I sovranisti che hanno il coraggio di difendere il poliziotto della barzelletta razzista

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-19

È solo una barzelletta, ci spiegano oggi molti esperti di libertà di espressione che difendono il diritto di chiunque di usare epiteti razzisti. Gente che parla di censura “rossa”, che rimpiange i bei tempi del Nazismo quando si potevano raccontare le barzellette. E che non capisce che il problema non è solo la battuta, è chi la racconta e la divisa che indossa

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«Perché i negri mangiano la cioccolata bianca? Perché sennò si mangiano le dita». In un video pubblicato da Repubblica un agente del Reparto Mobile della Polizia di Stato racconta una barzelletta razzista non particolarmente nuova o divertente. Come spiega Repubblica il barzellettiere è un ispettore capo in servizio da molti anni al Reparto cui rispondono una quarantina di agenti che non sarebbe nuovo ad uscire di questo genere.

Aiuto è arrivata la dittatura rossa contro le barzellette!

Mentre il Dipartimento di pubblica sicurezza fa sapere che il Questore di Roma «ha disposto l’avvio dell’azione disciplinare nei confronti dell’operatore presente nel video» sui social tanti italiani per bene decidono di difendere il poliziotto contro la dittatura rossa imperante del politicamente corretto. Perché in fondo quella “è solo una barzelletta innocente” e nulla di più. Sono persone che non capiscono il problema: l’uso di termini razzisti (negri, ad esempio) mentre si è in servizio e si indossa la divisa. Un linguaggio da caserma che non è più accettabile, soprattutto se a farne uso è una persona che si dovrebbe occupare della sicurezza dei cittadini. E tra quei cittadini ci sono anche dei “negri”.

In base a questa semplice constatazione si capisce perché quella barzelletta sia doppiamente sbagliata. Perché è razzista e perché viene raccontata da una persona che i “negri” (così come tutti gli altri cittadini onesti) dovrebbe proteggerli. E se volete aggiungete pure il fatto che è davvero poco intelligente farsi filmare mentre la si racconta, perché siamo nel 2019 e sappiamo bene come funzionano le cose. Volete fare i razzisti a parole? Almeno fatelo al bar, fuori servizio e non in uniforme.

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Eppure ci sono quelli che ci hanno messo poco a rimpiangere addirittura il Nazismo e si chiedono se durante quel periodo fosse per caso vietato raccontare barzellette (in realtà era vietato fare satira ed esisteva una vera e propria censura di Stato). È gente che riscopre il valore della libertà di parola, confondendola con la libertà di dire tutto quello che passa per la testa e soprattutto con la libertà dalle conseguenze che comporta (ad esempio in caso di calunnia o diffamazione).

Ma è solo una barzelletta!

Eppure è solo una barzelletta come tante. Può succedere che non faccia ridere ma non per questo il poliziotto deve essere messo in croce. E poi non è nemmeno così tanto razzista, solo un pochino. Niente in confronto alle barzellette (razziste?) sui Carabinieri. Che questo video sia molto ma molto in basso nella scala delle cose-gravi-che-non-si-devono-fare è pacifico. Ma questo non significa che, una volta scoperto che un ispettore capo ha un atteggiamento del genere si debba e si possa fare finta di niente perché c’è molto peggio.

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Poverini, fateli ridere gli operatori delle Forze dell’Ordine, altrimenti se togliete loro le barzellette sui negri “altro che suicidi”. Allora perché non fare dei corsi specifici di comicità da strada come valvola di sfogo?

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Oppure c’è quell’altro che spiega che le barzellette razziste vanno bene solo se a raccontarle sono i “kompagni” che le fanno sugli ebrei. Il solito benaltrismo: nessuno ha detto che le barzellette contro gli ebrei sono giuste e quelle contro i negri invece sono sbagliate. Sono sbagliate entrambe, soprattutto quando a raccontarle è un pubblico ufficiale in servizio.

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Pensate essere un negro ed essere fermato da questo agente. Questo è il vero problema, il fatto che questa persona che a quanto pare abitualmente racconta questo genere di barzellette potrebbe trovarsi nella situazione di avere a che fare con i bersagli del suo umorismo. Siamo sicuri che si comporterà in maniera professionale, che è in grado di distinguere lo scherzo dal dovere ma se così non fosse? Gli agenti di Polizia giurano sulla Costituzione, che all’articolo 3 sancisce che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».

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