«Nazista io? Tutta colpa di Facebook!»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-12-24

Emanuele Pandolfina, arrestato nell’inchiesta Aquila Nera, si difende davanti al Gip di Pescara con una tesi curiosa

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Il destino della storia è quello di arrivare come tragedia e tornare come farsa. Il caso che più lo rappresenta è quello del neonazismo, i cui ultimi esponenti di Avanguardia Ordinovista sembrano usciti da un film di Ugo Tognazzi. Dopo aver appreso dall’intervista all’«ideologo» Rutilio Sermonti che i presunti wannabe terroristi neri si riunivano la sera a casa del 93enne reduce di Salò per «cantare le canzoni delle SS» (anche se quel birbantello di Stefano Manni aveva promesso mille euro per pubblicare l’ultimo libro di Sermonti e poi si era eclissato), scopriamo invece che uno degli associati a delinquere secondo l’accusa, ovvero il palermitano residente a Pescara Emanuele Pandolfina, arrestato due giorni fa nell’ambito dell’operazione Aquila Nera, si è difeso in maniera molto incisiva davanti al gip di Pescara Nicola Colantonio e del Pm titolare dell’incheista, Antonella Picardi: «E’ tutta colpa di Facebook. Ho avuto la dabbenaggine di seguire i post pubblicati. Essendo di destra, ho apprezzato i pensieri ma non ho aderito alle azioni. Facebook è la rovina della gente».
 
 
NAZISTA IO? TUTTA COLPA DI FACEBOOK!
«Il mio assistito – ha detto ai cronisti l’avvocato Antonio Di Blasio che lo segue dal punto di vista legale – ha chiarito la sua posizione spiegando di non aver aderito a ipotesi sovversive. Pandolfina- ha aggiunto – ha spiegato di aver letto i post su Facebook e di averli apprezzati, essendo di destra. Ha detto di averlo fatto senza pensare a cosa potesse esserci dietro alle idee che venivano prospettate. Conosce solo quattro o cinque indagati e si sono incontrati occasionalmente qualche volta», scrive l’Ansa. Pandolfina ha anche sostenuto di essere una persona tranquilla e pacifica, di non essersi reso conto del carattere violento del gruppo e di non aver mai pensato di mettere in pratica gli atti violenti di cui si parla nell’ordinanza. Secondo gli inquirenti l’uomo stava organizzando un furto di armi ai danni di un privato. Ma lui non ci sta: «Ho detto – ha riferito l’indagato al gip -che conoscevo un privato proprietario di alcune armi da caccia e che si poteva andare a prenderle, ma non sapevo cosa dovevano farci». L’avvocato Di Blasio ha annunciato di aver chiesto gli arresti domiciliari per il suo assistito. Marina Pellati, convivente di Manni, si è invece avvalsa della facoltà di non rispondere. Peccato.

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