Attualità
Panama Papers, gli italiani con i conti offshore
Alessandro D'Amato 04/04/2016
Dall’ex pilota Jarno Trulli al nome di Montezemolo, ma il suo staff smentisce. C’è anche Donaldo Nicosia, socio di Dell’Utri e già indagato a Milano. La lista dei potenti del mondo che hanno mandato soldi all’estero. E gli enti svizzeri sono più di un migliaio
I Panama Papers, milioni di documenti che hanno origine in uno studio legale internazionale specializzato in paradisi fiscali, gettano l’ombra del sospetto su fortune riconducibili – pare – all’entourage di Vladimir Putin e del suo arcinemico ucraino Petro Poroshhenko; a familiari del leader cinese Xi Jinping e al re saudita, al defunto padre di David Cameron, ma anche a Luca Cordero di Montezemolo, a banche italiane, a primi ministri e loro parenti, a criminali, personaggi dello spettacolo e dello sport come Leo Messi, a funzionari d’intelligence, a celebrità varie. Tutti uniti, stando a queste esplosive rivelazioni, da una rete di banche e consulenti in grado di dirottare di nascosto da ogni controllo di legalità, verso discreti isolotti off-shore, masse di denaro: miliardi e miliardi di dollari. Questo è il sito dei Panama Papers.
Panama Papers, i conti segreti dei ricchi del mondo
Il leak, senza precedenti, arriva da uno studio legale con sede a Panama, Mossack Fonseca and co., e alza il velo su una rete di oltre 214 mila società di comodo attraverso le quali potenti, politici, imprenditori, calciatori, attori, faccendieri e criminali hanno dirottato denaro verso i paradisi fiscali. Tra le rivelazioni più pesanti, quelle sul presidente russo Putin, il cui nome non compare nelle carte. Ma a cui sarebbero riconducibili fondi per 2 miliardi di dollari attraverso due prestanome. Da ieri sera sappiamo chi sono i clienti eccellenti: decine di migliaia in 200 Paesi, titolari di 200 mila società con sede in 21 paradisi fiscali. Alcuni dalla reputazione già macchiata, altri meno prevedibili. Si tratta di 12 capi di Stato e di governo (sei dei quali ancora in attività), 128 responsabili politici e funzionari di primo piano, 29 miliardari presenti nella classifica Forbes dei 500 più ricchi del Pianeta, accanto ad almeno 33 persone e società finite nella lista nera del governo americano perché in affari con i cartelli messicani della droga, organizzazioni terroristiche come Hezbollah o «Stati canaglia» come la Corea del Nord. In finanza, spiega il Corriere, una società offshore indica una compagnia creata in un Stato con un livello di imposte molto basso, in gergo un paradiso fiscale. Di solito si tratta di isole (come le Isole Cayman o le Bahamas). Queste società sono spesso utilizzate per nascondere il proprietario o beneficiario di determinati beni. L’obiettivo è per lo più il riciclaggio di denaro sporco e l’occultamento di proprietà. La maggior parte delle multinazionali hanno società offshore costituite in paesi dal regime fiscale agevolato, per una minore tassazione degli utili. La riservatezza è uno dei capisaldi dei Paesi nei quali si costituiscono le società offshore.
