Referendum, quorum lontano e senza dignità

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-04-17

Rissa nel Partito Democratico tra renziani e sinistra Dem, insulti anche da SEL. Emiliano “celebra” i dieci milioni di elettori: “sono gli stessi voti che il Pd ha preso nel suo più grande risultato elettorale, che sono le europee di due anni fa”

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È lontano il quorum al referendum del 17 aprile sulle trivellazioni e la politica chiude in rissa una giornata che doveva essere di democrazia. I numeri delle 19 sull’affluenza (23,5%) certificano che molto difficilmente il quorum sarà raggiunto, ma in contemporanea parte la rissa nel Partito Democratico. Comincia con un tweet il renziano Ernesto Carbone e il suo “#ciaone a quelli che puntavano al Quorum, suscitando una pioggia di critiche, persino da parte di alcuni militanti Dem che si erano astenuti. Questi tweet, ha detto il bersaniano Miguel Gotor, “possono diventare un boomerang per il partito”.

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Il tweet di Ernesto Carbone #ciaone

Referendum 17 aprile, quorum lontano e senza dignità

A un’ora dalla chiusura delle urne e mentre sembra difficile raggiungere il numero di elettori per validare la consultazione popolare, il governatore pugliese Michele Emiliano spiega all’agenzia di stampa ANSA che “abbiamo già superato la soglia che consideravamo necessaria per poter parlare di un successo: quella dei dieci milioni di elettori che avevo indicato come linea minima del risultato”. Praticamente, sottolinea, sono “gli stessi voti che il Pd ha preso nel suo più grande risultato elettorale, che sono le europee di due anni fa”. Per questo “il governo dovrà inevitabilmente tenere conto che milioni di italiani hanno una idea delle politiche energetiche completamente diversa”. Il renziano Andrea Marcucci non sembra d’accordo: “Il quorum è lontano. E dire che tutti i partiti, fatta esclusione per il Pd, invitano a votare, dal M5S alla Lega fino a Casa Pound. Ora pensiamo alle cose serie, lavoriamo per consolidare il primato italiano sulle energie rinnovabili”. Eppure militano nello stesso partito. Agli insulti non si sottrae SEL:  “Comunque #ciaone fa rima con #cialtrone. #SIvotaSI”, scrive su Twitter Nicola Fratoianni dell’esecutivo nazionale di Sinistra Italiana, rispondendo all’hashtag di Carbone. Fa protestare anche la dichiarazione all’ANSA di Lorenzo Guerini, vicesegretario del PD: “Attendiamo la rilevazione delle 19 ma al momento, cioè alla 17, i dati che ci giungono dalla Rete del Pd che segue l’andamento dell’affluenza ai seggi sono in linea, anzi direi addirittura meglio, con le nostre aspettative”. Senza sbilanciarsi sulle cifre Guerini, sentito per telefono, si dice ottimista sull’esito del Referendum. “Aspettiamo chiaramente i dati ufficiali del Viminale ma per quanto è in nostro possesso lo possiamo fare con assoluta serenità. Comunque per una valutazione complessiva del risultato parlerà a urne chiuse il nostro segretario”. Ma l’accenno ai dati “della rete del PD” non passa inosservato. Dulcis in fundo: “Probabilmente alle 23 avranno votato 15 milioni di persone. Il premier ha vinto le primarie con due milioni di voti, scalzando Letta e quando fece il famoso 40% alle europee erano 11 milioni. I suoi scherani che insultano gli elettori che sono andati a votare dovrebbero andare a nascondersi. Il ‘ciaone’ diventa un arrivederci a ottobre”, dichiara in una nota il deputato di Possibile Pippo Civati.

Potenza arriva al quorum?

In attesa dei dati definitivi delle 23 è da rimarcare quanto reso noto dal segretario provinciale del Pd di Potenza, Antonello Molinari, secondo il quale nel capoluogo lucano sarebbe stato “da poco superato il 50% dei votanti al referendum”. Da ricordare inoltre che sempre a Potenza questa mattina ha espresso il suo voto anche il leader della sinistra dem Roberto Speranza. Per adesso però nessuna provincia è arrivata al 50%. Altro dato significativo è l’affluenza fatta registrare, sempre alle 19, nel paese toscano in cui risiede il premier Matteo Renzi, cioè Pontassieve (Firenze), dove la percentuale di votanti è stata del 25,7%, quindi oltre la media nazionale. Allo stesso modo della vicina Rignano, paese di cui il presidente del consiglio è originario, con il 26,5%. Riepilogando, dal dato complessivo si evidenzia che il Piemonte alle 19 ha archiviato un’affluenza del 24,74%, quindi superiore alla media complessiva, con una punta del 27% a Torino. Oltre il dato nazionale anche la Valle d’Aosta, con il 26,42%, come la Lombardia, con il 23,97% (e un picco massimo del 24,98% a Bergamo). Sotto la media il Trentino Alto Adige, con 19,01% (affluenza più alta a Trento, con il 23,71%), diversamente da quanto fatto dal Veneto, che ha raggiunto il 28,58% (30,93% a Padova), dal Friuli Venezia Giulia (25,21%, con il dato più alto a Gorizia, che ha registrato un’affluenza del 28,94%). Oltre la media delle 19 anche la Liguria (25,32%, con un picco a Savona, 26,57%) e l’Emilia Romagna (25,78%, con Ferrara al 27,89%). Affluenza inferiore alla media nazionale in Toscana, che ha archiviato il 22,73% (Livorno svetta con il 25,99%), allo stesso modo dell’Umbria (20,32%, con Perugia al 20,56%). Le Marche si sono fermate al 24,57% (Ancona 27,11%), il Lazio al 22,91% (maggior numero di votanti a Roma, fotografata al 24,08%). Significativo poi il dato dell’Abruzzo, regione che in una prima fase ha fatto parte del drappello delle regioni che hanno promosso il referendum: alle 19 la percentuale dei votanti è stata del 25,51%, più alta rispetto alla media nazionale, ma non in maniera esorbitante. In questo caso particolare la città con il dato più alto è stata Chieti con il 29,81%. Il Molise si è fermato al 23,18% (24,11% Campobasso), la Campania ha fatto registrare il 17,56% (19,69% ad Avellino), la Puglia, come già detto, si è fermata al 28,28% (33,79 a Lecce), la Basilicata – dato più alto – al 33,26 (con Matera al 34,20%), la Calabria al 18,15% (Catanzaro 20,62%), la Sicilia 19,50% (23,68% Trapani) e la Sardegna al 22,94% (25,39 Oristano).

Leggi sull’argomento: Il referendum del 17 aprile è senza quorum

 
 

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