Il candidato di Fratelli d’Italia indagato per il centro migranti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-11

Il sindaco di Varapodio, Orlando Fazzolari, eletto a capo di una lista civica e candidato non eletto alle elezioni regionali del gennaio scorso con Fratelli d’Italia, è indagato insieme ad altre cinque persone per i reati di frode nelle pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Avrebbe affidato la gestione di un centro migranti a persone a lui legate

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Il sindaco di Varapodio, Orlando Fazzolari, eletto a capo di una lista civica e candidato non eletto alle elezioni regionali del gennaio scorso con Fratelli d’Italia, è indagato insieme ad altre cinque persone per i reati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale (unico reato contestato a due funzionari della Prefettura), abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio (tutti reati contestati al sindaco, anche in concorso con altri), truffa ai danni dello Stato e peculato.

Il candidato di Fratelli d’Italia accusato di frode e corruzione per il centro migranti

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di ripetute condotte illecite in relazione alla gestione di un centro di accoglienza per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, che era stato realizzato a Varapodio nell’ex agriturismo “Villa Cristina” e attivo dal settembre 2016 all’aprile 2018, a seguito di una convenzione stipulata tra il Comune di Varapodio e la Prefettura di Reggio Calabria. Il sindaco è accusato di aver stipulato convenzioni mediante affidamenti diretti con imprese da lui scelte, senza avere la preventiva autorizzazione dal Consiglio comunale, il tutto in contrasto a quanto previsto dalla normativa in vigore.

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Secondo l’accusa il sindaco, avrebbe affidato la convenzione per la gestione del centro alla società cooperativa sociale “Itaca” – con il legale rappresentante della quale aveva consolidati rapporti di collaborazione, amicizia e cointeresse – in cambio dell’assunzione, con contratti di prestazione di lavoro occasionale, di persone a lui legate da rapporti di collaborazione, anche politica e di amicizia. Tra queste, viene contestata l’assunzione di due consiglieri di maggioranza e della moglie di uno dei due, privi di specifica competenza, che ricevevano un contribuito mensile anticipato dalla Cooperativa e poi rimborsato dal Comune. Per l’assunzione di uno dei consiglieri, il legale rappresentate della coop è accusato anche di peculato.

L’accusa di sovrafatturazione

La coop, per l’accusa, sovrafatturava le spese per il pagamento dei collaboratori causando, dal settembre 2016 al marzo 2018, un ingiusto profitto di circa 20.000 euro, con pari danno all’Ente Pubblico. Per i carabinieri l’anomala gestione del sindaco del centro di accoglienza è evidenziata anche dai rapporti con due imprese di abbigliamento, concessionarie per la fornitura di abbagliamento, scarpe e attrezzatura sportiva per i migranti. Il Sindaco avrebbe stabilito gli importi da liquidare con i titolari, accordandosi anche prima che avessero fatturato. Un accordo che consentiva anche un pagamento maggiorato della merce rispetto a quanto stabilito. Il tutto in danno del Comune. Parte della merce, poi, invece che ai migranti sarebbe stata destinata al figlio del sindaco. I funzionari ispettori della Prefettura di Reggio, invece, sono indagati perché nel corso di un controllo avrebbero redatto un falso verbale omettendo di indicare le irregolarità emerse sulla regolarizzazione delle cuoche e la forniture di alimenti, nonché la mancata manifestazione di interesse per altre cooperativa da parte del Comune, oltre la “Itaca”.

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