Perché Salvini dovrebbe stare attento a quello che succede a Erdogan

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-02

Tutti e due vestono i panni dell’uomo forte nei rispettivi paesi. Tutti e due cercano di cambiare uno stato laico per tornare ai “valori” della religione tradizionale. Tutti e due si trovano ad affrontare una fase di recessione con disoccupazione in salita e una ripresa che non si vede. Erdogan è stato già punito dalle urne. Per quanto Salvini potrà buttarla in caciara per nascondere i veri problemi dell’economia reale?

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Recep Tayyip Erdogan non è finito. Ma le elezioni amministrative in Turchia faranno senza dubbio suonare un campanello d’allarme nelle stanze dell’uomo forte di Ankara. Il partito del Sultano vince a livello nazionale, conquistando complessivamente il 51% dei voti. Ma perde nelle grandi città (in otto su dodici) tra cui Istanbul, Ankara che passano al Cumhuriyet Halk Partisi il CHP erede della tradizione laica di Ataturk e avversario dell’AKP del presidente. I laici turchi confermano anche la guida di un’altra grande città: Smirne e vincono anche ad Adana, Hatay, Antalya e Mersin.

Perché le città hanno voltato le spalle a Erdogan

Per l’AKP pesa soprattutto la sconfitta di misura a Istanbul, dove Erdogan aveva candidato il suo fedelissimo ed ex premier Binali Yıldırım. Bisogna fare però attenzione: perché Istanbul e Ankara non sono la Turchia e il tramonto del Sultano non è ancora sull’orizzonte degli eventi. Anche perché il presidente mantiene il controllo sulle istituzioni e sull’esercito. C’è però un aspetto interessante del complessivo arretramento del partito di Erdogan: la situazione economica della Turchia. A quanto pare infatti nemmeno un uomo forte come Erdogan è in grado di far credere ai suoi concittadini che le cose vadano bene quando in realtà stando andando piuttosto male.

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Fonte: OCSE

In Turchia la disoccupazione supera il 10%  ma tra i giovani raggiunge il 30%. Da agosto del 2018 la lira turca sta attraversando una difficile fase di crisi valutaria e ha perso il 28% del suo valore rispetto al dollaro. Per cercare di frenare la svalutazione della lira il governo ha usato le riserve di valuta internazionale, ma è servito a poco. L’inflazione ha toccato punte del 25% per attestarsi attorno al 20% negli ultimi mesi. Uno scenario che ha bloccato la crescita del paese. E gli elettori evidentemente se ne sono accorti e hanno voluto mandare un messaggio. Ma il problema è che la situazione economica e monetaria è frutto proprio delle politiche adottate da Erdogan. Per invertire la tendenza il Presidente dovrebbe sconfessare le sue ricette economiche, ammesso e non concesso che non sia troppo tardi.

Affinità e divergenze tra la propaganda di Salvini e quella di Erdogan

Il Presidente ha tentato di correre ai ripari, personalizzando il voto delle amministrative come se fosse un referendum sulla sua persona. Ma non è bastato. Ed è proprio alla situazione economica turca che dovrebbe guardare chi oggi sta al potere in Italia (e magari sogna il ritorno alla nostra vecchia lira con l’uscita dai trattati di Maastricht). Perché con tutti i dovuti distinguo tra Erdogan e Salvini il dato di fatto che emerge da queste elezioni è che per chi governa sarà sempre più difficile sconfiggere la recessione con la propaganda nazionalista. Chi come il nostro ministro dell’Interno si presenta come l’uomo forte del governo del Cambiamento non può non tenere conto di questo dato.

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Fonte:OCSE

Erdogan, come chi è al governo oggi in Italia ha promesso di portare il Paese verso la ripresa e un nuovo miracolo economico. Le misure adottate però non sono servite, anzi hanno contribuito a peggiorare la situazione di stagnazione dell’economia turca. E proprio ieri l’OSCE ha avvertito l’Italia riguardo al rischio che le prodigiose politiche messe in campo dal governo Conte e fortemente volute da Salvini come l’abolizione della Fornero e Quota 100 rischiano di allontanare e non avvicinare la fase di crescita economica. Come si è visto ieri Di Maio ha fatto la voce grossa contro quelli che pensano di poterci dire come fare.

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Salvini non è stato da meno e ha ricordato, rilanciato una fake news su Quota 100 «ha restituito il diritto alla vita a 109.579 persone e consentirà un lavoro sicuro a più di 100mila giovani italiani». Al momento però nessuno di questi centomila giovani ha trovato lavoro. E non solo: secondo i consulenti del lavoro verrà creato un nuovo posto di lavoro ogni tre pensionati. Eppure il Capitano aveva promesso qualcosa di molto diverso, vale a dire un rapporto uno a uno tra pensionati e nuovi assunti. Di Maio aveva invece fatto di meglio raccontando che per ogni pensionati si sarebbero creati tre nuovi posti di lavoro. Ma anche quella era una balla. E nel frattempo i dati Istat segnalano che il tasso di disoccupazione a febbraio è salito al 10,7% con la disoccupazione giovanile al 32,8%. Certo, per tutta una serie di ragioni l’Italia non è la Turchia. Una su tutte facciamo parte dell’Unione Europea (che con l’Euro ci protegge dalle conseguenze della svalutazione monetaria) mentre Ankara fino al 2016 voleva ancora entrare a far parte della UE. Al tempo stesso Salvini come Erdogan è ancora lontano dalla sconfitta. E tutti e due puntano a trasformare – in modi diversi – uno stato laico in uno molto più bigotto. Salvini lo ha fatto andando a Verona a manifestare la sua vicinanza alle “famiglie naturali”. Ma è difficile che i pro-life possano salvare il governo dalla recessione. E Salvini dalla caduta.

Leggi sull’argomento: Lorella e Rosy: le spose in divisa, per gli omofobi, offendono l’uniforme. E allora Salvini?

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