Così Report condanna gli OGM

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-10-21

Complottismo, ignoranza, signora mia, agitare e non mescolare: la trasmissione di Milena Gabanelli torna ad attaccare gli organismi geneticamente modificati. Vediamo come.

article-post

Domenica scorsa è andato in onda Report. Domenica scorsa Report ha di nuovo parlato di OGM. Per chi non ha visto la puntata può andare qui oppure leggersi il pdf.
 
IL FANTASMA DEGLI OGM
La prima mossa nota e scorretta è quella di mischiare gli OGM a qualcosa di pauroso e dannoso. Comincia Jeff Moyer, «ex direttore del National Organic Standards Board». E già «Organic» è una spia della strategia naturista, ovvero uso parola che ha un’aura positivo: biologico, naturale, organico sono spacciati come sinonimi di genuino, sano, incontaminato. Il problema è che «Organic is a production term – it does not address the quality, safety or nutritional value of a product» (sull’idea di «natura» si legga anche questo).
Jeff Moyer
Dice Moyer: «Ai consumatori americani non è mai stato chiesto se li volevano.
 Se qui negli Stati Uniti fermi qualcuno per strada e gli chiedi se sarebbe disposto a mangiare alimenti geneticamente modificati, probabilmente non sa neppure di cosa stai parlando. Se lo sapesse, ti risponderebbe di no.
 Ma la realtà è che già lo fa perché questi prodotti sono parte della sua dieta e delle sue abitudini alimentari.
 Se gli chiedessi: “Vorresti più antibiotici nella carne?”, ti risponderebbe di no, senza sapere che ce li mettono già. Non abbiamo la stessa libertà di scelta di cui finora hanno potuto godere gli europei. Forse, le future politiche commerciali non lasceranno libertà di scelta nemmeno a voi. Chi sa?». Che è come chiedere: vuoi questo sano e bello oppure quest’altro che fa male e fa ingrassare (che sia vero non è rilevante)?
 
LA SOVRANITÀ ALIMENTARE
Qui Giordano Masini risponde a Carlo Petrini (in coda alla discussione avviata da Vandana Shiva che rispose al pezzo sul New Yorker, Seeds of Doubt, e che poi fu «intervistata»* da Federico Rampini un mese dopo; anche Umberto Veronesi aveva commentato). Scrive Masini: «Parla di “sovranità alimentare”, Petrini. “Una bellissima espressione, coniata quasi vent’anni fa da La Via Campesina, per indicare il diritto di ogni paese (e dunque dei suoi cittadini, del suo popolo) ad avere il controllo politico su quel che si coltiva e si mangia sul proprio territorio”. Controllo politico, signori, di quel che si coltiva e si mangia. Olé. […] Se una cosa è troppo complicata, che sia il miglioramento genetico delle piante o il metodo di calcolo del pil, negala. Mettiamo in discussione il pensiero scientifico, torme di analfabeti ce ne saranno grati, a cominciare dai nostri figli quando non hanno voglia di perdere tempo sui libri. Guai ad ascoltare chi ha le competenze per aiutarci a compiere scelte migliori. Il modello culturale dell’ignoranza». Insomma, tante parole suonano bene ma se le analizzi fai crollare la fragile costruzione su fondamenta instabili. «Sovranità alimentare» e i già citati «biologico» e «naturale» (e sinonimi) sono onnipresenti nei discorsi degli ossessionati antiOGM.
shiva
 
IL MONDO DIVISO IN DUE
Poi è la volta di Milena Gabanelli in studio: «Ora, quando si parla di cibo, il mondo si divide in 2: da una parte quelli che dicono “ogm o carne agli ormoni non è un problema”, e quelli che dicono no su tutto e basta. Districarsi fra fanatismi, quei pochi politici che ne capiscono e che ti rassicurano raccontando anche qualche bugia, la grande impresa che è direttamente interessata, ma non parla è un po’ complicato. Non c’è dubbio che siamo tirati per il collo appunto, è quindi per aumentare il lavoro magari occorrerà rivedere qualche regola; ma se bisogna diminuire la qualità di quel che si mangia, non è un tema dove si può dire che “i cittadini meno ne sanno e meglio è”». Di nuovo: OGM o carne agli ormoni. Ove quel disgiuntivo non ha altro senso se non quello di trascinare la paura degli ormoni sugli OGM (ove fosse necessario, ove la reazione non fosse già «OGM? Fossi matto?!». Perché poi? Non si sa).
Gab_report
 
