Attualità
L'ipotesi di falso in bilancio al comune di Torino
Alessandro D'Amato 21/10/2016
La procura indaga, per ora nessun iscritto nel registro. Sotto la lente crediti e debiti con due società partecipate. Il Comune ha “dimenticato” di inserire i debiti accumulati verso di loro nel rendiconto 2015
Il problema è il “disallineamento“. Dal rendiconto 2015 mancano voci relative al rapporto tra debito e credito tra l’amministrazione e due società di proprietà del comune, ovvero Infra.To. e Gtt, che gestisce i trasporti pubblici. Quaranta milioni in meno segnalati però non dal MoVimento 5 Stelle ma da un consigliere comunale d’opposizione, Alberto Morano, notaio e già candidato con Noi con Salvini.
L’ipotesi di falso in bilancio al comune di Torino
Tutto nasce dalla ricognizione sul bilancio varata dall’assessore Sergio Rolando il 23 agosto scorso con il famoso audit indipendente, che serviva a fare ordine sulla contabilità lasciata dal predecessore di Chiara Appendino, ovvero Piero Fassino. A settembre, nel guidare una “interpellanza generale” dell’ opposizione, Morano ha piazzato il colpo, chiamando però direttamente in causa anche la nuova giunta pentastellata: “Delle due, l’una: o non è corretta la rappresentazione dei debiti del Comune, contenuta nel rendiconto 2015, o non è corretto il bilancio di Gtt, approvato dalla città il 21 luglio 2016 dalla Ftc Holding su istruzioni impartite dall’esecutivo Appendino”. Per ora il fascicolo è senza ipotesi di reato. Dopo la prima lettura delle carte gli inquirenti sembrano orientati non verso le violazioni fiscali o contabili, ma verso il falso in atto pubblico. Spiega oggi La Stampa:
Ieri la Guardia di Finanza è tornata in comune su disposizione della Procura, la terza volta in due settimane. E’ stato acquisito il bilancio preventivo 2015, le altre due volte altra documentazione relativa ai conti 2015 della città, ma anche tutti i bilanci delle società partecipate, a partire da quella del trasporto pubblico Gtt e quella delle infrastrutture per la mobilità, Infra.To, detenute al cento per cento dalla Città.
I crediti che le due società vantano con l’amministrazione risultano nei loro rispettivi bilanci, ma non in quello del Comune che, anzi, scrive che i dati relativi a quei crediti al 31 dicembre 2015 «non sono disponibili». Gtt si era anche avvalsa di consulenze legali per concludere che si trattava di crediti certi, esigibili: vale a dire dovuti. Dove sono finiti?
“Le politiche di bilancio sono sempre state gestite con rigore e trasparenza, nel rispetto delle leggi e dei principi contabili, sottoposto periodicamente agli organismi di verifica contabile, conseguendo sempre gli equilibri di bilancio e realizzando in cinque anni una consistente riduzione dell’indebitamento della città di oltre 500 milioni”, ha detto l’ex sindaco di Torino, Piero Fassino, dopo il blitz in Comune della Guardia di Finanza, che ha acquisito alcuni documenti sui bilanci 2015 di alcune società partecipate. “In ogni caso – ha aggiunto Fassino – un’inchiesta non può essere commentata prima di conoscerne i rilievi precisi che valuteremo quando saranno noti”.
L’inchiesta della Corte dei Conti
E non c’è solo la procura a indagare. Anche la Corte dei Conti ha aperto un’inchiesta, almeno da agosto. E qui ritorna in campo Morano con il suo esposto che chiede alla magistratura di capire i motivi del disallineamento di una cinquantina di milioni tra partecipate dei trasporti e Comune. E c’è un secondo capitolo: ci sono 84,6 milioni iscritti come crediti di Gtt verso l’Agenzia Mobilità piemontese maturati prima del 2014 anche se l’Agenzia ha respinto fatture per 40 milioni. Conclude oggi Repubblica:
Comparando debiti e crediti tra Gtt, Infra.To e Agenzia Mobilità Piemonte – tutte società controllate o partecipate dal Comune che si occupano della gestione del trasporto pubblico – emergono «disallineamenti» per circa 80 milioni di euro. Il Comune ha poi “dimenticato” di inserire i debiti accumulati verso di loro, mentre una legge obbliga dal 2012 gli enti pubblici ad allegare al rendiconto un prospetto con debiti e crediti con le società partecipate. Un black out, solo questo, di circa 40 milioni di euro. Così ieri la Guardia di Finanza ha bussato in Comune per acquisire i primi documenti, da oggi al vaglio degli investigatori coordinati dal procuratore aggiunto Ciro Santoriello.
Intanto il M5S si felicita: – “A Torino Fassino ha lasciato un vuoto enorme, un buco, una voragine con in fondo il marchio Pd”, scrive Beppe grillo dal suo blog commenta la notizia delle indagini della Gdf sul bilancio 2015 di Torino. E “se Torino sta così, figuratevi Roma, la città del Pd e di Mafia Capitale. Stiamo riparando i danni che hanno creato in decenni di malgoverno e illegalità diffusa. Oggi nessuno del Pd parla. Neppure fiatano. Bene. Continuate così. State zitti e lasciateci lavorare”. Oggi, spiega Grillo, “la Finanza è entrata in Comune perché mancano 5 milioni di euro, o forse molti di più, al bilancio del 2015 firmato dal triste profeta che probabilmente sarà iscritto nel registro degli indagati per falso in atto pubblico. Nel mirino ci sono le partecipate Gtt (Tpl) e InfraTo (infrastrutture per la mobilità). Le partecipate sono infatti uno degli strumenti più usati dai partiti per prendere i soldi dei cittadini: in tutto in Italia hanno perdite che superano gli 84 miliardi”. “Il mito della buona amministrazione de sinistra di Torino è finito. Kaputt” commenta il leader M5s che aggiunge: “Mentre la città si riempiva di poveri, milioni di euro sparivano dal bilancio comunale. Eppure quella di Fassino veniva descritta come l’amministrazione perfetta e tutti i giornalisti si sorprendevano della vittoria del MoVimento 5 Stelle, solo i torinesi avevano capito tutto e ci hanno dato fiducia”. Chiara Appendino e la sua giunta, promette Grillo, “con i cittadini al loro fianco rimetteranno in piedi la città”.