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Olena Kushnir, medica della Guardia Nazionale uccisa nel giorno di Pasqua a Mariupol | VIDEO
neXtQuotidiano 19/04/2022
La donna aveva deciso di non lasciare il suo Paese per difenderlo. Aveva perso il marito nei primi giorni della guerra ed era riuscita a mettere in salvo il figlio piccolo
Aveva perso suo marito nei primi giorni dell’invasione della Russia, ma questo non aveva intaccato la sua forza e la sua perseveranza di rimanere lì, a Mariupol, per difendere la sua città. Poi, solo pochi giorni fa, era riuscita a mettere in salvo suo figlio facendolo evacuare da quella cittadina nel Sud-Est dell’Ucraina diventata uno dei teatri degli orrori di questa guerra. Ma lei è sempre rimasta lì, su quel fronte tra i palazzi distrutti, gli ospedali devastati e quelle poche strutture rimaste in piedi dopo gli attacchi missilistici. Fino al giorno di Pasqua, quando Olena Kushnir è morta sotto i colpi dell’esercito russo.
Olena Kushnir era una medica militare della Guardia Nazionale dell’Ucraina. Avendo perso la sua amata, ma evacuato suo figlio, Elena ha continuato il suo lavoro.
Sfortunatamente, mentre salvava gli altri, non si è salvata e morta a Mariupol bloccata.#Heroes pic.twitter.com/SnRXu1nndR
— Ukraine Now | Italian (@Ukraine_NowIt) April 18, 2022
Olena Kushnir, la medica ucraina uccisa nel giorno di Pasqua a Mariupol
La storia di Olena Kushnir è il simbolo di questa guerra. Lei, medica della Guardia Nazionale Ucraina, aveva già patito sulla sua pelle tutti gli orrori di questa invasione e di questa guerra. Il marito era morto durante una delle prime offensive militari russe nel Sud-Est dell’Ucraina. E, nonostante il dolore per quella perdita, lei non è mai indietreggiata. Nel mese di marzo aveva registrato e pubblicato un video da uno dei bunker improvvisati nella città di Mariupol.
Olena Kushnir, a doctor, died in Mariupol.
In early March, she recorded a video asking the world not to make films and write books about this heroic struggle in the future, but better to help civilians to survive today.
She did not receive help from the world.#ArmUkraineNow pic.twitter.com/rR3MTQDKri
— Oleksandra Matviichuk (@avalaina) April 17, 2022
Chiedeva al mondo di non fare film o scrivere libri su questa tragedia chiamata “guerra”, ma di concentrare tutti gli sforzi nell’aiuto dei civili innocenti che sono stati costretti (i più fortunati) a lasciare il loro Paese per fuggire dalle bombe e dalle crudeltà del conflitto:
“Non compatitemi, sono un medico, una combattente, sono ucraina, faccio il mio dovere. A Mariupol ci sono ancora persone, sono nelle cantine, sono sotto terra, hanno bisogno di tutto. Se non volete salvare Mariupol, salvate i suoi cittadini, vi prego. Non vogliamo essere eroi e martiri, non potrete dire che non sapevate, perché sapevate e potevate agire”.
Pochi giorni prima di Pasqua, era riuscita a mettere in salvo suo figlio, facendolo evacuare dalle polveri di quella città fantasma che è diventata Mariupol. Quel piccolo che ora è rimasto solo dopo la morte sul campo prima del papà soldato e poi della mamma che faceva parte delle 100 donne che stanno combattendo per non far cadere quella città del Sud-Est dell’Ucraina nella mani dell’esercito russo.