LA «NOSTRA» VOCAZIONE
Roberto Pozzan la butta lì: «Quindi apriremo alle biotecnologie per esportare più prodotti industriali, rinunciando alla nostra vocazione?». Che meraviglia! Le biotecnologie non possono che essere malfamate alleate di chi vuole esportare più prodotti industriali (anche qui è evidente l’intrinseca immoralità di chi vuole esportare e per di più prodotti industriali!). Ovvero, le tecnologie sono il male, meglio la tradizione… Così poco dopo: «Gli Stati Uniti hanno appunto il 96% dell’agricoltura che è OGM, tutto il bestiame viene allevato con ormoni e con antibiotici – lo prevede la legge – per cui questi è ovvio che ce li vorranno esportare». Se è già insensato parlare di pericolosità di OGM in generale (e la pericolosità andrebbe dimostrata e non immaginata o inferita dalla presunta rinuncia alla «nostra vocazione»), pretendere che valga anche lo speculare «tutto quello che non è OGM è buono e bello, basta non essere OGM per essere buono e bello» è ridicolo. Ma è la strategia di molti. Ecco Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti (tra i più alacri sostenitori dell’OGMfree): «Il proprio spazio commerciale agendo sugli OGM, sugli animali clonati e in generale su un modello di cibo e di qualità che di fatto insomma, è sotto gli occhi di tutti, sta danneggiando una popolazione».
 
NESSUNO COMPREREBBE OGM! E QUINDI?
E ancora Pozzan: «Insomma se scrivi che il prodotto contiene OGM nessuno lo compera, né qui né in America». Di cosa sarebbe la dimostrazione? Poi c’è Mark Smallwood, direttore esecutivo del Rodale Institute (la cui mission è: «Through organic leadership we improve the health and well-being of people and the planet»), che assicura il nesso OGM più pesticidi (e Pozza poi rincara). Al proposito scriveva Elena Cattaneo lo scorso giugno (La scienza è d’accordo: meno Ogm più pesticidi, Europa, 26 giugno 2014): «Per prima cosa la scienza non funziona come pensa la maggioranza dei politici italiani. Ossia che basta dare la parola a singoli laureati in una qualunque disciplina scientifica per dire che la scienza è divisa sul tema Ogm. Tutti – ripeto tutti – gli scienziati internazionalmente qualificati e che hanno pubblicato secondo gli standard internazionali ricerche sperimentali concordano che gli Ogm sono una alternativa valida all’eccessivo uso di pesticidi, per l’incremento della qualità delle produzioni alimentari ed anche per la tutela dell’ambiente». E poi Carlo Calenda, viceministro dello Sviluppo economico: «Ma guardi: l’agroalimentare rischia, rischierebbe, se si consentisse, per esempio, alla produzione OGM, di entrare in Europa. Cosa che non sarà, così come dichiarato dal commissario europeo non ci sarà l’apertura alla “carne agli ormoni”, al “pollo alla clorina”, lavato con la clorica» (le domande di Elena Cattaneo a Maurizio Martina sugli OGM sono ancora senza riposta, vero?).
Carlo Calenda Report
 
UNA BUSSOLA PER REPORT
Conclude Gabanelli: «Certo è che è difficile, veramente complicatissimo, orientarsi se da una parte di riempiono di paranoie e dall’altra ti dicono “state tranquilli”, raccontandoti però anche qualche frottola. Quello che ci pare certo è che il mondo si dividerà sempre di più in due: da una parte il cibo di massa a basso costo, basse regole, bassa qualità; dall’altra per chi potrà permetterselo, il biologico, in crescita ovunque, soprattutto negli Stati Uniti dove invece proprio sul biologico regolamenti e etichettature sono ben più rigide che da noi». A parte la fissa del mondo diviso in due, Report non contribuisce di certo all’orientamento perché basta nominare OGM per scatenare una reazione primitiva e irrazionale di pericolo-scappare (e condannare, ovviamente). La condanna degli OGM è facile. La ricetta è: complottismo, ignoranza, signora mia. Agitare e non mescolare.
* Alla fine della «intervista» avevo messo qualche link anti-anti-OGM.

Potrebbe interessarti anche