Lorella e Rosy: le spose in divisa, per gli omofobi, offendono l’uniforme. E allora Salvini?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-02

La ministra della Difesa Elisabetta Trenta ha pubblicato la foto del matrimonio di due donne omosessuali della Marina Militare facendo loro le congratulazioni e spiegando che è importante che anche le Forze Armate diventino più inclusive. È stata subito attaccata dai reduci del convegno di Verona che hanno spiegato che loro non sono omofobi ma… certe cose è meglio tenerle nascoste

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«Volevo rivolgere i miei più sinceri auguri a Lorella e Rosy – ho saputo che i vostri amici vi chiamano così – i nostri due marinai che il 31 marzo hanno celebrato la loro unione». Così il giorno dopo la conclusione del World Congress of Families di Verona la ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha deciso di festeggiare l’unione civile tra due marinai della Marina Militare. Ad accompagnare il post una foto delle due donne in uniforme mentre escono dall’ufficio dove è stata celebrata la loro unione.

Il post della ministro della Difesa sotto attacco perché avalla “un uso indecoroso dell’uniforme”

«Lorella e Rosy sono l’esempio di una importante evoluzione culturale, nelle Forze Armate e nel nostro Paese», scrive la Trenta alla fine del post su Facebook. Il senso del discorso non era quello di fare solo le congratulazioni alle novelle spose quanto quello di sottolineare come un mondo generalmente visto come baluardo delle tradizioni quale è quello militare in realtà rispecchia i cambiamenti che stanno avvenendo nel resto della società. Così come dovrebbe essere normale per due persone dello stesso sesso potersi sposare altrettanto avviene nelle Forze Armate.

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Eppure in molti nei commenti al post del ministro non hanno capito il senso del messaggio. Anzi, si sono affrettati a sottolineare che questa unione civile, questo matrimonio tra due donne che hanno scelto di sposarsi  indossando la divisa, disonora l’uniforme della Marina. Come si permette la ministra Trenta di pubblicare una foto che avalla “un uso indecoroso per la divisa”? Molti che vorrebbero dire che le unioni civili sono contro natura si trattengono e preferiscono puntualizzare che il problema è un altro.

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Eppure nessuno si lamenta quando a sposarsi sono un uomo e una donna in divisa. Evidentemente il problema è proprio quello lì, vale a dire il fatto che due persone omosessuali si siano sposate. Il fatto che abbiano scelto di farlo indossando la divisa è solo la goccia che fa traboccare il vaso. Chissà cosa pensano tutti questi militari e marinai in congedo dell’uso strumentale e propagandistico che fa delle uniformi il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Anche lì come sappiamo non c’è nulla di illegale, eppure scommettiamo che molti di coloro che si indignano perché due donne hanno legittimamente deciso di sposarsi in divisa fanno fatica a non gonfiare il petto quando vedono il Capitano (non un grado militare) con addosso la giacchetta della Polizia di Stato.

Cosa stanno dicendo davvero quelli che si lamentano per il matrimonio gay in divisa

Altro che “evoluzione culturale”, scrivono vecchi marinai e vecchi militari. Le uniformi “dovevano restare negli armadi”, chissà se chi l’ha scritto si rende conto che “closeted” (letterlamente: nell’armadio) è il termine utilizzato per definire quelle persone appartenenti alla comunità LGBT che non hanno ancora fatto coming out. Forse per qualcuno negli armadi assieme alle divise dovevano rimanerci anche Lorella e Rosy. Perché lo “scandalo” è evidentemente il fatto che due donne si siano sposate alla luce del sole, senza nascondersi.

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Ma non potendo dirlo apertamente c’è chi gira attorno alla questione spiegando che si è trattato di un “uso strumentale e provocatorio di un’uniforme che è stata indossata con onore da decine di migliaia di caduti” (milioni secondo un’altra versione). Cosa c’è di provocatorio nell’amare una persona e sposarla? Cosa c’è di strumentale nello sposarsi indossando il proprio abito da lavoro? Se un’operaio volesse sposarsi con addosso la tuta blu e il caschetto ci sarebbe qualcosa di “strano”? Curiosamente la provocazione c’è solo quando sono due lesbiche a sposarsi. Al contrario degli etero – che invece si possono liberamente sposare in uniforme senza alcuna strumentalizzazione – a loro è chiesto maggior rispetto per la divisa.

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I gay e le lesbiche facciano quello che vogliono, ma abbiano il buon gusto di farlo di nascosto per non turbare gli animi di oscurantisti e omofobi. Inutilmente la ministra della Difesa prova a spiegare che il senso non era quello di fare gli auguri ad una coppia di spose quanto quello di sottolineare il cambiamento delle Forze Armate che cambiano assieme alla società diventando più inclusive. Ma gli omofobi non demordono.

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I gay facciano quello che gli pare con il loro corpo nel privato delle loro case. Ma guai a farlo in pubblico. Questo vale sia per il Gay Pride che per le unioni civili. Poco importa che entrambe le cose siano perfettamente legali. Perché alla fine quello che conta è che in questo modo si indebolisce la famiglia tradizionale, quella che “funziona da millenni” e che nessuno si deve permettere di mettere in discussione. E forse allora il vero problema è questo: la foto di Lorella e Rosy apre una nuova crepa nel muro delle certezze dei sostenitori della famiglia naturale. Incredibilmente si può essere felici anche essendo omosessuali e non c’è alcun bisogno di nascondersi.

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