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Operazione Labirinto: arresti per corruzione e riciclaggio, un deputato NCD indagato
neXtQuotidiano 04/07/2016
Il network al centro delle indagini otteneva appalti per la fornitura di beni e servizi ad enti statali e ministeri grazie al pagamento di tangenti che venivano smistate anche a esponenti politici e a loro familiari. La magistratura romana ha emesso 24 ordinanze di custodia cautelare. Giuseppe Pizza è il faccendiere indagato insieme a un deputato avvocato dell’UDC
Con l’operazione “Labirinto”, centinaia di finanzieri stanno eseguendo in tutta Italia decine di perquisizioni disposte dalla Procura di Roma e decine di arresti ordinati dal gip presso il Tribunale della Capitale. I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, corruzione e riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita. L’operazione è coordinata dal Nucleo Speciale Polizia Valutaria della GdF. Nell’indagine c’è anche un deputato indagato, di professione avvocato. Figura centrale del sistema criminale è il faccendiere Raffaele Pizza, fratello di Giuseppe Pizza, il politico calabrese ex sottosegretario del governo Berlusconi, che rivendica il simbolo della Democrazia Cristiana.
Operazione Labirinto: gli arresti per corruzione e riciclaggio
Il network al centro delle indagini otteneva appalti per la fornitura di beni e servizi ad enti statali e ministeri grazie al pagamento di tangenti che venivano smistate anche a esponenti politici e a loro familiari. I lavori venivano poi realizzati con materiali di qualità inferiore per risparmiare e riprendersi i soldi regalati ai politici. Inoltre alcuni degli appartenenti all’associazione per delinquere si sarebbero occupati di fornire documentazione fittizia per creare i fondi neri destinati ad alimentare le tangenti. La magistratura romana ha emesso 24 ordinanze di custodia cautelare, di cui 12 in carcere e 12 agli arresti domiciliari, e cinque misure interdittive con obbligo di firma. È, inoltre, in corso, il sequestro preventivo di beni immobili, conti correnti e quote societarie per 1,2 milioni di euro. Durante l’inchiesta – che è stata svolta dal Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza e che ha avuto origine dalla segnalazione di operazioni finanziarie sospette – è stata accertato l’utilizzo di un gran numero di fatture per operazioni inesistenti a favore di società ed enti su tutto il territorio nazionale, e di ricostruire l’operatività di una ramificata struttura affaristico-delinquenziale imperniata intorno a un consulente tributario e a un gran numero di società a lui riconducibili, che movimentavano grandi somme di denaro tra conti personali e aziendali. Le indagini sono partite, fanno sapere le fiamme gialle, “dall’approfondimento di svariate segnalazioni per operazioni sospette nei confronti di un consulente tributario romano e di un labirinto di società a lui riferibili che movimentavano grandi somme di denaro tra i conti correnti personali ed aziendali“.
Giuseppe Pizza e il deputato NCD
Figura centrale dello scoperto sistema affaristico-criminale è un faccendiere capitolino, originario della Calabria, attivo nel settore delle pubbliche relazioni che, forte di “entrature” politiche e grazie a salde, antiche relazioni con personalità di vertice di enti e società pubbliche, costituiva lo snodo tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici, svolgendo un’incessante e prezzolata opera di “intermediazione” nell’interesse personale e di imprenditori senza scrupoli interessati ad aggiudicarsi gare pubbliche. Il faccendiere, sfruttando i legami stabili con la “politica”, si adoperava anche per favorire la nomina, ai vertici di enti e di societa’ pubbliche, di persone a lui vicine, cosi’ acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, riconoscenti, risultavano permeabili alle sue richieste. Il faccendiere utilizzava uno studio sito accanto al Parlamento, in una nota via del centro, per ricevere danaro di illecita provenienza, occultarlo e smistarlo, avvalendosi in un caso anche della collaborazione di un parlamentare in carica di professione avvocato – attualmente indagato – che lo ha attivamente coadiuvato nelle attività di illecita intermediazione. Nei confronti degli oltre cinquanta tra arrestati e indagati, organici al sodalizio criminale, sono ancora in corso le perquisizioni finalizzate all’acquisizione di ulteriori elementi utili al prosieguo delle indagini che stanno interessando oltre cento obiettivi tra la Capitale, il Lazio, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, l’Umbria e la Campania.