Perché Giovanni Bazoli è indagato nell'inchiesta UBI

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-02-11

Un nome eccellente nell’inchiesta UBI: perché il presidente del consiglio di sorveglianza di Banca Intesa è indagato

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C’è un nome eccellente nell’inchiesta UBI: Giovanni Bazoli. Il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo è indagato nella sua veste di presidente dell’Associazione Banca Lombarda e Piemontese. Il banchiere 83enne è accusato di ostacolo agli organi di vigilanza insieme che di diversi top manager di Ubi Banca. A carico di Bazoli e degli altri dirigenti di Ubi Banca sarebbero emerse nuove ipotesi di reato oltre a quelle già contestate nei loro confronti a maggio scorso.
 
GIOVANNI BAZOLI: IL GRANDE VECCHIO INDAGATO NELL’INCHIESTA UBI
Nel maggio scorso erano emersi già due filoni di inchiesta sul gruppo bancario da parte della Procura di Bergamo: uno relativo all’esistenza di un presunto patto parasociale non dichiarato messo in atto da parte di due gruppi di azionisti di Ubi (Amici di Ubi Banca e Associazione Banca Lombarda e Piemontese) con conseguente reato di ostacolo alle funzioni di vigilanza; l’altro in merito a presunte truffe nel settore del leasing. Il primo filone coinvolge i due referenti storici delle rispettive associazioni, Emilio Zanetti e Giovanni Bazoli, oltre all’attuale presidente e vice presidente del consiglio di sorveglianza (Andrea Moltrasio e Mario Cera). Sottoposti a indagine anche l’amministratore delegato Victor Massiah e il presidente del consiglio di gestione Franco Polotti. Indagati anche Andrea Moltrasio, presidente del consiglio di sorveglianza, Mario Cera, vicepresidente vicario del consiglio di sorveglianza, sempre con il reato ipotizzato di ostacolo alla vigilanza. Nel maggio scorso l’inchiesta della Procura di Bergamo aveva contestato ai vertici di Ubi banca e anche di Ubi Leasing i reati di ostacolo alle funzioni di vigilanza e solo a Ubi leasing quelli di truffa e riciclaggio. Il reato di ostacolo all’attività di vigilanza si riferiva a presunte, gravi anomalie nella modalità di comunicazione riguardo alle indicazioni dei vertici di Ubi-Banca, nata dalla fusione di Banca Popolare di Bergamo e altre Banche Popolari. Secondo l’accusa, due gruppi di azionisti di Ubi-Banca – l’Associazione Amici di Ubi e l’Associazione Banca Lombarda e Piemontese, quest’ultima presieduta da Bazoli – avrebbero messo in campo, senza che le autorità di vigilanza ne avessero compiuta conoscenza, un sistema di regole tale da predeterminare i vertici di Ubi-Banca. Quanto ai reati di truffa e riciclaggio contestati agli ex dirigenti di Ubi-Leasing la magistratura ipotizza gravi irregolarita’ nella compravendita di beni di lusso, tra i quali imbarcazioni e aeromobili. Tali beni – sempre secondo le ipotesi dell’accusa – venivano ceduti in leasing a persone fisiche e società.
 
CHI È GIOVANNI BAZOLI
Nanni Bazoli entra nel mondo del credito bancario grazie a Nino Andreatta, che fa il nome dell’avvocato figlio e nipote di politici di area popolare e cattolica per il consiglio di amministrazione del Nuovo Banco Ambrosiano che deve risorgere dalle ceneri di Sindona e Calvi alle quattro banche private che insieme alle tre pubbliche partecipano al salvataggio dell’Ambrosiano. La banca cambia nome e si fonde con la Cariplo, dando vita a Banca Intesa. Qui si svolge la sua battaglia con Enrico Cuccia, per il destino della Comit, che alla fine viene inglobata da Intesa con la sconfitta di Mediobanca. Nel 2007 arriva la fusione con il San Paolo, che genera il secondo polo bancario d’Italia, insieme agli azionisti forti del Crédit Agricole entrati prima della nascita di Intesa. Bazoli è noto per la sua simpatia per il centrosinistra.

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