Tutto quello che non torna nello scoop delle Iene sulle orge gay pagate dall'UNAR

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-22

Le Iene si sono divertite a guardare dal buco della serratura delle dark room e a fare illazioni sul direttore generale dell’UNAR ma hanno dimenticato di raccontare la verità. E a Filippo Roma è “sfuggita” la proprietà del palazzo di una delle saune incriminate: è di Propaganda Fide

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Ha causato parecchia eccitazione nel mondo dei cattolici tradizionalisti lo “scoop” di Filippo Roma delle Iene che ha portato alle dimissioni di Francesco Spano, direttore generale dell’Unar – l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – che ha sede presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Stando a quanto avrebbero scoperto le Iene l’Unar, che si occupa di finanziare progetti contro la discriminazione, avrebbe finanziato un’associazione che gestisce una sauna gay dove si fanno anche incontri di sesso a pagamento. In seguito al servizio, dove le Iene attaccavano direttamente Spano perché ha la tessera di questa associazione i cattolici tradizionalisti hanno iniziato contestare l’operato dell’UNAR e a chiedere la revoca dei finanziamenti “alle lobby gay”.
https://www.youtube.com/watch?v=MIL2YDGIDZM

Lo “scoop” delle Iene che non regge al fact checking

Le Iene, in nome della coraggiosa e corretta informazione non fanno mai il nome di questa misteriosa associazione oscurandolo anche quando mostrano il documento che attesta l’ufficializzazione della graduatoria delle associazioni che hanno vinto il bando APAD (Avviso pubblico per la promozione di Azioni Positive) al quale hanno partecipato numerose associazioni e che aveva come scopo il finanziamento di “azioni positive finalizzate al contrasto delle discriminazioni fondate su motivi etnico-razziali, sull’appartenenza religiosa, sull’orientamento sessuale e identità di genere, attraverso la promozione di attività culturali, artistiche, sportive, di comunicazione, di sensibilizzazione, di formazione e di informazione” e che si articola in tre ambiti: il contrasto alla discriminazione etnico-razziale e religiosa, il contrasto alla discriminazione verso le popolazioni Rom, Sinti e Caminanti (RSC) ed infine anche il contrasto e la prevenzione alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Totale complessivo del finanziamento è poco meno di un milione di euro somma della quale solo cinquantacinquemila euro vanno all’associazione incriminata dalle Iene. O meglio, al progetto presentato dall’associazione della quale le Iene hanno visitato un circolo. Filippo Roma delle Iene ha molto insistito sul fatto – non corroborato da riscontri fattuali – che Spano sia un tesserato di questa associazione innominabile. E chissà perché le Iene non ne fanno il nome, visto che chiunque può ricostruire che si tratta di ANDDOS, l’Associazione Nazionale Contro le Discriminazioni da Orientamento Sessuale.
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Filippo Roma ha quindi lasciato intendere in primo luogo uno spreco di soldi pubblici destinati invece ad attività che di culturale hanno ben poco e adombrando che servano a finanziare un giro di prostituzione maschile. In secondo luogo ha accusato Spano di avere un conflitto con questa associazione perché ne sarebbe un tesserato. Ma ha dimenticato di dire alcune cose importanti che sono state fatte notare da Leonardo Bianchi su Vice: la prima è che il finanziamento non è stato ancora erogato, la seconda è che ad essere finanziato non è il singolo circolo (sul quale è bene che la Finanza faccia chiarezza) ma un progetto presentato da un’associazione che sul territorio nazionale ha oltre 70 circoli ed infine il fatto che a stabilire chi ha diritto a vedersi assegnati i finanziamenti lo fa perché ha ottenuto un punteggio sufficiente da entrare in graduatoria. cosa che non è nei poteri del direttore generale dell’UNAR di poter eventualmente modificare. Su quest’ultimo punto inoltre le Iene non hanno presentato alcuna prova e potrebbe essere benissimo che Spano (come molti italiani che frequentano i circoli ARCI per ascoltare musica dal vivo) abbia in tasca anche la tessera ARCI che ha presentato un progetto che ha ottenuto un contributo da 75.000 euro nel primo ambito (ambito A) del bando.
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Quello che Adinolfi e la Meloni non dicono sul bando dell’UNAR

