Fatti

Il recall per l'assessora Paola Muraro

Alessandro D'Amato 05/10/2016

Massimiliano Morosini, eletto all’VIII Municipio, lo chiede su Facebook citando il codice di comportamento per gli eletti e per le cariche come gli assessorati

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Massimiliano Morosini, eletto con il MoVimento 5 Stelle all’VIII Municipio, chiede la procedura del recall per l’assessora Paola Muraro. Lo fa pubblicando un evento su Facebook e citando il codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle alle elezioni amministrative di Roma 2016:

Secondo il codice di comportamento M5S alle elezioni amministrative di Roma 2016 (che cita l’istituto di democrazia diretta denominato “recall”) l’Assessora Muraro dovrà dimettersi se almeno 500 iscritti al MoVimento 5 Stelle alla data del 31/12/2014, residenti in Roma e nelle zone sotto la competenza territoriale di Roma Capitale, abbiano motivatamente proposto di dichiararla gravemente inadempiente e se la proposta sia stata approvata mediante votazione in rete a maggioranza dagli iscritti al MoVimento 5 Stelle al 30/6/2015 residenti in Roma e nelle zone sotto la competenza territoriale di Roma Capitale.

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Il punto 9 del codice di comportamento per gli eletti e i nominati a Roma

Il recall per l’assessora Paola Muraro

È importante sottolineare che non risulta che la Muraro abbia firmato quel codice, ma il problema non sembra dirimente visto che l’istituto della democrazia diretta prevederebbe in ogni caso la sfiducia (“il sindaco, ciascun assessore e ciascun consigliere…”) che a questo punto porrebbe alla sindaca un problema politico. D’altro canto la stessa sindaca aveva confermato la validità dell’istituto del recall in una serie di interviste durante la campagna elettorale, spiegando che se gli iscritti a 5 Stelle le avessero chiesto di dimettersi lo avrebbe fatto (dopo aver detto a L’Espresso che lo avrebbe fatto anche se glielo avesse chiesto Grillo). L’iniziativa però non pare avere per ora un grande successo, viste le reazioni degli invitati alla pagina:
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Dell’opzione recall per Paola Muraro si parla dalla fine di agosto:

Gli attivisti, infatti, stanno già pensando — se le cose andranno avanti in questo modo — di chiamare Virginia Raggi al recall, il meccanismo all’americana di verifica sul suo operato. Procedura prevista nel famoso «contratto», cioè il «Codice di comportamento» firmato dalla sindaca al momento della sua candidatura, da applicare in caso di gravi inadempienze agli impegni assunti. Oppure se, come si legge nell’articolo 9 (Sanzioni), «il sindaco venga iscritto in seguito a fatti penalmente rilevanti nel registro degli indagati e la maggioranza degli iscritti M5S decida per le dimissioni». Ma sono solo ipotesi. Almeno per ora.

Anche perché, raccontava all’epoca il Corriere, i consiglieri comunali pentastellati stavano pensando di scrivere una lettera aperta alla sindaca per chiedere decisioni maggiormente condivise con il gruppo: «Se le scelte fatte finora fossero in linea con i principi di M5S non ci sarebbe nulla da dire, ma non è così. Noi non vogliamo fare i passacarte o gli schiacciabottoni», facevano sapere. Morosini precisa che si tratta di una sua iniziativa effettuata a titolo personale. Se la richiesta dovesse raggiungere il numero necessario di firme – cinquecento – sarà interessante vedere il codice di comportamento sottoscritto dalla Raggi alla prova della realtà.
 

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