Di omosessualità, pansessualità e comprensione del testo

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-12-16

Di omosessualità, gender e pansessualismo è difficile parlare se non si capisce l’italiano

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Cosa hanno in comune l’ideologia del gender, la dittatura (sempre del gender), le sentinelle in piedi, le campagne prolife contro l’aborto e la maggior parte dei commenti sulla legge sull’omofobia? La comprensione del testo. Ecco un esempio illuminante. Annarosa scrive: «Preparati al figlio pansessuale? No? Ecco, allora meglio se non avevate figli».
Di omosessualità e pansessualità
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Dialoghi sulla omosessualità
«Se non sei pronto a crescere un bambino disabile, trans, gay, bisessuale o pansessuale, se non sei pronto ad amare e a sostenere il tuo bambino in modo incondizionati, non avere un figlio». Il senso è chiaro, la forma discutibile ma il senso è chiaro. Il dialogo (breve, ahimè) che segue è surreale. Prima è la volta di Michele, poi di nuovo di Annarosa.

Il picco di comprensione è senza dubbio «gay paragonati a disabili» ma è tutto abbastanza bello. C’è poco da fare, appena sentono parole come «omosessualità», «gender» o, peggio, «pansuessualità» scattano come se avessero sentito odore di bruciato. O di malattia infettiva. Saggio sarebbe stato non saltare tutte quelle lezioni di analisi logica. Pure se erano alla prima ora. Quanto al contenuto: non dovrebbe essere facile facile da capire, per un cristiano, un principio tipo «amare e accettare tutti»? Pare di no, i pansessuali e gli omosessualisti non li vogliono.

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