Le nomine Rai di Draghi che hanno fatto impazzire la Lega

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2021-07-10

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha proposto Carlo Fuortes, sovraintendente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, come amministratore delegato Rai. La scelta ha scatenato l’ira della Lega

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Bypassando i giochetti dei partiti e i possibili rinvii al prossimo autunno, che avrebbero portato alla necessità di una proroga delle cariche vigenti, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha agito autonomamente e ha proposto due nomi per il nuovo Cda della Rai: Marinella Soldi, attuale presidente della Fondazione Vodafone, come presidente, e Carlo Fuortes, sovraintendente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, come amministratore delegato.

Carlo Fuortes: esperienza a disposizione del servizio pubblico

Un uomo e una donna, nel rispetto della parità di genere, e – soprattutto – nel rifiuto di attendere il valzer della politica su decisioni importanti. “Via i partiti dal servizio pubblico”, è il mantra che si ripete a ogni nomina. Questa volta, forse, ci siamo davvero. Perché il nome sul quale ci si è maggiormente divisi in Parlamento, quello di Fuortes, risponde a un uomo che, dal 2013, gestisce il Teatro dell’Opera di Roma (ed era confermato fino al 2025). Prima, dal 2003 al 2015 è stato amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma, gestendo l’Auditorium Parco della Musica. Manager ed economista, nel curriculum vanta “da più di vent’anni studi e consulenze sui temi dell’economia della cultura, con riferimento alla gestione di teatri, musei e beni culturali, allo spettacolo dal vivo, alla tv e cinema per conto di imprese pubbliche e private, enti locali, musei, sovrintendenze, associazioni di settore e istituzioni culturali”. Esperienza e competenza a disposizione del servizio pubblico, ma a destra si alza il coro del dissenso.

La Lega al palo sulle nomine

“Fuortes è nato come personaggio vicino alla sinistra, a Veltroni, proposto come candidato sindaco per il Pd, senza particolare esperienza televisiva, duramente contestato dai lavoratori dell’Opera di Roma. Di certo non una figura super partes”, il commento della senatrice e sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni. “Da mesi aspettiamo un nome di alto profilo e invece ci ritroviamo un esponente dei Palazzi romani uscito dalla segreteria di partito”, le fa eco Alessandro Morelli capo dipartimento delle Telecomunicazioni della Lega. Ma la scelta autonoma di Draghi, maturata tutta dentro Palazzo Chigi con un dossier gestito dal fidatissimo consigliere Francesco Giavazzi e dal capo di gabinetto Antonio Funiciello, resta inamovibile a prescindere da cosa accadrà mercoledì, quando è previsto il voto in aula per decidere su altri due consiglieri da sottoporre a Viale Mazzini. Un passo destinato a porre fine all’egemonia grillino-leghista sulla tv pubblica, dove i gialloverdi avevano piazzato nel 2018 Marcello Foa (presidente) e Fabrizio Salini (amministratore delegato). Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it è fatta invece per Gennaro Sangiuliano direttore del Tg1 (attualmente è a capo del Tg2), mentre la direzione di Rai2 andrà ad Angelo Mellone, ora Vice Direttore Rai 1. Due nomine in quota Fratelli d’Italia che certificano ancor di più come la Lega sia rimasta al palo in questa tornata.

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