La Cina non ha preso bene la visita di Nancy Pelosi a Taiwan

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-08-03

La visita è stata definita “un fastidio creato di punto in bianco”

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Come prevedibile, il viaggio a Taiwan della speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi non ha entusiasmato la Cina. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha sottolineato come questa visita (definita “un fastidio creato di punto in bianco”) non sia che l’ulteriore riprova dell’atteggiamento da “tutto è concesso” che gli Stati Uniti stanno assumendo anche in Ucraina.

A far degenerare la situazione è stata pure l’affermazione che Nancy Pelosi ha fatto all’interno del suo intervento introduttivo tenuto nell’incontro a Tapei con la presidente Tsai Ing-wen, quando ha affermato che “gli Stati Uniti non abbandoneranno il proprio impegno nei confronti di Taiwan”.

Nancy Pelosi a Taiwan: la reazione di Pechino

La prova muscolare di Pechino, che ha organizzato esercitazioni militari su vasta scala attorno all’isola come ritorsione alla visita di Nancy Pelosi, non basterà a far cedere Taiwan: “Non ci tireremo indietro di fronte alle minacce militari deliberatamente accresciute, continueremo a mantenere la linea di difesa della democrazia”, ha assicurato Tsai di fronte allo straordinario numero di esercitazioni militari aeree, navali e di tiro che ora assediano l’isola.

Esercitazioni, quelle dei cinesi, condannate dal ministero della Difesa di Taiwan in nome delle regole Onu relative alla violazione delle acque territoriali, col portavoce del ministero Sun Li-fang che ha definito la reazione di Pechino come “una mossa irrazionale per sfidare l’ordine internazionale”. La Cina, di tutta risposta, sente invece violata la propria sovranità, tanto che il ministro degli Esteri Wang Yi ha promesso che chiunque offenda Pechino “sarà punito”.

La replica della Cina alla visita di Nancy Pelosi non si è concretizzata esclusivamente in massicce esercitazioni militari, ma anche in ritorsioni di carattere economico. Pechino ha interrotto l’export di sabbia naturale verso Taiwan, dando un duro colpo alla fiorente produzione di semiconduttori dell’Isola. Non solo: la Cina ha stoppato pure l’import da Taiwan di agrumi e pesce, a causa di un presunto rilevamento di residui di pesticidi e di test positivi al Covid sulle confezioni.

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