Il focolaio di Coronavirus nel reparto di oncoematologia dell’ospedale Niguarda

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-09

Il contagio sarebbe partito dagli specializzandi, giovani studenti di medicina che sono stati i primi ad ammalarsi. Poi la malattia è stata trasmessa ad alcuni medici, infermieri (tra cui una caposala) e operatori socio sanitari

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C’è un focolaio di Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19 nel reparto di oncoematologia dell’ospedale Niguarda a Milano. Il contagio, per quanto è stato ricostruito fino a questo momento ed è stato riportato oggi dal Corriere della Sera di Milano, sarebbe partito dagli specializzandi, giovani studenti di medicina che sono stati i primi ad ammalarsi. Poi la malattia è stata trasmessa ad alcuni medici, infermieri (tra cui una caposala) e operatori socio sanitari.

Il focolaio di Coronavirus nel reparto di oncoematologia dell’ospedale Niguarda

Per due giorni, oggi e domani, tutti i pazienti di oncoematologia del «Niguarda» saranno spostati e il reparto sarà bonificato. Una misura necessaria per fermare il nuovo focolaio che si è innescato all’interno dell’ospedale. Al momento la situazione viene gestita con isolamenti, quarantene e spostamenti. Secondo il racconto dell’articolo i contagi sono emersi attraverso la campagna di test sierologici sul personale fatta qualche settimana fa. Subito dopo lo screening è stato allargato al day hospital e agli ambulatori collegati.

Durante i mesi più critici dell’emergenza, tra marzo e aprile, tutti gli ospedali lombardi (ad eccezione del «Sacco») sono stati pesantemente investiti dalla pandemia e centinaia di medici e infermieri, oltre ai pazienti, sono stati contagiati. È avvenuto anche perché le direttive del ministero della Salute, recepite dalla Regione, prevedevano di fare esami soltanto sul personale che aveva sintomi, e perché anche medici e infermieri che avevano avuto un contatto diretto e continuativo con un caso positivo (magari in famiglia) secondo le regole dovevano continuare a lavorare fino all’eventuale emersione dei sintomi.

coronavirus lombardia dati 1

Finita la fase più critica dell’emergenza, ora che non c’è più la preoccupazione di scoprire personale «positivo» e dunque lasciare sguarniti i reparti, è possibile intervenire in maniera più rapida e complessiva su nuovi focolai, come è avvenuto a «Niguarda».

Dall’ospedale fanno sapere che si tratta di numeri “contenuti” quindi di una “diffusione controllata”. Anche perché ad aprile erano già stati fatti test sierologici e tamponi a tutti i sanitari. Una volta rilevati i primi contagi, il tampone è stato fatto a tutto il personale (amministrativo incluso) del reparto, ma anche del day hospidal e dell’ambulatorio, così come a tutti i pazienti e “non sono stati trovati altri casi positivi”. La sanificazione, spiegano dal Niguarda “è una attenzione in più per i pazienti e operatori ma l’attività continua”. In Provincia di Brescia ieri sono stati registrati 63 contagi di Coronavirus. E’ il dato più alto di tutta la Regione Lombardia, poi vengono la Provincia di Bergamo (51) e quella di Milano, che registra 29 casi (di cui 15 a Milano città). La Provincia di Milano resta nettamente prima nella classifica dei contagi in Lombardia con 23.437, seguita da Brescia (15.070) e Bergamo (13.609). Dall’ospedale fanno sapere che si tratta di numeri “contenuti” quindi di una “diffusione controllata”. Anche perché ad aprile erano già stati fatti test sierologici e tamponi a tutti i sanitari. Una volta rilevati i primi contagi, il tampone è stato fatto a tutto il personale (amministrativo incluso) del reparto, ma anche del day hospidal e dell’ambulatorio, così come a tutti i pazienti e “non sono stati trovati altri casi positivi”. La sanificazione, spiegano dal Niguarda “è una attenzione in più per i pazienti e operatori ma l’attività continua”.

Foto copertina di: Di Yorick39 – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11979742

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