Cultura e scienze
Perché Radio 24 ha chiuso i rapporti con Oscar Giannino
Alessandro D'Amato 30/07/2019
Il 27 luglio il giornalista ha chiuso i Conti della Belva e La Versione di Oscar. La decisione editoriale arriva dopo una serie di fatti che vale la pena raccontare. Eccoli qui
Non è un segreto: Oscar Giannino ha concluso il suo rapporto con Radio 24 il 27 luglio. I Conti della Belva ha chiuso così come ha chiuso La Versione di Oscar, i due programmi – insieme alla rassegna stampa condotta con Maria Latella – del giornalista che ha sempre avuto contratti annuali con l’emittente di Confindustria. Qualche tempo fa, il direttore Fabio Tamburini ha fatto sapere a Giannino che il contratto non gli sarebbe stato rinnovato, e i motivi del mancato rinnovo – o meglio: quello che è successo nei mesi prima della decisione – vanno raccontati.
Perché Radio 24 ha chiuso i rapporti con Oscar Giannino
Anche perché non sono una conseguenza “del libero mercato”, come probabilmente direbbero per sfotterlo i suoi detrattori, visto che, senza entrare nel dettaglio, i programmi del giornalista hanno avuto risultati importanti di audience, anche se nell’ultimo anno si era verificata una piccola flessione che comunque lo manteneva al di sopra della media della rete. La quale ha comunque festeggiato per per i risultati del primo semestre 2019, con 108 mila contatti al giorno in più rispetto al primo semestre 2018 e una media di 2 milioni e 305 mila ascoltatori giornalieri.
Ma cominciamo dall’inizio, ovvero dalla nomina di Tamburini a direttore del Sole 24 Ore e di Radio 24, avvenuta all’inizio di settembre 2018. All’epoca della sua designazione Giannino rivela agli amici: “Vedrete che questo sarà il mio ultimo anno qui“, senza spiegare molto ma a quanto pare a causa di alcune antiche ruggini tra i due. La “profezia” di Oscar si concretizza sette mesi dopo, ma sembra una profezia che si autoadempie: nell’aprile 2019, dopo che Confindustria ha polemizzato in più occasioni con il governo per la legge di bilancio prima e per il Def poi, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio si presenta al consiglio generale di Confindustria al Salone del Mobile e scoppia la pace tra Vincenzo Boccia e il vicepremier: “Ci ha anticipato alcuni elementi del dl crescita e sblocca cantieri, c’è stato un bel confronto, Di Maio sembrava uno di noi”, dice il presidente degli industriali che evidentemente è in cerca di una sponda con l’esecutivo.
Il giorno dopo Giannino in trasmissione commenta con frasi critiche l’affermazione di Boccia – nel video sopra c’è un estratto di alcune delle frasi pronunciate – e questo, in un luogo in cui la sua popolarità non è al massimo, non può passare inosservato. Qualche tempo dopo gli arriva una lettera di richiamo firmata dall’amministratore delegato dell’editrice e dal direttore della testata: i due gli contestano la superficialità nella trattazione dell’argomento e il mancato concerto con il direttore riguardo i temi della trasmissione.
La profezia di Oscar (e il suo autoavveramento)
Ora, da quando si è scoperto che la libertà di stampa appartiene al padrone della stamperia si sa che criticare il proprio editore è pericoloso in qualunque giornale. Al Sole 24 Ore in qualche occasione (vedasi l’epoca di De Bortoli e gli articoli di Gianni Dragoni su Emma Marcegaglia) questo principio non è valso, ma si trattava di un’evidente eccezione a una regola ferrea. Anzi, più che altro l’uscita di Giannino sembra proprio offrire un perfetto casus belli a chi lo voleva fuori dal gruppo.
