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Anche la Rai sospende i servizi giornalistici dalla Russia

neXtQuotidiano 05/03/2022

La misura è stata presa “al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione relativa al Paese”.

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Non solo la CNN o la BBC, anche la Rai ha deciso di sospendere i servizi dei corrispondenti dalla Russia. La decisione è stata presa in seguito all’approvazione, due giorni fa, di una legge che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità russe; legge che entra in vigore oggi e che stabilisce multe e carcere per chi diffonde ‘fake news’ sul conflitto. Proprio per questo la Rai ha scelto di sospendere i servizi dei propri inviati e l’ha comunicato con una nota.

La decisione della Rai di sospendere i servizi giornalistici dalla Russia

“In seguito all’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, a partire da oggi la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa”, si legge nel comunicato stampa.

“La misura si rende necessaria al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e – precisano – la massima libertà nell’informazione relativa al Paese. Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia”.

La misura arriva il giorno dopo la decisione, da parte della BBC, di ritirare i suoi giornalisti dalla Russia e riaprire le trasmissioni ad onde corte come ai tempi di Radio Londra. Una scelta simile è stata presa anche dall’emittente pubblica canadese Cbc/Radio-Canada, che ha annunciato di aver temporaneamente sospeso il lavoro dei suoi giornalisti in Russia.

Del resto, proprio ieri il presidente russo, Vladimir Putin ha firmato la legge, approvata prima dalla Duma e poi dal Consiglio della Federazione, che introduce condanne fino a 15 anni di carcere per chi “intenzionalmente” diffonde ‘notizie false’ sulle forze armate del Paese, come ha reso noto l’agenzia Tass.

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