Attualità

Perché l'ISIS odia la Tunisia

neXtQuotidiano 18/03/2015

L’attacco al museo del Bardo di Tunisi e la stategia dello Stato Islamico nel paese simbolo della Primavera Araba. Il video che prometteva: «Nessuna pace fino a quando gli islamici non arriveranno al governo del Paese»

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L’attacco al museo del Bardo di Tunisi si conclude con un bilancio di 24 morti, tra cui 17 turisti stranieri: dalle prime informazioni sembra che i terroristi fossero due, travestiti da poliziotti tunisini e armati di kalashnikov: sono rimasti chiusi per due ore dopo aver preso in ostaggio decine di persone finché un blitz dell forze di sicurezza tunisine ha messo fine all’assedio. Tre morti e sei feriti sono italiani. Lo stesso premier tunisino, Habib Essid, ha confermato durante la conferenza stampa che tra le vittime ci sono 17 stranieri provenienti da Italia, Germania, Polonia e Spagna. I media tunisini ne hanno rivelato l’identità: si tratta di Jabeur Khachnaoui, originario della città di Kasserine, e Yassine Laâbidi, di Ibn Khaldoun. I due terroristi «potrebbero avere avuto il sostegno di 2-3 elementi», ha spiegato il premier, che ha annunciato di aver preso «provvedimenti urgenti soprattutto nei siti turistici, dove è stata rafforzata la presenza di forze di sicurezza», anche se, a quanto pare, il museo del Bardo era solo un obiettivo di ripiego per i due terroristi che avevano prima provato l’assalto al Parlamento. Essid ha quindi lanciato l’appello «al popolo tunisino in questa fase complicata di serrare i ranghi, perché la guerra contro il terrorismo sarà lunga, ma insieme vinceremo”. “Chiediamo a tutti i partiti e a tutta la società civile di restare unita per affrontare questa piaga che minaccia la stabilità e la sicurezza del Paese», ha aggiunto.

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Dove si trova il museo del Bardo a Tunisi


 
L’ATTACCO AL MUSEO DEL BARDO DI TUNISI
L’autista tunisino e diversi turisti stranieri sono morti all’inizio dell’attacco al Museo del Bardo di Tunisi, quando i due terroristi hanno aperto il fuoco contro un pullman di escursionisti scesi da una nave da crociera, prima di asserragliarsi nel museo.  Gli autori dell’attacco avrebbero cercato di infiltrarsi all’interno dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo, il Parlamento tunuisino, prima di asserragliarsi nel vicino Museo del Bardo. Tre uomini armati in uniforme militare avrebbero tentato di entrare nella sede del parlamento ma sono stati bloccati dalle guardie della sicurezza. L’attacco è avvenuto mentre in aula era presente per un’audizione il ministro della Giustizia, Mohammed Salah Ben Aissa. Costretti a riparare nel vicino Museo di Bardo, i miliziani hanno avuto diversi scontri a fuoco con le forze di sicurezza, nel quale hanno perso la vita otto persone tra cui sette turisti stranieri. Le unità di antiterrorismo hanno circondato completamente l’edificio e le autorità hanno fatto sgomberare il parlamento e il vicino tribunale. Fino al blitz che ha chiuso la faccenda. Situato alla periferia ovest di Tunisi, il Museo nazionale del Bardo è il più antico del mondo arabo. È noto per la più importante e ricca collezione di mosaici romani, tutti in perfetto stato di conservazione, del II-IV secolo. Il museo archeologico contiene anche reperti punici e opere del periodo cristiano della Tunisia. L’edificio si sviluppa su tre piani, nella fastosa residenza ufficiale dei bey husseiniti. Il museo accoglie ogni anno milioni di turisti stranieri e nel 2014 è stato visitato da 252mila italiani.
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Il museo del Bardo a Tunisi


L’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp), il parlamento tunisino, sarà riunita in sessione plenaria straordinaria questa sera. Un gruppo di deputati tunisini – chiusi per un’ora come misura di sicurezza in un’area del Parlamento – ha canta a squarciagola l’inno nazionale durante l’attacco. Mentre l’azione era ancora in corso, come ha riportato la tv Al-Hadath, alcuni siti vicini all’Isis avrebbero scritto che lo Stato islamico tiene in ostaggio alcuni turisti nel museo del Bardo a Tunisi. Un account ritenuto vicini ai terroristi islamici, quello di Iyad al-Baghdadi, ha salutato la tragedia come «una buona notizia per i musulmani» e «uno shock per miscredenti e ipocriti, specie coloro che affermano di essere acculturati». C’è poi il video, ripescato dal New York Times, in cui tre combattenti dell’ISIS avvertivano i tunisini che non avrebbero vissuto in pace finché l’Islam non fosse arrivato al governo del paese. Uno dei tre era Boubakr Hakim, sospettato di aver preso parte all’assassinio dell’esponente dell’opposizione tunisina, Chokri Belaid, nel 2003. L’emittente Al-Hadath ricorda inoltre che il battaglione Uqba ibn Nafi, branca tunisina di Al Qaeda nel Maghreb, e una parte dell’organizzazione di Ansar al-Sharia avevano annunciato un’alleanza con Abu Bakr al-Baghdadi, numero uno dell’Isis, minacciando attacchi contro il governo tunisino.
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La foto di Farouk Afi su Twitter


 
PERCHÉ L’ISIS ODIA LA TUNISIA
La Rivista Italiana di Difesa segnala che da diversi mesi in Tunisia si stanno infiltrando elementi di Isis provenienti dalla Libia o di ritorno dalla Siria. Sarebbero almeno già qualche centinaia gli adepti del Califfato in Tunisia che stanno intensificando le attivita’ propagandistiche, soprattutto tra le giovani generazioni, e tentando di replicare la strategia già attuata, e con successo, in Libia per favorire scissioni in Ansar al-Sharia Tunisia e nella Uqba ibn Nafi Brigade. Anzi, secondo alcune fonti la Uqba ibn Nafi Brigade avrebbe già giurato la propria fedeltà ad Al Baghdadi. E l’attacco di oggi al cuore della capitale del Paese sembra rafforzare questa strategia. Anche perché sono circa 3mila i foreign fighters tunisini che stanno partecipando attualmente alle campagne del califfato in Medio Oriente. L’ISIS, d’altro canto, odia la Tunisia. La Primavera araba cominciò proprio con la rivoluzione dei gelsomini che costrinse Ben Alì alla fuga dopo la morte di Mohamed Bouazizi che accese la miccia. A ottobre 2011 ha vinto le elezioni il partito islamico moderato Ennahda, a dicembre Moncef Monzouki è stato eletto presidente dall’assemblea costituente. Da lì la situazione è peggiorata: le manifestazioni antigovernative hanno colpito il paese, così come le contestazioni sulla Costituzione e gli omicidi degli esponenti dell’opposizione laica. Il 26 gennaio 2014 entra in vigore una nuova Costituzione che contiene garanzie di libertà ed uguaglianza, principi di tutela delle tradizioni e della persona. Poi il governo convoca le elezioni cercando una via d’uscita. Vince il partito laico e gli islamisti ammettono la sconfitta. I tunisini scelgono nuovo presidente Beji Caid Essebsi, ma il paese non è stabile perché la crisi economica favorisce il jihad. Poi arriva l’ISIS e tornano le minacce finché oggi il terrorismo non è passato ai fatti.
 

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