I 307 reporter dell’International Consortium of Investigative Journalists, impegnati per mesi a spulciare le carte, allargano la cerchia dei sospetti a personaggi dei Paesi di appartenenza: e cosi’ l’Espresso evoca Montezemolo, l’imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante e coinvolto in un’inchiesta per truffa con Marcello dell’Utri, l’ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli oltre a Ubi e Unicredit; mentre Haaretz cita ad esempio alcuni dei più ricchi e influenti uomini d’affari di Israele. Non mancano intere societa’ che secondo i Panama Papers farebbero riferimento diretto ai capi di governo di Islanda e Pakistan. Mentre emergono presunte somme da capogiro sottratte e beni di lusso (fra cui yacht da favola) al fisco da Salman re dell’Arabia Saudita, dal re del Marocco Mohammad VI, dai figli del presidente dell’Azerbaigian, dal presidente filo-occidentale ucraino Poroshenko. E pure da da familiari di Xi Jinping: il leader di Pechino che a parole ha fatto della lotta alla corruzione il suo slogan. Altro denaro risulta riconducibile a 33 sigle o individui inseriti nella lista nera degli Usa per asserite connessioni con i signori della droga messicani, con organizzazioni definite terroristiche come gli Hezbollah sciiti libanesi, con Stati quali Corea del Nord o Iran. E non finisce qui. Perche’ a essere toccati dal sospetto sono il mondo dello sport miliardario e quello dello spettacolo. Ecco allora saltar fuori il nome del campionissimo Lionel Messi, bandiera del calcio argentino e del Barcellona, oppure quello dell’attore cinese Jackie Chan. E ancora dirigenti sportivi sudamericani già comparsi nello scandalo Blatter, come l’ex vicepresidente del calcio mondiale Eugenio Figueredo e suo figlio Hugo, nonche’ l’uruguaiano Juan Pedro Damiani, del comitato etico della Fifa. Un elenco di ricchi, potenti e famosi che – dai misteri di Panama, a cavallo fra due oceani – chissà quale tsunami sara’ ancora in grado di sollevare.
Lo studio legale di Mossack Fonseca & Co.
Oltre 1200 enti svizzeri figurano tra le 14.000 banche, studi di avvocati e intermediari che hanno contribuito a creare le società offshore oggetto dell’indagine giornalistica “Panama Papers“. Solo Hong Kong e la Gran Bretagna ne contano di più. E gli intermediari elvetici risultano fra i più attivi. Secondo quanto rivela il Consorzio internazionale dei giornalisti d’inchiesta (ICIJ) hanno contribuito alla creazione di 34.300 delle circa 214.000 società offshore individuate, ossia il 16% del totale. Ubs, Credit Suisse (tramite una filiale) e Hsbc Svizzera figurano tra le banche più attive nella registrazione di società-schermo. In Svizzera il lavoro è stato coordinato dalla cellula d’inchiesta costituita da “Matin Dimanche” e “SonntagsZeitung/Tages-Anzeiger”, che annunciano oggi una serie di articoli nei prossimi giorni e settimane sui Panama Papers. Il Corriere della Sera ci racconta anche chi ha fondato lo studio legale di Panama oggi protagonista della fuga di notizie su scala mondiale. La sua biografia è un classico delle spy story:
Jürgen Mossack è figlio di un nazista delle Waffen Ss che dopo la fine della Seconda guerra mondiale si trasferì con la famiglia a Panama, offrendosi alla Cia come spia dei cubani (in base a documenti dell’intelligence militare americana ottenuti dall’Icij, e citati dalla testata americana Fusion). Il giovane Mossack si è laureato in un’università cattolica privata, poi ha preso un master a Londra, e nel 1977 è tornato a Panama per approfittare della nascente epoca d’oro dei paradisi fiscali oltreoceano. Ramon Fonseca, panamense, dopo gli studi alla London School of Economics ha lavorato per sei anni alla sede Onu di Ginevra, poi è tornato in patria e ha fuso la sua società con Mossack.
È nato così lo studio legale Mossack Fonseca, considerato uno dei cinque più importanti gabinetti di avvocati creatori di società offshore al mondo. La Mossack Fonseca si è allargata negli anni, aprendo 40 uffici in Sudamerica, Cina ed Europa. Oggi dà lavoro a circa 500 persone. Il cofondatore Ramon Fonseca era fino a poche settimane fa il consigliere più stretto del presidente panamense Juan Carlos Varela. All’inizio di marzo Fonseca si è dimesso dal suo incarico nella presidenza panamense perché la filiale brasiliana della Mossack Fonseca è implicata nel gigantesco scandalo che tocca la compagnia petrolifera Petrobras.
