Cultura e scienze

La grande battaglia di Nicola Porro contro il bikini alle bambine

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-09-06

Da qualche tempo le piscine sono diventate un luogo di scontro interreligioso. Nicola Porro, alla ricerca dello scandalo estivo, fa un buco nell’acqua dando la colpa ai musulmani (e alle élite) che hanno costretto sua figlia ad indossare il bikini a Disneyland. EDIT: Con una risposta del conduttore di Matrix in calce all’articolo

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Ci sono giornalisti con la schiena dritta che combattono battaglie per il riconoscimento dei diritti civili o contro le discriminazioni razziali. Ce ne sono addirittura di quelli che denunciano le malefatte dei potenti a costo di mettere a repentaglio la vita e la carriera. Poi c’è Nicola Porro, che invece sceglie di prendersela “con l’Islam” perché sua figlia di sei anni è stata obbligata a indossare il bikini perché “la sua nudità superiore avrebbe potuto turbare il pudore collettivo”. Ed ecco un grande reportage da parte del giornalista che verrà ricordato per aver dato spazio su una rete televisiva pubblica a luminari della scienza come Eleonora Brigliadori e Red Ronnie.

Nicola Porro goes to America

Luogo del misfatto: Disneyland, USA, Stati Uniti d’America, land of the free ma anche del politicamente corretto. Di quelli che tirano giù le statue dei generali confederati e di Cristoforo Colombo. La colpa ovviamente è immancabilmente degli islamici. Sì, proprio loro, quelli che impongono alle donne di indossare veli, hijab, niqab e burqa. Peccato per un dettaglio fondamentale: i musulmani generalmente non impongono il velo alle bambine. Nella cultura islamica infatti una donna è tenuta ad indossare il velo dopo essere diventata adulta. Questa età, a seconda dei paesi e delle loro tradizione, è variabile ma a 6 anni una bambina non è una donna adulta.
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Colpa tutta degli americani che non rispettano le nostre tradizioni (e non è che mandare in giro le bambine in slip sia una tradizione ma piuttosto un’abitudine) e invece sono proni nei confronti dei musulmani. A Porro infatti non è sfuggito come nel parco a tema fossero molte le donne islamiche che indossavano il velo senza che nessuno dicesse loro nulla.

Ma in quel medesimo parco c’erano centinaia di donne completamente fasciate da opprimenti burkini: costumi che coprono dai piedi alla testa. In omaggio a una religione che la laica America non si permette di censurare.

Ma sfugge a Porro un aspetto fondamentale: a chiedere che la bambina indossasse il bikini non sono stati i “genitori musulmani” ma i gestori del parco di divertimenti. Perché l’America, questa grande democrazia liberale che tutto il Mondo ci invidia, è una terra di grandi contraddizioni. E soprattutto di sentimenti assai puritani. Sentimenti che però sono ispirati ad una visione cristiana della vita. L’idea di vietare bambine “seminude” nelle piscine e nei parchi è comune in tutto il Nord America, e a volte ha creato conflitti “violenti”.

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Libero a caccia dei bastardi islamici che coprono la figlia di Porro


Insomma, noi in Italia possiamo anche avere la “tradizione” di mandare le bambine in spiaggia senza la parte di sopra del costume. Ma Porro non era in Italia, era negli USA. E perché dovrebbe imporre la sua tradizione agli altri? Ovviamente perché siam meglio dei musulmani.

Indossare il costume non è una religione

Ed è inutile recriminare che negli USA non si rispetti la tradizione della famiglia Porro e si preferisca invece essere “rispettosi di una tradizione religiosa” ben più lontana. Innanzitutto perché la tradizione di Porro non è una tradizione religiosa, in secondo luogo perché ciò che spinge gli americani a far coprire le bambine è la paura dei pervertiti e non certo la volontà di blandire i musulmani per tenerseli buoni svendendo parte della “nostra identità”.
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La colpa ovviamente è delle élite culturali che secondo Porro “sembrano imbambolate, incapaci di produrre un’idea che sia una, tutte impegnate, come sono, a fare dimenticare la propria storia e le proprie tradizioni”. Ma il punto è che negli USA quella di non fare indossare il pezzo di sopra del costume alle bambine non è una tradizione. Porro vorrebbe invece imporre la sua tradizione a tutti gli Stati Uniti facendo credere che è una tradizione anche degli statunitensi, quando è evidente che il costume americano rispetto ai bikini è diverso, indipendentemente dall’Islam. Possiamo discutere sul fatto che far indossare il costume a due pezzi ad una bambina di 5 anni per paura dei pervertiti sia ridicolo, oppure eccessivamente puritano ma non possiamo dimenticarci di cosa è figlio quel puritanesimo.
EDIT: DA NICOLA PORRO RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Gentile direttore,
rispetto le opinioni forti, anche le più accese. Dunque Giovanni Drogo è ovviamente liberissimo di ritenere la mia schiena curva e considerarmi un perfetto cretino. Ma riguardo all’ultimo suo pezzo che mi riguarda, la invito a leggere l’originale e dirmi dove “me la sono presa con l’islam per il bikini di mia figlia”, dove ho asserito che vi sia l’obbligo del velo per le bambine di religione islamica, dove avrei scritto che ad obbligare mia figlia al bikini siano stati “genitori islamici”. Con un virgolettato che attribuisce una connessione che non riesco a ritrovare nel testo.

LA RISPOSTA DI GIOVANNI DROGO:
Gentile Porro,
nessuno dei virgolettati le è attribuito, tant’è che nel pezzo è linkato anche l’originale in modo che ciascuno ne possa prendere visioni. “genitori islamici” è una macro categoria inesistente è per questo messa tra virgolette così come – nel pezzo – sono tra virgolette “tradizione”, “con l’islam”, “seminude” o “violenti”. Nessuno di questi virgolettati le è attribuito ed infatti non c’è scritto “Nicola Porro dice che”. Ma siamo uomini di mondo e sappiamo bene ciò che ha scritto al di là delle virgolette e cose legge tra le righe un lettore del Giornale o di Libero. Altrimenti che senso avrebbe avuto parlare di donne con il velo se non per contrapporle alla gioiosa e innocente libertà di una bambina in costume da bagno?
Detto questo nel pezzo ho voluto anche fare un discorso più ampio, senza copiare pari pari l’articolo. Ad esempio la spiegazione sul velo era per dimostrare l’assurdità del nesso tra le bambine in bikini e le donne con il velo e come di sicuro le bambine senza bikini non costituiscano un oltraggio al pudore islamico ma semmai a quello americano. Un concetto che ho spiegato più avanti nel pezzo. Lei è liberissimo di pensare che sia colpa di qualche potere ulteriore e non sia una cifra caratteristica della società americana, ovviamente. Liberissimo io di farle notare l’errore.
Riguardo al fatto che lei se la sia presa con l’Islam le faccio notare che nell’articolo è scritto che lei se la prende anche con le élite che non difendono le nostre “tradizioni”. Non so quale delle due sia più assurda, vista la situazione. Se dopo tutto ciò cerca ancora una connessione tra il suo pezzo e l’Islam dovrebbe chiedere informazioni alla Redazione di Libero. Ma immagino lo abbia già fatto.

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