Perché i giudici hanno assolto Berlusconi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-03-12

Davvero la legge Severino ha aiutato l’ex premier? In che modo la Procura poteva cambiare il corso degli eventi? C’erano gli elementi costitutivi per sostenere l’accusa? Le risposte alle domande in attesa della motivazione

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I cinque membri del collegio giudicante della Cassazione (sesta sezione penale) nel processo Ruby sono entrati in camera di consiglio per il caso Ruby alle 14,30 e ne sono usciti poco prima della mezzanotte. Quasi dieci ore per confermare l’assoluzione in secondo grado dell’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi dai reati di concussione e prostituzione minorile, diversamente da quanto deciso dal primo grado di giudizio. Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera ripercorre le modalità della scelta per spiegare perché i giudici hanno assolto Berlusconi. Il punto più interessante riguarda il cambio in corsa della legge Severino, a cui è imputata la diversa decisione dei giudici tra primo grado e appello:
 
PERCHÉ I GIUDICI HANNO ASSOLTO BERLUSCONI
Il collegio ha esaminato separatamente i due capi d’imputazione, ovvero la concussione per la telefonata al capo di gabinetto della Questura di Milano, e la prostituzione minorile, per la quale era necessario che il presunto cliente sapesse della minore età della diciassettenne marocchina:

Inoltre, analizzando il primo reato bisognava valutare se — dopo l’entrata in vigore della legge Severino che nel 2012 ha distinto le due ipotesi — in luogo della concussione per costrizione si potesse contestare l’induzione alla concussione. Il tribunale aveva condannato Berlusconi con la formula della «costrizione» imposta al capo di gabinetto Ostuni, poi annullata dalla Corte d’appello. E il sostituto procuratore generale aveva chiesto di tornare alla prima condanna: di fronte alla telefonata del premier, Ostuni non aveva altra scelta che obbedire per non subire un danno ingiusto.
Ma nelle carte del processo la prova di ciò non pareva evidente, tanto che (prima della riforma Severino), la Procura aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio con la formula dell’induzione alla concussione, all’epoca ricompresa nello stesso reato. È probabile che i giudici della Cassazione si siano trovati d’accordo nel considerare che la costrizione non fosse dimostrata; o meglio, che il ragionamento della Corte d’appello non fosse viziato da una ricostruzione illogica dei fatti.

Restava la formula alternativa e subordinata: contestare il nuovo reato di «induzione» che pure si poteva intravedere nella telefonata notturna del premier al funzionario di polizia:

Su questo aspetto un anno fa, il 14 marzo 2014, le sezioni unite della Cassazione hanno emesso una sentenza — scritta dal giudice Nicola Milo, presidente del collegio che ha mandato assolto Berlusconi — con cui ha tracciato confini, netti e labili insieme, per i quali i il nuovo reato è diventato di difficile dimostrazione. Stabilendo che chi subisce la pressione deve trarre un indebito vantaggio dal suo comportamento (perciò è anch’esso punito) e la necessità di indagini persino «di natura psicologica» per valutare il peso della pressione. I giudici di appello hanno stabilito che tutto questo non c’era, e i colleghi della Cassazione hanno riconosciuto la correttezza del ragionamento che ha portato a questa conclusione. Infine restava la prostituzione minorile.
Ossia il fatto che Berlusconi sapesse che Ruby era minorenne quando partecipò alle serate «a luci rosse» di Arcore. È il punto su cui, verosimilmente, si è partiti dal maggiore contrasto di vedute. Secondo alcuni la Corte d’appello fu quanto meno affrettata nel ritenere la consapevolezza del premier «una congettura non riscontrata da dati fattuali di precisa e univoca concludenza ». Tuttavia hanno prevalso le repliche di coloro che ritenevano simili valutazioni attinenti al fatto da giudicare, non più al diritto; e in assenza di illogicità evidenti di quella ricostruzione, la Cassazione non poteva che arrendersi e apporre il suo timbro. Ricorso rigettato, assoluzione confermata.

Ruby rubacuori alla discoteca Karma di Milano
LA PROCURA RIMASTA SENZA REATO
Su questo punto anche l’avvocato Franco Coppi ha detto la sua in un’intervista al Corriere della Sera, negando l’importanza della modifica della legge:

Contro l’accusa di concussione dicono che ha vinto grazie alla legge Severino che ha modificato il reato.
«Manco per niente. Il reato è solo stato diviso in due ipotesi, ma ci sono entrambe: la costrizione e l’induzione. È stata fatta una scelta. Ma mancavano gli elementi costitutivi: è difficile promettere qualcosa in un colloquio di 8 minuti».
Anche se ricevere una telefonata dal premier può incutere timore.
«Certo. Può anche far piacere fare un favore a un uomo potente. Ma non è concussione».

Gianni Barbacetto sul Fatto torna invece sullo spacchettamento dei due reati in seguito alla legge Severino:

LA PROCURA chiede la condanna per induzione; le giudici la concedono,ma per costrizione.In appello, salta tutto: Berlusconi assolto.La Corte di Cassazione approva. La costrizione è difficile da provare, nelle telefonate pressanti di un Berlusconi che non minaccia, ma semmai ammicca. E per l’induzione ci vuole il vantaggio per chi è stato indotto.Un magistrato prova a ragionare “su un altro impianto accusatorio possibile: si sarebbe potuto mandare a giudizio per concussione il funzionario della questura Pietro Ostuni, che ordina ai sottoposti di lasciar andare la ragazza.
Berlusconi a questo punto sarebbe stato imputato di concussione, in concorso con Ostuni. E l’impianto forse sarebbe stato più solido”.Ma la storia non si scrive con i “se”. È andata così, segno che i giudici decidono in base ad argomentazioni giuridiche, non per persecuzione politica. Ora è in corso, tra le tante indagini, la Ruby 3. Il reato è corruzione in atti giudiziari. Pagare i testimoni per deviare la giustizia. In procura il lavoro continua.

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