Quelle strane somiglianze tra l’intervista di Rampini e il blog di Vandana Shiva

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-10-03

C’è «aria di famiglia» tra il pezzo dell’inviato di Repubblica a New York e la replica dell’attivista e ambientalista indiana al pezzo del New Yorker di fine agosto.

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Seed od Doubt di Michael Specter viene pubblicato il 25 agosto 2014 sul New Yorker. Sottotitolo: An activist’s controversial crusade against genetically modified crops. L’attivista è Vandana Shiva, la sua crociata è quella contro gli OGM. Specter analizza e demolisce l’attivista e le sue parole d’ordine. Shiva è molto conosciuta anche in Italia per la sua condanna dei pericolosissimi OGM, ma la loro pericolosità è più il frutto di fantasmi irrazionali e di seduzioni per il «biologico» o il «naturale» che di studi e ricerche che ne dimostrino i rischi. Nell’ombra degli OGM ci sono molti tranelli emotivi: l’arcadia della campagna, la primitiva e istintiva repulsione verso il «chimico» e l’«innaturale», la facilità nel presentare Monsanto come solo e soltanto piegato agli interessi economici e perciò intrinsecamente cattivo (ma l’industria del biologico è forse immune ai rischi del capitalismo?). A questi si aggiungono invenzioni di diverso peso, come i suicidi dei contadini o la sterilità dei semi biotech. Tutti tasselli che sotto l’analisi di Specter si muovono e perdono forma (vedi anche link alla fine).
Vandana Shiva risponde il 26 agosto 2014.
(A response to the article ‘Seeds of Doubt’ by Michael Specter in The New Yorker)
Oggi «a Repubblica, ribatte alle accuse una per una».
E lei, a Repubblica, ribatte alle accuse una per una
CATTIVO giornalismo
Vediamo.
 
PRIMA DOMANDA
Cominciamo dai titoli di studio. Specter insinua il dubbio che lei si presenti come una scienziata mentre non lo è, la descrive come una che ha solo la laurea breve, anche se poi il direttore Remnick ha fatto su questo un’autocritica («Nessuno contesta che abbia ottenuto un master in Fisica e sono dispiaciuto che non sia menzionato nell’articolo»). Lei è o non è una scienziata? Dove ha studiato?
«Specter e l’industria biotecnologica vogliono screditarmi descrivendo me e i milioni di persone contrarie agli Ogm come anti-scientifici, romantici. I miei studi sono una spina nel fianco per loro. Ho preso un Ph. D. (dottorato di ricerca) in Canada, in Filosofia della scienza con una tesi sulla Teoria quantica; e un master in Fisica. La teoria quantica mi ha insegnato alcuni principi che ispirano il mio lavoro, ma mi sono spostata da un paradigma meccanicistico a uno ecologico. Potevo continuare i miei studi quantici alla fondazione Tata o proseguire studi interdisciplinari sulle politiche della ricerca scientifica al Politecnico di Bangalore. Ho scelto la seconda strada per approfondire le relazioni tra scienza e società. Ho studiato abbastanza la fisica per impadronirmi dei suoi concetti, ma non mi sono voluta trasformare in una macchina di calcolo. E ho tanta stima degli intellettuali nonscienziati che contribuiscono a mettere in discussione il pensiero scientifico, come Noam Chomsky».
Vandana Shiva scriveva invece…
1.Shiva
 
