Quanto dura l’immunità per chi è guarito da Covid-19?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-13

Ci sono dati meno solidi riguardo a quanto duri questa risposta anticorpale, perché gli studi su periodi di tempo sufficiente sono appena cominciati. In un gruppo di 65 pazienti, seguiti per 94 giorni a partire dal primo sintomo, si è osservato che in tutti i casi la quantità di anticorpi neutralizzanti raggiungeva un picco, e poi cominciava a declinare

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Quanto dura l’immunità per chi è guarito da Covid-19? Enrico Bucci, professore di Biologia dei sistemi alla Temple University di Philadelphia, aiuta oggi su Repubblica a fare chiarezza sulle ultime evidenze scientifiche in proposito.

Professore, al momento cosa sappiamo della risposta del sistema immunitario al virus? 
«Il nostro corpo reagisce agli agenti patogeni sviluppando cellule che producono anticorpi specifici a ritmo prodigioso, così che il nostro sangue diventa in grado di neutralizzarli. In seguito, fra queste cellule alcune si trasformano in cellule della memoria immune di tipo B, così che, se incontreremo di nuovo il patogeno, avremo già pronto un piccolo battaglione specializzato, capace di
riconoscere quel determinato patogeno e scatenare da subito una risposta specifica».

Questo piccolo battaglione si sviluppa quando siamo infettati da Sars-CoV-2?
«Sappiamo che esiste una risposta anticorpale e spesso è diretta a neutralizzare proprio la proteina spike del virus, quella su cui si sta lavorando per produrre vaccini. Sappiamo anche che la risposta è precoce e diffusa, almeno nei pazienti ospedalizzati, e si osserva che quasi tutti i pazienti tendono a  sviluppare una risposta anticorpale neutralizzante, rivolta in buona parte contro la proteina spike del virus».

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Coronavirus: COVID-19, la malattia (La Repubblica, 4 marzo 2020)

E cosa succede dopo?
«Ci sono dati meno solidi riguardo a quanto duri questa risposta anticorpale, perché gli studi su periodi di tempo sufficiente sono appena cominciati. In un gruppo di 65 pazienti, seguiti per 94 giorni a partire dal primo sintomo, si è osservato che in tutti i casi la quantità di anticorpi neutralizzanti raggiungeva un picco, e poi cominciava a declinare. Complessivamente, sembra emergere un quadro simile a quello di altri coronavirus, come quelli del raffreddore: una iniziale, vigorosa risposta anticorpale, con il declino della quantità di anticorpi nei mesi successivi all’esposizione».

Questo significa che ci si potrebbe ammalare di nuovo?
«Per capirlo, saranno fondamentali studi e dati per accertare se, a fronte del declino degli anticorpi circolanti, si mantenga o meno la memoria immunitaria necessaria a montare una rapida risposta anticorpale contro il virus. Su questo punto attendiamo con ansia i dati di uno dei migliori laboratori al mondo nel settore, quello del prof. Andrea Cossarizza».

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