Quello che c’è da sapere su Marta Cartabia prima di esultare per la sua elezione a presidente della Consulta

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-12

C’è un femminismo di facciata che viene fuori ogni volta che una donna viene nominata a ruoli di vertice. Se Marta Cartabia fosse stata un uomo oggi parleremmo delle sue opinioni su aborto, diritti delle coppie omosessuali e fine vita. Invece siamo costretti a parlare solo del fatto che è la prima presidente donna della Corte Costituzionale

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Ieri Marta Cartabia è stata eletta presidente della Corte Costituzionale. Docente di diritto costituzionale all’Università Bicocca di Milano è la prima presidente donna della Consulta. L’elezione della Cartabia è stata salutata da un comunicato della senatrice Monica Cirinnà che si è congratulata con la neopresidente la cui elezione «dimostra che con costanza e pazienza per molte donne colte e determinate è possibile raggiungere traguardi rilevanti».

Chi è Marta Cartabia

 A pochi giorni dal caso di femminismo mediatico dei giornali che  esultavano per la nomina di Sanna Marin a primo ministro della Finlandia l’entusiasmo per l’elezione della Cartabia è un altro esempio del giudizio, davvero poco femminista, che pretende di riassumere e desumere il valore di una persona unicamente dal dato biologico del sesso. Marta Cartabia – come Sanna Marin e tutte le donne che ricoprono e ricopriranno (speriamo) ruoli di vertice – non è stata eletta perché donna, ma perché (speriamo) brava e competente. E non abbiamo dubbi che lo sia, non tanto perché donna ma perché lo dimostra il suo percorso professionale.

laura boldrini marta cartabia - 1

Non bisogna essere ingenui, sappiamo che per raggiungere posizioni di vertice una donna deve fare più fatica e spesso è costretta a dimostrare la sua competenza nonostante sia donna perché al contrario degli uomini le donne partono da una posizione di svantaggio rispetto ai loro colleghi. Ma questo non significa che ci si possa esimere dal valutare una qualsiasi persona dalle sue azioni e non da quello che è. Soprattutto se il giudizio si riduce ad una mera (e squallida a volte) considerazione riguardo al genere.

Due o tre cose sulla nuova presidente della Consulta

Non è forse un caso che la senatrice Cirinnà abbia aggiunto al suo messaggio di congratulazioni che si augura che «la nuova presidente della Consulta sappia utilizzare il suo sguardo di donna soprattutto per cogliere e rispondere alle richieste di riconoscimento dei diritti delle tante persone che, davanti all’ignavia della politica, si vedono costrette a chiedere alla magistratura il riconoscimento di diritti qualificanti per la propria vita».

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Il motivo lo ha spiegato un’altra deputata Dem, Giuditta Pini, che oggi ha scritto su Facebook che l’elezione di Marta Cartabia è una buona notizia «perché viviamo in un paese in cui alle donne vengono preclusi ruoli apicali» ma al tempo stesso non lo è «perché Marta Cartabia e contraria a eutanasia e aborto e si è detta più volte contraria ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, definendoli “pretesa di falsi diritti”». Non sappiamo se la presidente della Consulta abbia cambiato idea ma ecco una raccolta di sue opinioni (legittime) che però un po’ stonano con il ritratto che viene fatto in queste ore della prima donna Presidente della Corte Costituzionale. Non si tratta di pettegolezzi, si tratta di informazioni importanti visto il ruolo che la Consulta ha giocato (per ignavia del legislatore) in questi anni su temi etici molto sentiti.

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Opinioni che potranno piacere ad alcuni ma che sicuramente non piaceranno ad altri e che se non altro dimostrano che le donne sono davvero uguali agli uomini. Ad esempio nel 2011 all’indomani della decisione dello Stato di New York di consentire i matrimoni tra persone dello stesso sesso la Cartabia in un intervento dal titolo Matrimonio a ogni costo, la pretesa dei falsi diritti spiegò che «giuridicamente parlando, la decisione dello stato di New York vale solo entro i suoi confini: oggi già alcuni (pochi) stati americani ed europei riconoscono il matrimonio omosessuale, mentre la maggior parte riserva il matrimonio alle coppie eterosessuali, e così continuerà ad essere». Non è stato così, almeno negli USA, dopo la storica decisione della Corte Suprema. Per la neopresidente della Consulta invece «mantenere su un piano distinto il matrimonio e la famiglia rispetto ad altre forme di convivenza non è discriminare ma operare distinzioni». Un ragionamento che abbiamo sentito fare spesso in certi ambienti – magari con altre intenzioni, chissà – da chi negava che le famiglie omosessuali potessero essere definite tali. Marta Cartabia ha una posizione critica contro sull’aborto, o almeno la aveva nel 2008 quando parlando del problema del multiculturalismo scrisse che «fuori da una concezione creaturale in cui l’uomo è diretto rapporto con l’infinito, non si dà dignità umana e i diritti, anziché costituire la massima valorizzazione della persona, aprono la strada al suo annientamento» e parlò dei cosiddetti “nuovi diritti” che «si alimentano di una concezione in cui l’uomo è ridotto a pura capacità di autodeterminazione, volontà e libera scelta». Tra questi nuovi diritti quello “a darsi la morte” e quello “a non nascere”. E sul diritto alla morte Cartabia si espresse nei diversi scritti a proposito del caso di Eluana Englaro. Se vi riconoscete in queste opinioni allora non potrete che essere doppiamente felici per l’elezione di Marta Cartabia. Se invece qualcosa vi stona allora siete a buon punto per andare oltre il femminismo di facciata.

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