SECONDA DOMANDA
Altra accusa: la sua campagna ignora che il cotone Bt (con il Bacillus thuringiensis) abbia migliorato la condizione dei contadini indiani, ridotto l’uso di pesticidi e quindi le malattie dei coltivatori. Inoltre quell’epidemia di suicidi che lei denuncia sarebbe un falso: la percentuale tra i contadini indiani che coltivano Ogm sarebbe inferiore rispetto ad altre categorie sociali.
«Specter non ha fatto una vera ricognizione sul campo, non si è spinto nella regione cotoniera del Maharashtra. Altrimenti avrebbe saputo di Shankar Raut e Tatyaji Varlu, del villaggio di Varud, suicidi dopo il disastroso raccolto di cotone Bt. E tanti casi come questi. L’argomento che i contadini si suicidano per i debiti, e non per gli Ogm, è specioso. Gli agenti della Monsanto che vendono semenze Ogm, fertilizzanti e pesticidi, sono gli stessi che fanno il credito. Il contadino prima si indebita per le semenze di cotone, poi scopre di dover comprare più fertilizzanti e pesticidi e s’indebita ancora. Il bacillo del cotone Bt perde efficacia, le dosi di pesticidi aumentano, i debiti pure. È questo ciclo di alti costi, escalation nei prodotti chimici, la trappola del debito che spinge al suicidio».
Ecco Shiva a fine agosto.
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TERZA DOMANDA
Il New Yorker contesta la sua affermazione secondo cui i brevetti della Monsanto impediscono ai contadini di conservare le sementi. Una legge sui diritti degli agricoltori, varata nel 2001, tutela il loro diritto di conservare e riutilizzare i semi. E, secondo l’articolo, i costi scendono e i raccolti sono più ricchi.
«Prima che arrivasse la Monsanto le semenze locali di cotone costavano da 5 a 10 rupie il chilo. Il monopolio costruito dalla Monsanto ha fatto salire i prezzi a 3.555 rupie il chilo di cui 1.200 sono royalties. Laddove la Monsanto ha dovuto ridurre i prezzi, per esempio nell’Andra Pradesh, è successo grazie alle nostre pressioni sull’antitrust locale. Anche la legge del 2001 non nasce per caso, io ero stata designata tra gli esperti del ministero dell’Agricoltura. Ma la lotta non finisce mai. Pensi che in questo momento la Pepsi Cola sta penetrando nel business delle mense scolastiche in India. Altro che alimentazione equilibrata, chilometro zero. Un colosso americano del junk-food vuole decidere cosa mangiano i bambini indiani. È in pericolo la nostra sovranità alimentare. Dietro le campagne ideologiche come questo articolo del New Yorker s’intravede un altro obiettivo. Monsanto vuole conquistare l’Africa. Perciò devono diffondere il mito che i loro Ogm hanno reso ricchi i contadini indiani».
Ancora Vandana Shiva.
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QUARTA DOMANDA
Ma ci sono fior di scienziati autorevoli, non al servizio delle multinazionali, che lavorano in strutture di ricerca pubbliche, e difendono gli Ogm. Chiedono di non essere demonizzati. Chiedono che la libertà di ricerca sia difesa anche se i risultati sono sgraditi.
«Il principio fondamentale che ci muove è questo: l’idea che il diritto su un seme sia proprietà privata, è inaccettabile. Non si deve poter brevettare e privatizzare una pianta (o addirittura generazioni di piante) così come non si deve poterlo fare con la vita umana. L’America difende delle forme estreme di proprietà privata attraverso i brevetti. Non sono contraria alla ricerca. L’importante è che gli scienziati distinguano i ruoli. Chi fa ricerca in laboratorio non deve poi essere coinvolto nella commercializzazione di un prodotto. Uno scienziato puro non deve trasformarsi in venditore globale di sementi brevettate. La Monsanto non persegue il progresso scientifico, altrimenti non sarebbe contraria alla trasparenza. Guardi, nonostante le loro campagne perfino in America l’opinione pubblica vuol essere informata, chiede l’etichettatura degli Ogm. E Monsanto che fa? Trascina in tribunale lo Stato del Vermont per bloccare l’obbligo delle etichette trasparenti. Anche l’Europa è minacciata, dentro il nuovo trattato di libero scambio che state negoziando con gli Usa ci sono attacchi al vostro principio di precauzione».
Sempre lei, Shiva.
quarta domanda
 
QUINTA DOMANDA
In seguito alle accuse del New Yorker un agronomo italiano ha proposto che il governo Renzi cancelli la sua partecipazione all’Expo 2015.
«Se non ci vado io, andranno altri a sostenere le mie tesi. L’importante è che l’Expo non sia una manifestazione commerciale bensì un’occasione educativa, per riflettere sul grande tema di oggi: in che modo si deve nutrire l’umanità, con quali conseguenze sulla salute, sui consumi energetici, sulla biodiversità. Dobbiamo riprenderci questi temi essenziali della vita, sottrarli alla macchina propagandistica dell’agrobusiness».
Qui c’è una vezzo di attualità politica indigena.
 
Aspettiamo fiduciosi anche la traduzione del pezzo di Specter.
Nel frattempo per chi volesse vaccinarsi contro le crociate da biologico a chilometro zero, ecco alcuni link (solo i primi che mi vengono in mente).
«OGM» nel blog di Dario Bressanini, in quello di Marco Cattaneo e in quello di Anna Meldolesi.
Salmone.
Biotecnologie: Basta Bugie!

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