Paolo Berdini ascoltato dai PM nell'inchiesta sulle nomine Raggi-Romeo?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-02-10

“Lei e Romeo sono amanti”, ha sostenuto l’urbanista. E ora le frasi (meglio: le diffamazioni) dell’assessore potrebbero mettere nei guai anche la sindaca. Intanto lui si confessa con Repubblica: «Sono un cogl****, questa è la verità»

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Quando si dice inguaiare. Paolo Berdini potrebbe essere convocato al più presto dai pubblici ministeri che indagano sulle nomine della Giunta Raggi dopo l’articolo della Stampa in cui l’assessore all’urbanistica dimissionato con riserva  parla di una relazione tra la sindaca e Salvatore Romeo. Siccome la calunnia è un venticello, è evidente che adesso qualcosa non quadra tra la versione della sindaca, che si è messa a ridere quando i giudici le hanno prospettato una relazione con il suo ex caposegreteria, e le parole in libertà di Berdini: nonostante l’evidenza delle scemenze dette dall’assessore i magistrati potrebbero togliersi ogni dubbio invitandolo ad abiurare anche davanti a loro.

Paolo Berdini ascoltato dai PM per la storia Raggi-Romeo?

L’occasione magari sarà anche propizia per far dare qualche spiegazione a Berdini: nella nota stampa che ha inviato quel pomeriggio di un giorno da Capursi ha affermato che la prova della mendacità dell’articolo del quotidiano torinese era nel fatto che gli si attribuisse la conoscenza del pubblico ministero Paolo Ielo, che indaga sulla vicenda, mentre lui non lo conosceva. Peccato che poi la pubblicazione dell’audio abbia rumorosamente smentito l’assessore, che davvero afferma di conoscere Ielo nel colloquio. Quindi le cose sono due: o Berdini ha rumorosamente mentito per l’ennesima volta all’opinione pubblica nella nota stampa, oppure ha millantato una conoscenza in quel dialogo con il giornalista; in entrambi i casi non ci fa l’assessore dimissionato con riserva non ci fa una gran figura. Spiega oggi Edoardo Izzo sulla Stampa:

Tanto per dire: di un assessore super credibile come Paolo Berdini, grande urbanista e figura di riferimento per serietà e impegno civile, che confida a La Stampa il finora non detto di quest’inchiesta sulle nomine in Campidoglio, e cioè che il legame tra Virginia Raggi e l’ex capo della segreteria politica Salvatore Romeo, oggi coindagati per abuso d’ufficio, era a tutti gli effetti quello di una coppia. Il che rafforza l’ipotesi investigativa, perché la sindaca aveva una convenienza personale ad aumentare (da 39 mila ai 110 mila euro) lo stipendio del suo amico del cuore. Su quelle frasi, ora, si è appuntata l’attenzione dei magistrati, che potrebbero ascoltare l’urbanista come persona informata dei fatti.
E dunque avere conferma sotto giuramento del rapporto Raggi Romeo, come delle affermazioni sul gruppo di potere che essi formavano con Raffaele Marra, l’amico che Romeo aveva presentato un anno fa alla futura sindaca, coinvolgendolo in modo stretto nel loro menage. Già in settembre Berdini aveva detto che «Marra deve essere messo nelle condizioni di non nuocere, deve fare un passo indietro. È una persona che ha scelto delle scorciatoie e bisogna richiamarlo all’ordine e trasferirlo a altre più modeste mansioni».

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Insomma i guai della sindaca creati dalla sua evidente incapacità di scegliere le persone potrebbero aumentare. Anche perché Riccardo Luponio, legale di Romeo, ieri ha affermato pubblicamente che Romeo ha detto ai magistrati che nessuno dei beneficiari sapeva delle polizze. Un’affermazione in netto contrasto con quella dell’ex fidanzata di Romeo, Alessandra Bonaccorsi, che in tutte le interviste che ha rilasciato ai quotidiani e in tv ha sostenuto di sapere di essere beneficiaria della polizza che poi Romeo ha trasferito alla sindaca. Chissà poi che spiegazione avrà dato Romeo a un’altra circostanza curiosa: una delle polizze indicava la beneficiaria come “figlia” mentre lui figli non ne ha.

«Sono un coglione, questa è la verità»

Intanto chissà quando Berdini smentirà il virgolettato attribuitogli da Giovanna Vitale su Repubblica di oggi, che riporta ampi stralci di un colloquio avuto con l’assessore e che comincia così: «Sono un coglione, questa è la verità». Anche perché l’articolo poi continua:

«Sto malissimo», confessa con un filo di voce. «I giornalisti mi assediano, ce li ho tutti qui sotto casa, ho dovuto staccare il cellulare e chiudermi dentro, senza più neppure la libertà di uscire a prendere una boccata d’aria», si sfoga. «La verità è che mi vergogno. Ho combinato un casino, provocato un danno non solo a me stesso, quello ormai mi interessa poco, ma a Virginia e a una squadra che proprio non lo meritava. In tarda età scoprire di essere un perfetto idiota è davvero  un brutto risveglio». Non cerca attenuanti, Berdini, non si aggrappa più a smentite impossibili. Adesso vuole solo silenzio. Scomparire.
«Far abbassare la polvere», dice. Accogliendo quasi con sollievo la notizia che Raggi ha già cominciato il casting per individuare il suo successore: «Almeno così finisce l’agonia, sarebbe forse la soluzione migliore», riflette ad alta voce, «tanto probabilmente fra un mese mi avrebbero cacciato lo stesso, dopo la fine della trattativa sullo stadio della Roma, che loro vorrebbero chiudere in un modo e io in un altro».

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Una cosa è certa: se la smentisce allora significa che è vera.

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