Adinolfi, un altro che si diletta a manganellare chi viene discriminato ha scritto che  i 999.274 euro del bando erano  “riservati a Arcigay, Arcigay Roma, Movimento italiano trans, Lista lesbica italiana e ovviamente Anddos” ed è ovviamente una falsità perché tra i vincitori risultano tra gli altri anche UISP, la comunità di Sant’Egidiola Croce Rossa e l’associazione A buon diritto che tutto sono fuorché baluardi del gender e dell’omosessualismo militante.
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Giorgia Meloni va oltre e chiede addirittura la chiusura dell’UNAR definendolo un ufficio che “con una mano finanzia un’associazione gay nei cui circoli si consumerebbero rapporti sessuali a pagamento e con l’altra scrive lettere ai parlamentari per censurare il loro pensiero”. La Meloni finge di ignorare quello che perfino il crociato Adinolfi, fustigatore delle lobby LGBT, sa bene ovvero che l’UNAR è istituito da una legge dello Stato in ottemperanza ad una direttiva europea. Ergo: non si può chiudere. All’AdnKronos Spano ha dichiarato:

Si è trattato di una bufala non solo perché i finanziamenti in questione non sono stati ancora erogati, ma perché a essere considerati finanziabili sono stati singoli progetti sociali, proposti da diverse realtà associative e istituzionali e valutati da una commissione secondo criteri oggettivi prestabiliti. La procedura di controllo preliminare all’eventuale erogazione è tutt’oggi in corso

Ma a cosa sono destinati quindi i soldi dell’UNAR? Non ai singoli circoli, come chiarisce l’Associazione oggetto del pestaggio mediatico delle Iene, ma ad un progetto “incentrato su attività fondamentali nella lotta alle discriminazioni come il potenziamento dei Centri di Ascolto e Antiviolenza Anddos, strutture gratuite di ascolto e di aiuto già presenti in cinque sedi in tutta Italia dedicate all’inclusione di tutte le identità sessuali e al contrasto delle discriminazioni multiple” realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia della Sapienza Università di Roma e della collaborazione con l’associazione Wequal. Il progetto in oggetto è questo e chi avrà la pazienza di leggerlo scoprirà che i circoli ANDOSS non riceveranno un centesimo dei soldi stanziati dall’UNAR. Certo, per capirlo bisognerebbe avere almeno la capacità di comprendere che un bando che finanzia un progetto non distribuisce i soldi a pioggia ma li eroga per l’esecuzione di quel singolo progetto.
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Sorpresa: la più grande sauna gay d’Italia è del Vaticano

Ma c’è dell’altro dietro a queste saune con dark room che per le Iene “sono finanziate con i soldi di Palazzo Chigi” e ce lo rivela Gayburg. A quanto pare uno dei locali la cui home page è stata mostrata (sempre censurata eh) nel servizio di Filippo Roma è Europa Multiclub  in via Aureliana 40 che è stato definito qualche anno fa “come la sauna gay più grande d’Italia“. Sembra incredibile ma all’informatissimo informatore anonimo delle Iene e all’instancabile inviato della trasmissione è sfuggito il piccolo dettaglio che l’EMC Sauna si trova all’interno di un palazzo di proprietà della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (Propaganda Fide). L’imponente edificio è stato infatti acquistato (sauna compresa) nell’ambito di operazione immobiliare costata al Vaticano 23 milioni di euro, e che secondo Repubblica è stata addiruttura caldeggiata dal cardinale e Segretario di Stato Tarcisio Bertone. All’epoca la sauna era un circolo ARCIGAY ora invece è affiliato ANDOSS ma la sostanza non cambia. Inoltre se la Guardia di Finanza o i Carabinieri volessero indagare sulle presunte attività illecite all’interno dell’EMC avrebbero un piccolo problema perché l’edificio gode dei benefici dell’extraterritorialità, in pratica è territorio del Vaticano:

Come documenta infatti il contratto definitivo di compravendita, la Congregazione, grazie agli eccellenti rapporti con la Roma politica che in quella primavera 2008 ha visto tornare Berlusconi a Palazzo Chigi e Tremonti all’Economia, vede riconosciuta l’extraterritorialità della porzione di immobile che ha acquistato. E il risultato è che non un euro di imposta viene versata dalla Santa Sede. Si legge infatti all’articolo 13 del contratto: “La parte acquirente (Propaganda Fide, ndr), ai fini fiscali, dichiara che il presente atto è integralmente esente dall’Iva, dall’imposta di registro, dalle imposte ipotecaria e catastale, da qualsiasi altra imposta diretta o indiretta e da tributi ordinari e straordinari ai sensi e per gli effetti degli articoli 15 e 16 della legge 27 maggio 1929 (I Patti Lateranensi, ndr)”

Dio non voglia che le Iene e Adinolfi si mettano ad indagare sul fatto che per quell’immobile il Vaticano non paga l’IMU o su chi sono i frequentatori di quel circolo. Ma questa è un’altra storia e alle Iene preme più fare i manganellatori che informazione.

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