Perché Agostino Miozzo ha lasciato la guida del Comitato tecnico scientifico

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-03-16

“Ha lavorato bene, con coraggio, per tredici mesi. Possiamo anche dire che tra vuoti istituzionali e risposte da sperimentare ha contribuito a salvare questo Paese, ma adesso non serve più”

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La notizia è di ieri, ma le spiegazioni sono di oggi. Agostino Miozzo ha lasciato la guida del Comitato tecnico scientifico. E, ora, lavorerà come consulente del Ministero dell’Istruzione, al fianco di patrizio Bianchi. Perché? “Perché – dice – il Cts non ha più senso di esistere”. Lo rivela in un’intervista rilasciata a La Repubblica. 

Perché il Cts ha esaurito il suo motivo di essere. Ha lavorato bene, con coraggio, per tredici mesi. Possiamo anche dire che tra vuoti istituzionali e risposte da sperimentare ha contribuito a salvare questo Paese, ma adesso non serve più. In tredici mesi le cose sono cambiate, e in particolare nell’ultimo mese e mezzo è cambiata l’amministrazione pubblica. Adesso c’è una struttura che può affrontare la battaglia contro il Covid, prima il Cts ha dovuto supplire a mancanze palesi. Le Regioni andavano per conto loro, i ministeri faticavano. Ora c’è un coordinamento generale e un blocco istituzionale più saldo.

Il commissario Figliuolo ha un mandato pieno dal governo, è tornata con forza in campo, come chiedevo da settimane, la Protezione civile, le cabine di regia funzionano, le Regioni non sono più meteoriti che sfiorano la terra e a volte ci si abbattono. Credo che in uno, due mesi al massimo possa sciogliersi. Meritando l’applauso della nazione. Le strutture scientifiche, in questo Paese, per fortuna esistono già. Si chiamano Istituto superiore di sanità, Consiglio superiore di sanità, ospedale Spallanzani e Bambino Gesù. Con tutte quelle professionalità al loro interno che hanno nutrito il Cts. I Brusaferro e i Locatelli servono ancora, eccome. E ho già fatto sapere a tutti che non si libereranno di me.

Poi una piccola riflessione sul mondo della scuola:

Il ministero non ha dati, e questa è una sua antica lacuna. Non sa quanti docenti sta vaccinando, non conosce i contagi interni agli istituti scolastici. All’ultimo questionario inviato, ha risposto il dieci per cento dei dirigenti scolastici. Domande impossibili, da trattato epidemiologico.

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