«Non conosciamo questo studio legale», dicono negli ambienti vicini a Luca Cordero di Montezemolo. Secondo L’Espresso, «nei primi mesi del 2007 sono stati siglati una serie di contratti che, tra l’altro, indicherebbero Montezemolo come procuratore di Lenville», società con sede a Panama dalla quale l’ex presidente Ferrari avrebbe ricevuto la delega a operare su un conto della Bim Suisse, la filiale elvetica della italiana Banca Intermobiliare. Nella documentazione di cui è entrato in possesso il consorzio di testate giornalistiche internazionali di cui fa parte L’Espresso, emergono i nomi di 800 di italiani tra cui «imprenditori, professionisti, volti noti dello spettacolo» o dello sport, come l’abruzzese Jarno Trulli che compare come «azionista» della Baker Street sa, una società che Mossack Fonseca avrebbe collaborato a registrare non a Panama, ma nelle Seychelles. C’è anche Giuseppe Donaldo Nicosia, imprenditore pubblicitario accusato dal pm milanese Sergio Spadaro di bancarotta fraudolenta con Marcello Dell’Utri, l’ex senatore forzista ed ex presidente di Publitalia in carcere a Parma per una condanna definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. A Dell’Utri e altri 8 indagati Spadaro contesta una «frode fiscale» che, orchestrata attorno agli spazi pubblicitari venduti dai concessionari Publitalia 80 e Rti per le reti Mediaset e da Sipra spa per le reti Rai, avrebbe sottratto all’erario almeno 62 milioni di euro finiti su conti esteri di Nicosia o di soggetti a lui riferibili.
La lista dei leader nei Panama Papers
Sono 12 i leader o gli ex leader di diversi paesi che sono direttamente citati nell’inchiesta sui Panama Papers, il mare di documenti pubblicato dal Consorzio internazionale di giornalismo investigativo sulla base di 2,6 terabyte di dati consegnati da una fonte interna allo studio legale di Panama Mossack Fonseca sull’utilizzo dei paradisi fiscali. Molti di più i parenti o gli uomini vicini a questi leader.
– Mauricio Macri, presidente dell’Argentina
– Bidzina Ivanishvili, ex premier della Georgia
– Davíð Gunnlaugsson, primo ministro dell’Islanda
– Ayad Allawi, ex premier dell’Iraq
– Ali Abu al Ragheb, ex primo ministro della Giordania
– Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani, ex premier del Qatar
– Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani, ex emiro del Qatar
– Salman bin Abdulaziz bin Abdulrahman Al Saud, re dell’Arabia saudita
– Ahmad Ali al-Mirghani, presidente del Sudan
– Khalifa bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, presidente degli Emirati arabi uniti ed emiro di Abu Dhabi
– Pavlo Lazarenko, ex primo ministro dell’Ucraina
– Petro Poroshenko, presidente dell’Ucraina CONGIUNTI DEI LEADER E PERSONE LORO VICINE
– Famiglia del presidente azero Ilham Aliev
– Deng Jagui, cognato del presidente cinese Xi Jinping
– Li Xiaolin, figlia dell’ex premier cinese Li Peng
– Arkady e Boris Rotenberg, amici del presidente russo Vladimir Putin
– Sergey Roldugin, violoncellista amico del presidente russo Vladimir Putin
– Rami e Hafez Makhlouf, cugini del presidente siriano Bashar al Assad
– Ian Cameron, padre del primo ministro britannico David Cameron
– Alaa Mubarak, figlio dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak
– Mounir Majidi, segretario personale del re del Marocco Mohammad VI
– Mariam Safdar, Hasan e Hussain Nawaz Sharif, figli del primo ministro pachistano Nawaz Sharif
– John Addo Kufuor, figlio dell’ex presidente del Ghana John Agyekum Kufuor
– Mohd Nazifuddin bin Mohd Najib, figlio del primo ministro della Malaysia Najib Razak
– Daniel Muñoz, segretario privato del defunto presidente argentino Nestor Kirchner e associato anche alla moglie e poi presidente Cristina Fernandez de Kirchner
– Juan Armando Hinojosa, imprenditore vicino al presidente messicano Enrique Penha Nieto
– Pilar di Borbone, sorella maggiore dell’ex re di Spagna Juan Carlos
– Jean-Claude N`Da Ametchi, vicino all’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo
– Clive Khulubuse Zuma, nipote del presidente del Sudafrica Jacob Zuma
– Mamadie Touré, vedova del defunto presidente di Guinea Lansana Conté