Cultura e scienze
La bufala dello Stato di New York che consente di abortire fino al nono mese
Giovanni Drogo 25/01/2019
L’approvazione del nuovo Reproductive Health Act che introduce il concetto di quello che in Italia chiamiamo aborto terapeutico ha scatenato le scomposte reazioni della comunità pro-life nostrana che parla di infanticidio e di bambini abortiti prima che possano piangere. Ma in realtà si tratta di un attacco alla 194 italiana
Nei giorni scorsi Stato di New York ha approvato una storica riforma della legge che regolamenta l’aborto. Con la nuova legge l’aborto esce dal codice penale e diventa una materia di tutela della salute pubblica, esattamente come è in Italia dal 1978. Uno degli aspetti principali del nuovo Reproductive Health Act è l’emendamento che consente alle donne di abortire anche oltre il limite delle 24 settimane (cinque mesi).
Il comma 6 dell’articolo 25 A recita:
A health care practitioner licensed, certified, or authorized under title eight of the education law, acting within his or her lawful scope of practice, may perform an abortion when, according to the practitioner’s reasonable and good faith professional judgment based on the facts of the patient’s case: the patient is within twenty-four weeks from the commencement of pregnancy, or there is an absence of fetal viability, or the abortion is necessary to protect the patient’s life or health.
Che tradotto in italiano suona più o meno così:
Un professionista della salute, in possesso dei titoli di studio necessari a norma di legge, agendo all’interno del perimetro legale della sua professione può eseguire un aborto in accordo con il suo ragionevole giudizio professionale espresso in base alla cartella medica della paziente quando: la paziente è all’interno delle 24 settimane dall’inizio della gravidanza, oppure c’è un’assenza di vitalità del feto oppure l’aborto è necessario per proteggere la salute o la vita della paziente.
La bufala dello Stato di New York che consente di abortire fino al nono mese
Bisogna fare attenzione a quegli “oppure”. Fermo restando che è il medico (o un professionista abilitato) a decidere e eseguire la procedura. Ci sono tre casistiche: l’interruzione di gravidanza avviene all’interno delle 24 settimane (cinque mesi) oppure se c’è una sofferenza fetale tale da provocare la morte del feto oppure la salute o la vita della madre sono a rischio. Fatto salvo il primo caso è evidente che è il medico (perché la madre non ha le competenze) a decidere e a valutare se la gravidanza mette a rischio la salute della madre (oppure se è incompatibile ad esempio con terapie chemioterapiche o altro genere di interventi) oppure se il feto non ha alcuna possibilità di sopravvivenza. Purtroppo succede anche “naturalmente” che una gravidanza anche in fase avanzata non possa essere portata a termine a causa di gravi problemi (ad esempio di natura genetica) del feto. Se invece la madre rischia di morire c’è la seria possibilità che anche il feto non possa sopravvivere (certo, è tecnicamente possibile indurre un parto a 5 mesi di gravidanza ma le speranze di sopravvivenza di una nascita così prematura sono basse).
Fatto salvo il limite temporale delle 24 settimane la legge è molto simile a quella che ha legalizzato e disciplinato l’aborto nel nostro Paese: la legge n. 194/1978 recante Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza. All’articolo 6 della legge 194 leggiamo che «l’interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, può essere praticata:
a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Come prevedibile la legge dello Stato di New York non è stata accolta con favore dalle associazioni pro-life (ricordiamo che fino ad oggi una donna newyorkese può abortire in ogni caso andando in un altro stato dell’Unione dove è legale). Ecco che quindi sono spuntati articoli di disinformazione, come questo della Nuova Bussola Quotidiana dove è scritto che la legge «consente di abortire fino al 9° mese di gravidanza, anche in assenza di un medico». Doppiamente falso perché la legge prevede espressamente la figura di un health practioner e non è scritto da nessuna parte che si può abortire al nono mese. Tra l’altro il cosiddetto aborto terapeutico viene praticato inducendo il parto quindi “abortire” un feto sano al nono mese non causa ipso facto la morte del bambino. Ma forse l’intento è proprio quello di attaccare nuovamente la legge 194.
La Verità, il quotidiano scritto diretto e interpretato da Maurizio Belpietro, parla di licenza di uccidere spiegando che basta farlo prima che possa piangere e sottolineando che in questo modo si uccidono feti già vitali. Ma appunto come detto una delle condizioni per poter praticare un’interruzione di gravidanza oltre le 24 settimane è che il feto non sia vitale. Inoltre negli USA è in vigore dal 2003 il Partial-birth abortion Ban Act (il termine è stato coniato dalle associazioni pro-life) una legge federale che vieta proprio interruzioni di gravidanza come quelle del tipo teorizzato da La Verità.
Anche Fanpage esce con un titolo dal forte sapore di clickbait dove “spiega” che Lo stato di New York legalizza l’aborto fino al nono mese di gravidanza salvo poi precisare che ciò avviene a precise condizioni. Proprio come in Italia, dove nessuno sano di mente si sogna di dire che la 194 legalizza l’aborto fino al nono mese di gravidanza o che si possono uccidere bambini a patto di farlo prima che piangano. Sembra di tornare a quando la comunità pro-life si scandalizzò per un paper dal titolo After birth abortion che contemplava la possibilità teorica di abortire dopo il parto.