E sapremo chi ha vinto il braccio di ferro tra Conte e Renzi

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