Fatti
Per la Cassazione la “causa primigenia” della morte di Cucchi è stato il pestaggio di Di Bernardo e D’Alessandro
Massimiliano Cassano 09/05/2022
Depositate le motivazioni della Cassazione sulla conferma delle condanne a Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo per l’omicidio di Stefano Cucchi
La “causa primigenia dell’intera catena causale che ha portato al decesso” di Stefano Cucchi è stato il pestaggio avvenuto la sera del 15 ottobre 2009 nella caserma della compagnia Casilina: nero su bianco, nelle motivazioni della quinta sezione penale della Cassazione, la pietra tombale sul processo per omicidio preterintenzionale ai carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, entrambi condannati in via definitiva a 12 anni di reclusione.
Per la Cassazione la “causa primigenia” della morte di Cucchi è stato il pestaggio di Di Bernardo e D’Alessandro
Alle violenze hanno fatto seguito “fattori sopravvenuti”, tra i quali le “negligenti omissioni dei sanitari” – scrivono i giudici – che hanno portato alla morte del geometra romano. “La questione della prevedibilità dell’evento nel caso di specie – si legge ancora – è certamente fuori discussione, attese le modalità con le quali gli imputati hanno percosso la vittima, attingendola con violenti colpi al volto e in zona sacrale, ossia in modo idoneo a generare lesioni interne che chiunque è in grado di rappresentarsi come prevedibile conseguenza di tale azione”.
“L’evento finale è stato determinato anche dal concorso di una pluralità di fattori sopravvenuti”
Nel difendere la sentenza i giudici della Cassazione hanno definito “infondate” le critiche, spiegando che il dispositivo “ha ricostruito l’intera catena causale che ha portato al decesso di Cucchi, riconducendone l’origine alla condotta tenuta in concorso da Di Bernardo e da D’Alessandro, ma riconoscendo che l’evento finale è stato determinato anche dal concorso di una pluralità di fattori sopravvenuti, la cui sinergia, con quella che ha identificato come la causa primigenia, ha ritenuto aver favorito il processo degenerativo” che ha portato allo “scompenso cardiaco risultato fatale alla vittima”. In particolare la corte, sulla base dell’evidenza disponibile, ha accertato che “le percosse inflitte dai due imputati a Cucchi ne abbiano determinato la caduta e il violento impatto con il pavimento, stabilendo che quest’ultimo ha provocato la frattura della vertebra sacrale”, poi identificata come l’innesco del “successivo decorso causale”, risultato infine fatale.