Raffaella Paita indagata: Liguria in bilico?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-04-16

La candidata renziana sotto accusa per disastro e omicidio colposo in concorso. E la partita per le Regionali si riapre. Con la rimonta degli altri tre candidati

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Disastro e omicidio colposo in concorso e omissione di atti d’ufficio. L’avviso di garanzia a Raffaella Paita piomba sulle elezioni regionali in Liguria proprio mentre la candidata, secondo i sondaggi, era in vantaggio di poco rispetto allo sfidante Giovanni Toti, mentre Pastorino e Salvatore inseguivano con percentuali lusinghiere. E il rischio è che l’accusa, infamante, nei confronti della Paita potrebbe contribuire a far perdere la candidata più renziana di queste regionali.
 
RAFFAELLA PAITA INDAGATA, LIGURIA IN BILICO?
A scaldare ancora di più la situazione c’è il precedente di Marta Vincenzi, ex sindaco di Genova che nel 2011 finì nella polemica per aver ignorato gli allarmi in un contesto di Allerta 2, non chiuse strade e scuole a rischio e, secondo l’accusa della magistratura, tentò di rimediare fabbricando un documento falso, per evitare figuracce politiche e guai penali. Il 20 giugno 2014 la Vincenzi viene rinviata a giudizio per omicidio colposo plurimo, disastro colposo, falso e calunnia, ma gli effetti della polemica si videro già nella sconfitta alle primarie contro Marco Doria tre anni prima. Per la Paita l’accusa è diversa:

Nell’autunno scorso accade tutto il contrario: nonostante le piogge torrenziali che cominciano a picchiare sull’entroterra già in mattinata, gli enti che dovevano funzionare come gestori dell’emergenza sottovalutarono la situazione e si comportarono come se fosse un giorno di ordinaria amministrazione. Gli svarioni e le negligenze, ricostruiti dai pubblici ministeri Patrizia Ciccarese e Gabriella Dotto, partono dalle previsioni sbagliate dei tecnici di Ar-pal e arrivano fino ai responsabili della Protezione civile regionale, che, alla vigilia della calamità, se ne andarono tutti a casa a cenare alle 18. I primi emettono i bollettini sulla base dei quali questi ultimi dichiarano lo stato di Allerta 2. Su questa disposizione si basano a loro volta le contromisure in fatto di ordine pubblico del Comune e della Prefettura.
La macchina, dicono gli inquirenti, si è inceppata proprio qui, nello snodo di cui è responsabile l’assessore alla Protezione civile, ovvero Raffaella Paita, che nei giorni successivi al disastro, scomparve letteralmente dalla scena pubblica. A novembre la candidata presidente della Liguria viene convocata a palazzo di giustizia e si difende: «In effetti non vigeva l’apertura 24 ore su 24, prevista in casi eccezionali, ma il fatto è che non c’era l’allerta. Ero a Villanova d’Albenga, mi precipitai nella sala operativa tra le 23,30 e le 23,45 poco dopo essere stata avvertita». Una linea che era stata di fatto anticipata da Claudio Burlando, che aveva addebitato pubblicamente la responsabilità delle previsioni sballate alla défaillance di un «modello matematico» utilizzato dai meteorologi. (La Stampa, Marco Grasso, 16 aprile 2015)

Dopo le 22 il Bisagno straripa e uccide l’infermiere Antonio Campanella. «Raffaella Paita ottenne rassicurazioni dai tecnici – spiega il suo avvocato Massimo Corradino – Ha agito correttamente. Se avesse tentato di forzare decisioni che spettavano ad altri avrebbe compiuto un abuso». Paita era stata sentita dai magistrati Gabriella Dotto e Patrizia Ciccarese, che coordinano l’inchiesta, lo scorso 17 novembre per oltre 4 ore come persona informata sui fatti. Aveva spiegato ai pm di essere rimasta tutta la notte nella sala della protezione civile che però, secondo l’accusa, quella sera alle 18 era stata chiusa e riaperta solo a ridosso della tragedia. Gabriella Minervini, dirigente della protezione civile della Regione Liguria, ha detto di essere “tranquilla”. “Ho fatto quello che dovevo fare e sono pronta a difendermi dalle accuse che mi vengono contestate. Ci siamo mossi sulla base delle previsioni Arpal che non segnalavano una situazione tale dal far scattare lo stato di allerta”, ha osservato.
 
I RIFLESSI SULLE REGIONALI
Il Pd  locale le ha confermato fiducia e sostegno, sottolineati anche dal premier e segretario del Pd, Matteo Renzi: “Non lascio soli i nostri amministratori. Il Pd presenta migliaia di amministratori perbene in una campagna elettorale difficile in cui tutto ciò che avviene di negativo viene amplificato. Il Pd – incalza Renzi – non ha paura di niente e nessuno e se ci sono problemi li risolviamo ma non lasciamo soli i nostri amministratori”. Le opposizioni hanno cominciato a dare battaglia. L’antagonista diretto della Paita, Giovanni Toti, candidato del centrodestra, ha detto di essere e di rimanere garantisca rimproverando a Paita “errori politici”. Meno fair play è venuto da Alessandro Cattaneo, membro del Comitato di Presidenza di Fi e responsabile Formazione del partito che sulla sua pagina Facebook ha scritto di attendersi che “l’intransigente segreteria del Pd applichi lo stesso metodo seguito per il caso Lupi. Passo indietro del politico coinvolto ed arrivederci”. Invece Alice Salvatore, la candidata del M5s ha lanciato l’hashtag #fuorigliindagatidallaregione. Un sondaggio di Euromediaresearch sulle elezioni regionali in Liguria citato dal Secolo XIX dava in vantaggio la Paita, ma con Toti in rimonta:

Toti, praticamente appena sceso in campo, sfiora il 30% e Paita scende di un punto rispetto al sondaggio segreto del Partito democratico che la dava al 33,5 offrendo il destro al segretario nazionale Matteo Renzi di gridare contro il «tafazzismo ligure» e quella parte di dem che hanno voltato le spalle alla candidata ufficiale e che appoggeranno (in modo più o meno ufficiale) il civatiano Luca Pastorino. Che per la cronaca Ghisleri accredita quasi al 17%, praticamente un campione del voto disgiunto; mentre Alice Salvatore del M5S è intorno al 21%.
E per la prima volta, tra i numeri del sondaggio, emerge non solo il gradimento per i candidati in campo, ma anche il numero di quanti il 31 maggio, si iscriveranno al partito attualmente più numeroso e più forte, quello degli indecisi e degli astenuti che Euromedia Research colloca a quasi il 44%.

Ora per il segretario il rischio è che il PD perda una delle sue regioni più significative. E la sconfitta sarebbe tutta in capo alla segreteria.

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