Perché Greta “non di Bibbiano” era stata tolta alla mamma

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-17

La storia di Greta è solo apparentemente simile a quelle degli affidi al centro dell’inchiesta su Bibbiano. Nel suo caso l’allontanamento parte da un ricorso del padre (ed ex compagno della madre) che aveva chiesto la decadenza dell’ex compagna dalla responsabilità genitoriale.

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Quando domenica Greta era salita sul palco assieme alla mamma Matteo Salvini non l’aveva presentata come una dei bimbi di Bibbiano. Lo aveva fatto con  un tweet dove accostava la vicenda di Greta a “Bibbiano”. E durante un’intervista su 7Gold Tv andata in onda ieri il leader della Lega aveva rispedito al mittente le critiche di chi diceva che aveva strumentalizzato i bambini dicendo: «ieri a Pontida c’erano le mamme coi bambini di Bibbiano. I bambini portati via. Mi hanno criticato? Ma chi se ne frega».

Greta è di Como, non di Bibbiano

Sul palco però di bambini di Bibbiano non ce n’erano. Perché Greta in realtà vive in Lombardia, a Lomazzo, e la sua vicenda non ha nulla a che fare con l’inchiesta sul sistema di Bibbiano. Si tratta invece di una bambina che è stata tolta alla madre, Sara De Ceglia o Sara Joey Gattinoni o SanHome, non dai servizi sociali della Val d’Enza ma da quelli del comasco. Come avevamo scritto già ieri la storia di Greta, pur drammatica, non ha nulla a che fare con Bibbiano ed anzi racconta una storia diversa dai casi di bambini che sarebbero stati strappati ad entrambi i genitori dai servizi sociali dei comuni della Val d’Enza.

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Perché la storia di Greta sembra essere invece quella di una bambina (9 anni all’epoca dei fatti) contesa tra due genitori. Il caso venne raccontato dalla Provincia di Como nell’aprile scorso quando Sara De Ceglia lanciò un appello per riottenere la figlia che era stata allontanata in una comunità. I nomi nell’articolo sono di fantasia (si parla della bambina Claudia e di sua madre Giulia) ma oggi al fatto l’avvocato Davide Scazzoso che conferma di aver seguito il caso: «Adesso non la difendo più, ma è la mamma di Greta. Tennero in considerazione la delazione di una vicina che aveva dissapori con, ai tempi, la mia assistita ma non quando dimostrammo l’infondatezza di quelle accuse».

Il ricorso del padre e le false accuse di una vicina di casa

La Provincia di Como entra più nel dettaglio. Sara racconta che per oltre un anno ha potuto vedere la figlia solo durante gli incontri prestabiliti, tre volte al mese, un’ora sola alla volta. Ma tutto è iniziato quando il padre di Greta ed ex compagno di Sara ha depositato un ricorso per chiedere la decadenza dell’ex compagna dalla responsabilità genitoriale. Sintomo sicuramente di una relazione difficile tra due adulti, e ci si chiede in che modo il DDL Pillon che propone tempi paritari e quant’altro possa risolvere situazioni delicate come queste. Questo avveniva due anni prima dell’allontanamento della bimba dalla madre. Inizia così la trafila delle visite degli assistenti sociali, delle relazioni in cui si parla di «un attaccamento non sicuro e disturbante» verso la figura materna, e di una «bambina scarsamente abituata ad attenzioni di un adulto». E arriva la richiesta al Tribunale dei Minori di collocare Greta in una comunità.

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Ma è solo dopo la telefonata di una vicina che «chiama il telefono azzurro per denunciare asseriti maltrattamenti sulla bimba da parte di una madre avvezza a consumare droga» che si decide per l’allontanamento. Greta viene portata via dai servizi sociali una mattina e per 13 mesi non sarebbe tornata a casa dalla madre. All’epoca l’avvocato Scazzoso spiegava che anche «quando le analisi del Sert hanno dimostrato l’infondatezza delle accuse, la corte d’Appello non ha tenuto in alcuna considerazione questa circostanza e confermato il decreto». Una decisione per i più incomprensibile secondo l’avvocato che dichiarava: «se davvero quelle difficoltà lamentate ci sono, anziché aiutare la madre hanno scelto la via più dolorosa e traumatica. Non può essere così facile togliere una figlia a una famiglia». Ci possono essere state delle mancanze da parte dei servizi sociali ma è indubbio che non esiste alcun “sistema Como” o quant’altro. I casi di Greta e dei bimbi di Bibbiano sono accomunati dall’esito della decisione, non da tutto quello che invece costituisce il nucleo dell’inchiesta Angeli e Demoni.

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Dopo questa drammatica vicenda Sara “Joey Gattinoni” De Ceglia ha fondato il Movimento Nazionale Spontaneo #BambiniStrappati. In occasione di una protesta a Palazzo Chigi – ha raccontato ieri a Selvaggia Lucarelli – è stata avvicinata da esponenti della Lega che le hanno chiesto se avesse voluto salire sul palco di Pontida. Una versione leggermente diversa è stata invece data ieri a Otto e Mezzo dalla senatrice Lucia Borgonzoni che ha detto che la madre avrebbe chiesto lei di salire sul palco di Pontida il giorno del raduno leghista. A quelli che dicono che Sara è “una pessima madre” per aver portato la figlia sul palco facendola strumentalizzare da Salvini lei ha risposto oggi con un post su Facebook dove mette a confronto la sua presenza a Pontida con quella delle madri che caricano i bambini sul gommone. Loro che mettono a rischio la vita dei figli vanno compatite, per lei nessuna empatia, è il discorso di fondo. Un discorso di facile e crudele benaltrismo che – con tutto il rispetto per la vicenda di Greta – non ha alcun senso.

Leggi anche: Sara De Ceglia: chi è la mamma di Greta (che non è di Bibbiano)

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