“Vorrei che qualche giudice della Consulta venisse a casa mia a vedere come si vive con due malati di SLA”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-02-16

Dopo la dichiarazione di inammissibilità per il referendum sull’eutanasia, una mamma di due malati di Sla rivolge un appello in un’intervista al Corriere della Sera

article-post

Nella tarda serata di ieri la Corte costituzionale ha giudicato inammissibile il quesito da sottoporre a referendum che proponeva l’”Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)”. La decisione è arrivata perché i giudici hanno ritenuto che, a seguito dell’abrogazione “non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”. “Il cammino verso la legalizzazione dell’eutanasia non si ferma”, ha commentato dopo il pronunciamento dei giudici l’Associazione Luca Coscioni. “La cancellazione dello strumento referendario da parte della Corte costituzionale renderà il cammino più lungo e tortuoso, per molte persone ciò significherà un carico aggiuntivo di sofferenza. Ma la strada è segnata”.

Eutanasia, la madre di due malati di Sla: “Vorrei che un giudice della Consulta venisse a casa mia a vedere come si vive”

Parole che possono rappresentare un parziale conforto per chi sperava nell’esito positivo della consultazione popolare per chiedere una fine dignitosa alla propria vita avvolta ormai da gravi sofferenze o per auspicarla ai propri cari. È il caso – tra tantissimi – di Sabrina Bassi, mamma di due uomini malati di Sla fin da piccoli. “Chi ha preso questa decisione non deve avere idea di che cosa sia la sofferenza, quella vera”, dice in un’intervista al Corriere della Sera. Carlo e Marco, 38 e 34 anni, hanno già dato disposizioni anticipate sulle loro intenzioni nell’eventualità di un ulteriore aggravamento delle loro condizioni: “Non vogliono la tracheotomia. Non vogliono in alcun modo venire attaccati ad una macchina per vivere come dei vegetali. Quando sarà il momento rifiuteranno la macchina e moriranno o per soffocamento o, mi auguro, dopo una sedazione”. “Mi dispiace davvero molto – prosegue la donna – perché  sono sempre più convinta che chi ha scritto questa sentenza non ha idea di cosa siano le persone deboli e vulnerabili che non hanno più una vita degna di essere vissuta. Vorrei capire se su quindici giudici almeno uno si è opposto a questo giudizio”. E ancora: “Vorrei che qualche giudice della Consulta venisse a casa mia a vedere come si vive”.

Potrebbe interessarti anche