Economia

La “giusta direzione” verso cui Di Maio sta mandando l’Italia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-01

Il bisministro del lavoro critica l’analisi OCSE sulla situazione economica dell’Italia dicendo che ci vogliono imporre l’austerity e che le proiezioni sugli effetti disastrosi di Quota 100 confermano quello che l’OCSE diceva a settembre circa l’abrogazione della Fornero che secondo lui serviranno a far ripartire la crescita

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Chi sta sparando contro il Paese di Luigi Di Maio e contro gli italiani? È forse l’OCSE, che nel suo ultimo report sull’Italia oppure è il governo del Cambiamento che sta cercando in tutti i modi di far schiantare il Paese? L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico oggi ha scritto che «al fine di promuovere una crescita economica più solida e inclusiva, il miglioramento delle prospettive occupazionali e la riduzione del livello del debito pubblico italiano, occorre introdurre un ambizioso programma di riforme di ampio respiro».

Perché sarebbe meglio che Di Maio si occupasse solo di farfalle nello stomaco

In particolare l’OCSE scrive che il rischio di riforme come Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza sono un’arma a doppio taglio. Si legge nella presentazione del report che «si dovrà fare attenzione a non rendere meno attraenti gli incentivi all’occupazione per non creare circoli viziosi della povertà» e che «per garantire l’efficacia del Reddito di cittadinanza sarà assolutamente necessario introdurre significativi miglioramenti nei programmi di assistenza per la ricerca di impiego e la formazione al lavoro». Non è una stroncatura ma un avvertimento affinché il governo adotti quelle misure utili a colmare il gap di occupazione tra regioni del Nord e regioni del Sud (che si va allargando) così come quello tra giovani lavoratori e quelli in età pensionabile.

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L’OCSE aggiunge che il Reddito di Cittadinanza visto il suo livello elevato, rispetto ad altri Paesi dell’OCSE, potrebbe «scoraggiare la ricerca di posti di lavoro nell’economia formale, specialmente nelle Regioni dove i salari sono più bassi».  Su Quota 100 il report fa notare che «l’abbassamento dell’età pensionabile (a 62 anni con almeno 38 anni di contributi), anche se temporanea, potrebbe portare a un rallentamento della crescita sul medio periodoa causa della riduzione del numero degli occupati di età più avanzata e del peggioramento delle diseguaglianze intergenerazionali».

Luigi Di Maio contro i professoroni dell’OCSE

Cosa ha capito di tutto questo il bisministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio? Che l’Italia sta andando nella direzione giusta. Il vicepremier ha subito imbracciato Facebook per raccontare agli italiani la realtà del mondo delle favole abilmente costruita dal governo Lega-M5S. Nella sua involontaria onestà e trasparenza è lo stesso Di Maio dirci che sta mandando l’Italia a sbattere.

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Scrive infatti il vicepremier che a settembre 2018 l’OCSE chiedeva di non cancellare la Fornero e oggi «scrive che bisogna subito abrogare Quota 100 perché crea debito e disuguaglianze. Poi scrive che il Reddito di cittadinanza “incoraggia l’occupazione informale” e crea “trappole della povertà”. Sapete cosa significa tutto questo? Che stiamo andando nella giusta direzione». Naturalmente può essere benissimo che Di Maio stia andando nella giusta direzione, se uno parte dal presupposto che l’importante non è la meta ma il viaggio stesso. Eppure l’OCSE dice che se si vuole andare nella direzione di una crescita forte, stabile e inclusiva è necessario seguire un percorso di riforme ben stabilito.

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Il fatto che oggi come a settembre l’abolizione della Fornero e Quota 100 vengano visti come un rischio secondo Di Maio non è la conferma che sono effettivamente una bomba piazzata nei conti pubblici. Se vivessimo in un modo perfetto, dove le possibilità per raggiungere un dato obiettivo sono illimitate potrebbe anche avere ragione Di Maio. Ma non viviamo nel migliore dei mondi possibili. Viviamo in una realtà dove il debito pubblico italiano riduce drasticamente le – poche – misure economiche a disposizione di un governo che deve confrontarsi con la realtà.

Di Maio dice che il suo obiettivo è quello di “di restituire dignità ai cittadini” e non fare quello che gli dice “qualcuno seduto su una scrivania lontano migliaia di chilometri” che magari crede pure “che l’Italia per ripartire debba attuare politiche di austerity”. Il fatto è che i dati mostrano che al momento la qualità della vita degli italiano è tutto tranne che dignitosa e l’OCSE non chiede nessuna austerità. C’è troppa disoccupazione al Sud, va migliorato il sistema di gestione dei rifiuti e solo una minima parte dei finanziamenti contro la povertà raggiungono davvero le classi povere.

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Preferite una crescita bassa o una crescita più decisa? Di Maio sceglie la prima

Certo Di Maio può continuare a fare tutto quello che vuole e Salvini può raccontare che con Quota 100 si è dato lavoro a 100 mila giovani. Ma forse dovrebbero dare retta a quelli che alla luce dell’analisi dei dati e non per partito preso dicono che cambiando le cose si avrebbe più crescita e meno debito.

Durante una diretta su Facebook Di Maio ha detto – come già Laura Castelli mesi fa – che tra l’OCSE e gli italiani lui ascolta gli italiani. Perché sono al governo da appena nove mesi ed è impossibile che il contratto non stia già funzionando. Sembra impossibile, eppure le previsioni e i dati sono quelli. A meno che Di Maio non sappia qualcosa che gli analisti dell’OCSE non sanno. Ad esempio trovare i soldi nel pentolone alla fine dell’arcobaleno.

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La viceministro dell’Economia Laura Castelli la pensa invece in maniera opposta dal Capo Politico del M5S e su Facebook scrive che «le raccomandazioni dell’OCSE sono in linea con tutto cio’ che sono i principi e fatti reali messi in campo da questo governo». Niente più richieste di austerità ma anzi l’OCSE raccomanda di fare esattamente quello che farà il governo. Qualcuno dovrebbe dirlo a Di Maio.

Leggi sull’argomento: Salvini è fatto così: vuole l’educazione civica e poi applaude gli studenti che non vanno a scuola (per andare a un suo comizio)

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