Le motivazioni dell’assoluzione di Alex Pompa per l’uccisione del padre violento

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-02-22

I giudici della Corte d’Assise di Torino hanno depositato le motivazioni della sentenza di assoluzione per Alex Pompa, il 19enne che nel 2020 uccise suo padre violento con la moglie e i figli

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Per i giudici Alex Pompa nell’uccidere suo padre “ha agito nella certezza di doversi difendere da un pericolo incombente, gravissimo e inevitabile”. Sono state depositate le motivazioni della sentenza di assoluzione che la Corte d’Assise di Torino pronunciò il 24 novembre scorso per il 19enne che il 30 aprile 2020 uccise a coltellate il padre per difendere la madre. Il pubblico ministero Alessandro Aghemo chiese una condanna a 14 anni di detenzione affermando di essere costretto ad avanzare questa richiesta, poi respinta dai magistrati.

Le motivazioni dell’assoluzione di Alex Pompa per l’uccisione del padre violento

I fatti avvennero a Collegno, vicino Torino: il giovane intervenne durante una lite tra i suoi genitori e uccise suo padre Giuseppe 34 colpi inflitti con sei coltelli diversi. Un atto estremo, compiuto per difendere la madre dalle continue aggressioni fisiche e psicologiche perpetrate nei suoi confronti. Dopo il gesto, il ragazzo chiamò immediatamente le forze dell’ordine, confessando l’omicidio. La donna in aula ha raccontato che poco prima del fatto l’uomo l’aveva chiamata 101 volte per gelosia. Nel corso dei mesi sia lei sia i figli avevano registrato di nascosto le sue sfuriate “perché pensavamo che ci avrebbe ammazzato”.

Secondo i magistrati Alex agì “per sopravvivere” e si trovò di fronte ad un contesto “privo di alternative che non fossero colpire o soccombere ed essere ucciso e lasciare uccidere gli altri familiari”. In riferimento all’elevato numero di colpi inferti, i giudici hanno scritto che furono “tanti, rapidi e poco profondi, nessuno mortale”. “Deve ritenersi – specificano – che Alex Pompa, in quella situazione di terrore e in assenza di informazioni circa gli effetti (rapidamente mortali) della ferita appena inferta con il coltello che si spezzò, continuò a colpire perché sinceramente convinto di avere a che fare con un uomo ancora pericoloso”. La conclusione delle motivazioni recita: “Ciò che di ulteriore è avvenuto dopo quel colpo mortale è da ritenersi giustificato e realizzato per legittima difesa putativa e, in ogni caso, ininfluente”.

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