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Old Cunning: l'indagine sui politici che prendevano soldi a strozzo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-26

Sedici arresti a Roma per usura e riciclaggio. Coinvolti anche ex esponenti della Banda della Magliana. A capo di tutto un avvocato vicino alla ‘ndrangheta. Che prestava soldi anche ad amministratori locali oltre che a commercianti e privati cittadini in sofferenza economica

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Dalle prime ore di oggi investigatori del Centro Operativo di Roma della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) stanno eseguendo nella Capitale numerosi provvedimenti di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti dei presunti componenti di una organizzazione criminale dedita stabilmente nel territorio capitolino alla commissione di delitti di usura e riciclaggio. Le misure cautelari sono state disposte dal gip di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica. Nel corso dell’operazione Old Cunning  sono state individuate molte vittime, tra cui politici ed amministratori locali oltre a commercianti e privati cittadini in sofferenza economica, che venivano vessati ed intimiditi per ottenere il pagamento delle rate concordate per la restituzione del debito. Il tasso usurario applicato variava tra il 70% e il 150% annuo.

Old Cunning: l’indagine sui politici che prendevano soldi a strozzo

Tra gli arrestati ci sono esponenti della Banda della Magliana, ma anche direttori di banca e gestori di bar.  Le indagini, condotte anche con intercettazioni telefoniche e ambientali, sono partite da un pensionato che aveva disponibilità economiche e conduceva operazioni immobiliari importanti. Gli investigatori sono risaliti fino ad individuare personaggi definiti “di notevole spessore criminale”. I direttori di banca, secondo le indagini, agevolavano l’emissione di mutui senza alcuna garanzia nei confronti delle vittime, per consentire all’organizzazione di recuperare i profitti illeciti, omettendo di segnalare le operazioni sospette poste in essere da alcuni degli indagati. Ai gestori di alcuni bar il compito di riciclare i proventi dell’attività attraverso la riscossione di titoli di credito degli usurati che venivano immediatamente sostituiti con denaro liquido. Tramite il pensionato Antonio D’Angeli gli investigatori sono arrivati a quello che considerano il capo dell’organizzazione, Benedetto Giovanni Stranieri, ex maresciallo dei carabinieri e oggi avvocato, legale del boss di ‘ndragheta Nicolino Grande Aracri. Stranieri era già stato arrestato nel gennaio 2015 dalla Dia di Roma per concorso esterno in associazione mafiosa, su richiesta della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta ‘Aemilia’. Nel suo studio, Stranieri incontrava quasi tutti i giorni D’Angeli e un suo socio, Roberto Castroni, dando indicazioni e ordini circa le modalità dell’attività di usura e concordando gli interventi nei confronti dei debitori insolventi. Come esattori l’organizzazione si avvaleva anche di personaggi di spessore criminale che attraverso minacce e atteggiamenti intimidatori riuscivano ad ottenere la restituzione del debito da parte dei più riottosi.

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