Attualità
Perché i verbali del CTS sull’emergenza Coronavirus restano segreti (per ora)
neXtQuotidiano 31/07/2020
Il Consiglio di Stato sospende la decisione del TAR. Ma non si tratta di un no alla desecretazione ma solo di una sospensiva per non vanificare la decisione del collegio, che è sempre necessaria. La camera di consiglio è fissata per il 10 settembre
Il Consiglio di Stato, con decreto cautelare monocratico depositato oggi ha sospeso l’effetto della sentenza del Tar Lazio che consentiva l’accesso ai verbali del comitato tecnico scientifico sull’emergenza epidemiologica da Covid19, stabilendo il termine di 30 giorni entro il quale l’accesso deve essere reso possibile. Il presidente della terza sezione del consiglio di Stato ha ritenuto opportuno demandare la decisione cautelare al collegio, fissando la camera di consiglio per il prossimo 10 settembre, per non pregiudicare definitivamente l’interesse dell’amministrazione contraria all’ostensione degli atti in attesa della decisione del collegio (che sarebbe inutile ad ostensione degli atti avvenuta), vista la materia “meritevole di approfondimento” giuridico. Non si tratta dunque di un ‘no’ alla desecretazione ma solo di una sospensiva per non vanificare la decisione del collegio, che è sempre necessaria.
Perché i verbali del CTS sull’emergenza Coronavirus restano segreti (per ora)
Il 23 luglio scorso il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso presentato dai giuristi della Fondazione Einaudi avverso il diniego di accesso agli atti, opposto dal governo sui verbali del comitato tecnico scientifico, posti a base dei Dpcm emessi durante il lockdown, di cui avevano chiesto copia. Gli avvocati della Fondazione (Todero, Pruiti Ciarello e Palumbo) avevano chiesto che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte rendesse disponibili i verbali del comitato tecnico scientifico. In tali Dpcm, le misure restrittive di diritti e libertà di rango costituzionale, imposte agli italiani, risultavano motivate sulla scorta delle valutazioni operate dal Comitato Tecnico Scientifico. I verbali che contengono quelle valutazioni, nonostante siano riportate in tutti i Dpcm come motivazione e giustificazione di quegli atti, non sono mai stati pubblicati dal Presidente del Consiglio dei Ministri. I tre giuristi hanno così “ritenuto necessario chiedere la copia di quei verbali, attraverso l’accesso generalizzato agli atti amministrativi, al fine di consentire agli italiani di conoscere le vere motivazioni per le quali, durante l’epidemia da Covid-19 sono stati costretti in casa, anche in quelle regioni o in quei territori dove non si sono registrati casi di infezione ma il Governo, e per esso il Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, si è rifiutato di consegnare quei verbali”.
Nel decreto del CdS si rileva che tali verbali “hanno costituito il presupposto per l’adozione di misure volte a comprimere fortemente diritti individuali dei cittadini, costituzionalmente tutelati ma non contengono elementi o dati che la stessa appellante abbia motivatamente indicato come segreti;” e che “le valutazioni tecnico-scientifiche si riferiscono a periodi temporali pressocche’ del tutto superati” e che “la stessa Amministrazione, riservandosi una volontaria ostensione fa comprendere di non ritenere in esse insiti elementi di speciale segretezza da opporre agli stessi cittadini”. Nel decreto monocratico si legge anche che “non si comprende, proprio per la assoluta eccezionalità di tali atti” perché debbano essere inclusi “nel novero di quelli sottratti alla generale regola di trasparenza e conoscibilità da parte dei cittadini, giacché la recente normativa – ribattezzata freedom of information act sul modello americano – prevede come regola l’accesso civico” e come eccezione la non accessibilità.