Il meglio che il potere possa chiedere è una opposizione così caricaturale come quella incarnata da Freccero

di Lorenzo Tosa

Pubblicato il 2022-04-04

“Il compito dell’intellettuale, in fondo, è quello di dare voce al popolo, non di fare da megafono alla massa. Di leggere la realtà con gli strumenti che la gente comune non ha, non di piegare la realtà al suo volere. Per quello basta e avanza la propaganda”

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Neanche davanti a questa foto. Neanche davanti a queste immagini di civili ucraini morti ammazzati in modo mirato, selettivo, spietato, riescono a fermarsi. E allora, nel delirio negazionista, una goccia d’acqua diventa “un braccio che si muove”, gli scatti sono finti, fasulli, i morti diventano “attori”, la guerra “un set”.

Non sono (solo) bestie da tastiera o meschini troll un tanto all’odio ma intellettuali un tempo scomodi, urticanti, necessari, oggi ridotti a caricature di se stessi, macchiette che si vorrebbero liberi pensatori contro il “pensiero unico” e che di quel potere rappresentano inconsapevolmente la sua legittimazione e, infine, la sua salvezza. Quella incarnata dal convegno della Commissione DuPre (Dubbio e Precauzione) è una rappresentazione dell’opposizione talmente ridicola e caricaturale da diventare organica a quello stesso potere che pretende di contrastare. Ieri era il Green pass, oggi l’Ucraina, domani sarà l’intelligenza artificiale o il sesso degli angeli.

Il meglio che il potere possa chiedere è una opposizione così caricaturale come quella incarnata da Freccero

Nei panni del “potere”, non chiederei di meglio che avere una opposizione così farsesca e oscenamente caricaturale come quella rappresentata dai Cacciari, dai Freccero, dai Mattei, così accecata da non riuscire a distinguere un invaso da un invasore, una democrazia da una dittatura, e, in alcuni casi, un genocidio da un set cinematografico, un braccio da una goccia d’acqua. L’estremismo come cifra, la negazione come metodo, la contrarietà che si fa vezzo e postura, tanto ci sarà sempre, lo sapete (cit.), una tesi abbastanza grottesca da meritare un approfondimento o offrire uno spazio nei talk show e un pubblico abbastanza vasto da garantire la claque.

Sarò ingenuo io, ma li ricordavo diversi gli intellettuali, sorta di creature elette estranee al popolo, invise al potere, perennemente incomprese, sempre e comunque in controtempo rispetto al sentire comune, e per questo isolati, emarginati, perseguitati. Il compito dell’intellettuale, in fondo, è quello di dare voce al popolo, non di fare da megafono alla massa. Di leggere la realtà con gli strumenti che la gente comune non ha, non di piegare la realtà al suo volere. Per quello basta e avanza la propaganda.

 

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