Primo maggio, cosa sappiamo dell’accusa di censura di Fedez alla Rai | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-05-02

“Il contenuto di questo intervento è stato definito inopportuno dalla vicedirettrice di Raitre”. L’accusa di censura del rapper alla Rai.

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Tutto (l’affaire pubblico) è iniziato ieri pomeriggio, quando il leader della Lega Matteo Salvini ha pubblicato un video su facebook, in cui chiedeva che la Rai si accertasse che nessun artista “de sinistra” salisse sul palco per – citiamo con tanto di finto (e rabbridivedente) romanaccio – far “discorsi de sinistra”, dato che “il concertone è organizzato dai sindacati Cgil, Cisl, e Uil e costa circa 500.000 euro agli italiani, “a tutti gli italiani”. Tanto che alcuni signori onorevoli della Lega della Vigilanza Rai (e non solo), hanno addirittura detto “se Fedez userà a fini personali il concerto del 1 maggio per fare politica, calpestando il senso della festa dei lavoratori, la Rai dovrà impugnare il contratto e lasciare che i sindacati si sobbarchino l’intero costo dell’evento”. Ma Fedez non si è lasciato intimorire, e anzi, ha risposto subito a Matteo Salvini: “Io vado al concertone a gratis e pago i miei musicisti che non lavorano da un anno e sul palco vorrei esprimermi da uomo libero senza che gli artisti debbano inviare i loro discorsi per approvazione preventiva da voi politici. Il suo partito ci è costato 49 milioni di euro”.

L’accusa di censura di Fedez alla Rai

Ma fino a qui, finché la polemica era tra Fedez e Salvini, nulla di nuovo (nelle ultime settimane soprattutto si stanno punzecchiando sul Ddl Zan). Ma a un certo punto, prima del concerto, nel pomeriggio inoltrato, Fedez ha denunciato pubblicamente un fatto grave. Ancor più grave della “minaccia” leghista. E cioè che la Rai avrebbe chiesto i testi del suo intervento dal palco dell’Auditorium di Roma, e che poi avrebbe detto al rapper che qualcosa fosse “inopportuno”. Quel qualcosa, ignoto in un primo momento al pubblico social che dall’inizio ha seguito la querelle, diventerà poi chiaro nel corso della serata: nomi e cognomi dei leghisti che hanno pronunciato frasi omofobe (che riporta). Quel che accade con la Rai però è abbastanza grave. Scrive Fedez prima di salire sul palco:

E’ la prima volta che mi succede di dover inviare il testo di un mio intervento perché venga sottoposto ad approvazione politica, approvazione che purtroppo non c’è stata in prima battuta, o meglio dai vertici di Raitre mi hanno chiesto di ometterne dei partiti e dei nomi e di edulcorarne il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino ma alla fine mi hanno dato il permesso di esprimermi liberamente. Come ci insegna il Primo maggio, nel nostro piccolo dobbiamo lottare per le cose importanti. Ovviamente da persona libera mi assumo tutta la responsabilità di ciò che dico e faccio. Buon primo maggio.

Ha dovuto lottare, ma alla fine ha avuto il permesso. E già questo restituisce la gravità di quanto successo. Perché? Perché un artista, nel momento in cui sale sul palco deve avere la libertà di dire e fare ciò che vuole. Questa è l’arte. Tant’è che la questione ha sollevato immediatamente una polemica, che ha coinvolto subito  anche la politica e la vigilanza Rai: il mondo dem (anche Elio Vito di Forza Italia, a onor del vero) ha subito chiesto spiegazioni, chiedendo nomi e cognomi di chi avesse voluto applicare censura al suo intervento Poi la risposta l’ha fornita direttamente Fedez dal palco. Chi è stato? Voilà:

Ovviamente da persona libera mi assumo tutta la responsabilità di ciò che dico e faccio. Il contenuto di questo intervento è stato definito inopportuno dalla vicedirettrice di Raitre.

La risposta della Rai e il video della telefonata pubblicato da Fedez

Ma la Rai smentisce. Smentisce di aver chiesto il testo e soprattutto di aver detto che non potesse pronunciare quel discorso. Tanto che Fedez si vede costretto a difendersi. E come lo fa? Probabilmente aveva già previsto tutto, tanto da aver registrato un video mentre parlava con i vertici Rai, e la telefonata è chiara. Prima parla un uomo, che poi passa il telefono a una donna: “Salve, sono Ilaria Capitani, vicedirettrice di Rai Tre”. Quindi il rapper decide di pubblicarlo tutto quell’intervento, e lo fa sul suo profilo twitter, con questa didascalia:

La Rai smentisce la censura – scrive il rapper sui social – Ecco la telefonata intercorsa ieri sera dove la vice direttrice di Rai 3 Ilaria Capitani insieme ai suoi collaboratori mi esortano ad ‘adeguarmi ad un SISTEMA’ dicendo che sul palco non posso fare nomi e cognomi.

Nel video, effettivamente, si sente tutto ciò. E cioè che: a) il suo discorso sarebbe “inopportuno”; b) che questo mette in difficoltà la Rai; c) che quindi dovrebbe adeguarsi al sistema. Come a dire: facci il favore, non metterci in difficoltà, siamo la Rai. Quando però lui al telefono gli fa notare che non c’è turpiloquio, che non offende nessuno, e che riporta solo virgolettati, dall’altra parte della cornetta non sanno come rispondergli, tanto che – dice – arriva il via libera.

Come detto, tutto ciò ha portato a molte reazioni politiche, tanto che ora si inizia a parlare di assunzioni di responsabilità e dimissioni. Per questo la Rai ha cercato di svicolare, e ha pubblicato una nota, in cui in sostanza fa leva sul fatto che il video sia tagliato ad arte. Un classico. E scrive:

In riferimento al video pubblicato sul suo profilo Twitter da Fedez, notiamo che – prosegue la nota – l’intervento relativo alla vicedirettrice di Rai3 Ilaria Capitani (l’unica persona dell’azienda Rai tra quelle che intervengono nella conversazione pubblicata da Fedez) non corrisponde integralmente a quanto riportato, essendo stati operati dei tagli. Le parole realmente dette sono: “Mi scusi Fedez, sono Ilaria Capitani, vicedirettrice di Rai3, la Rai non ha proprio alcuna censura da fare. Nel senso che… La Rai fa un acquisto di diritti e ripresa, quindi la Rai non è responsabile né della sua presenza, ci mancherebbe altro, né di quello che lei dirà.” E ancora: “Ci tengo a sottolinearle che la Rai non ha assolutamente una censura, ok? Non è questo […] Dopodiché io ritengo inopportuno il contesto, ma questa è una cosa sua.

Però non basta. E lo sa bene il mondo della politica, che ora chiede conto di quanto successo: “La Rai chieda scusa, qualcun dovrebbe dimettersi”, dicono dal Pd. L’espressione che fa più riflettere è quella dell’adeguamento al sistema. Quale sistema?

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