Anche perché nel frattempo arriva la condanna in Cassazione per diffamazione nei confronti di alcuni dirigenti Rai e il conseguente pignoramento: all’epoca in cui era direttore di Libero Mercato pubblicò un organigramma RAI di 900 nomi di dirigenti tra la società e le sue controllate con tanto di connotazione politica degli stessi. Si trattava di un documento di provenienza interna che secondo Oscar “era una delle tante prove di come dall’interno della RAI ci si disputi il campo guardando ai partiti e alla politica. Solo che quella volta il documento c’era, e i nomi c’erano. Nessuno era mai riuscito ad averne uno tanto dettagliato, feci le telefonate del caso per accertarne fondatezza e lo pubblicammo su Libero integralmente”.
La condanna per diffamazione e il pignoramento
Giannino viene condannato per diffamazione e deve pagare 144mila euro di danni a chi lo ha portato in giudizio. Racconta che la banca gli ha congelato il conto corrente, la carta di credito e il bancomat e aggiunge che il pignoramento vale anche per i compensi di Radio 24, perché non essendo dipendente ma semplice collaboratore per lui non vale la regola del quinto dello stipendio come massimo pignorabile. All’epoca Radio 24 adempie alla richiesta degli avvocati dei querelanti sul pignoramento e successivamente, quando lui trova un accordo con i creditori, gli sblocca i compensi. Ma anche questo finisce nel conto della tensione che cresce con l’editore, così come ci sono anche i dissapori con Sebastiano Barisoni, vicedirettore esecutivo della radio, che sfociano in qualche polemica in diretta.
Non solo: il giornalista non ha mandato giù la lettera di richiamo che la radio gli ha fatto arrivare qualche mese prima e quando capisce che alla scadenza il contratto non verrà rinnovato comincia a dire che la renderà pubblica “il giorno dopo la scadenza del contratto“. Ma qui succede l’imponderabile: qualcuno a quel punto gli fa notare che i vertici della radio potrebbero usare la famosa missiva di contestazione per una richiesta danni in caso di ulteriori problemi dopo la sua dipartita. E questo non contribuisce a far dormire sonni tranquilli a chi è stato appena condannato e si è trovato da un giorno all’altro con i conti bloccati.
Cosa farà Oscar Giannino da grande
Fin qui la storia, che spiega anche il nervosismo nella conduzione delle sue trasmissioni negli ultimi giorni in onda. Ora manca solo di sapere cosa farà Oscar Giannino da grande, ovvero quale sarà il suo futuro dopo che il cordone ombelicale con Radio 24 è stato così bruscamente reciso.
Alcuni rumors raccontano di un suo abboccamento con l’editore di una radio di proprietà di un altro grande gruppo editoriale. Poi, ma qui i dettagli si fanno ancora più sfumati, è comparsa all’orizzonte un’altra occasione che pare farsi di settimana in settimana più concreta. La prima ipotesi ad oggi sembra essere vicina alla concretizzazione. A fine agosto se ne saprà qualcosa in più. Se son rose, come si suol dire, fioriranno. Intanto rimane questa piccola storia che ci ribadisce sempre di più come il sistema dell’informazione (italiana e non) si trovi spesso all’interno di una contraddizione: è un bene pubblico, ma di proprietà privata. Con tutto quello che ne consegue.
N.B.: Contattato per un riscontro da neXtQuotidiano, Oscar Giannino non ha ritenuto di voler commentare quanto qui sopra esposto. Non è stato possibile nemmeno raggiungere Fabio Tamburini per un commento sulla vicenda. Il direttore di Radio24 e del Sole 24 Ore ha però parlato con Prima Comunicazione:
“Sui social ne sono uscite di tutti i colori, invocando in difesa di Oscar Giannino anche la libertà di espressione: francamente sono rimasto allibito, perché si tratta di affermazioni al di là del bene e del male”, ha detto a Prima Comunicazione Tamburini, direttore del Sole 24 ore, di Radiocor e di Radio 24, e direttore editoriale del Gruppo 24 Ore. “La verità è molto più semplice”, ha aggiunto: “come ogni cosa anche il palinsesto di Radio 24 deve rinnovarsi. E Giannino non fa eccezione. Inoltre, Giannino è certamente brillante ma, come tutti noi, non è privo di qualche difetto”.