Quando potremo togliere la mascherina all’aperto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-05-24

Quando potremo togliere la mascherina all’aperto? Il parere di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità

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Quando potremo togliere la mascherina all’aperto? Il parere di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e portavoce del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid

Quando potremo togliere la mascherina all’aperto

Il coronavirus pandemico non scomparirà, diventerà endemico e probabilmente dovremo contrastarlo vaccinandoci periodicamente come contro l’influenza stagionale. Intanto però i dati migliorano e, se le coperture vaccinali cresceranno ancora, nel giro di un paio di mesi potremo togliere la mascherina all’aperto. E’ lo scenario prospettato da Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e portavoce del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid, che in un’intervista a ‘La Repubblica’ evidenzia anche la necessità di rafforzare la sanità del Paese per prepararci a eventuali minacce future.

Nell’Italia che riapre, i cittadini “per prima cosa devono vaccinarsi appena possibile, via via che arrivano le dosi”, raccomanda Brusaferro. E “fino a che non sarà immunizzata la maggior parte della popolazione, è importante rispettare le regole note, cioè indossare la mascherina ed evitare il più possibile assembramenti. C’è un piano di riaperture graduale ogni settimana che fa guadagnare nuove attività”. Sul fronte vaccinazione, “dobbiamo tendere al dato” di copertura “più alto possibile e per esempio, già vaccinando la maggioranza della popolazione generale, avremo come risultato una circolazione più limitata del virus. Ovviamente da subito dobbiamo avere percentuali più alte nelle fasce più fragili. Anche la popolazione giovane andrà protetta, perché la fascia 20-40 anni è quella che sostiene più di altre la circolazione”.

Ma quando potremo smettere di usare la mascherina? “Si tratta di uno strumento che riduce la possibilità di circolazione del virus – ricorda il presidente Iss – E’ chiaro che questa cala con l’aumento delle persone immunizzate, così è possibile in certi contesti poter togliere la mascherina. Con la velocità che ha preso la campagna vaccinale, è facile che nei prossimi 2 mesi avremo coperture ancora più rassicuranti. Così si potrà pensare di rilasciare progressivamente le mascherine, partendo dai contesti all’aperto”. E anche quando la circolazione virale scenderà sarà importante continuare a vaccinarsi, avverte Brusaferro, “anche per il bene di chi rischia di finire in ospedale per il virus”.

In estate sarà possibile viaggiare? “Bisogna ragionare a seconda del contesto – analizza il portavoce del Cts – C’è una dimensione nazionale, nella quale la circolazione tra Regioni è regolata dal nostro Paese alla luce del monitoraggio e conosciamo bene le regole. Poi c’è quella europea, che verrà regolata dal ‘green certificate’, simile al nostro ‘certificato verde’, che detta le regole per gli spostamenti. Poi c’è il piano internazionale più ampio e lì bisogna tenere conto della situazione nei vari Paesi. Ci vuole un monitoraggio continuo della situazione, sia sulla diffusione del virus che delle vaccinazioni, e gli Stati si devono parlare. Se necessario, per i Paesi a elevata circolazione vanno presi provvedimenti per bloccare gli spostamenti. Non c’è una ricetta per tutti, ad esempio ci sono ancora aree del mondo dove l’epidemia cresce”.

Guardando al futuro dell’andamento epidemico in Italia, “in questa fase fare previsioni è ancora più difficile di un tempo – osserva l’esperto – Alcuni elementi però li abbiamo. Intanto è opinione diffusa a livello globale che stiamo andando verso una fase di endemia, cioè una continua e diffusa circolazione del virus, ma anche, grazie alla vaccinazione, meno intensa. Poi sappiamo che esiste il fenomeno delle varianti. La possibilità che emerga una variante che ancora non conosciamo e renda meno efficaci i vaccini non si può escludere. Per questo vanno fatti i sequenziamenti dei casi ed è anche importante tenere bassa l’incidenza”, insiste Brusaferro, aggiungendo che “le varianti vanno studiate via via e i Paesi devono condividere i loro dati per poter prendere immediatamente provvedimenti”. E pensando a un virus destinato a restare con noi, “è molto probabile che si debbano rifare dei richiami” vaccinali, conferma il numero uno dell’Iss.

Ripensando al passato, fra i momenti più difficili Brusaferro cita come esempio la “fine dell’estate scorsa, quando i casi si erano molto ridotti, ma temevamo un ritorno con l’autunno, che poi c’è stato”. Adesso però si spera in uno scenario diverso: “Ora i dati ci fanno guardare al futuro con più serenità. Dovremo concentrarci sulla nuova sfida che ci aspetta – esorta Brusaferro – cioè il rafforzamento della sanità italiana e la risposta a tutte le patologie, anche quelle non legate al Covid-19. Dobbiamo garantire salute e benessere alla comunità nel futuro, anche attraverso le innovazioni”. Consapevoli del fatto che “i rischi per la salute possono arrivare non solo dalle epidemie. A generarli possono essere ad esempio i cambiamenti climatici o l’antibiotico-resistenza. Per questo è importante prepararsi, ammodernare il servizio sanitario e collaborare a livello internazionale”.

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