Il Mose funziona e ha salvato Venezia dall’acqua alta

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-11-22

La realizzazione del Mose è stata spesso ostacolata e criticata sia dagli ambientalisti, per l’impatto ambientale della costruzione, sia da alcuni esponenti della politica a causa dei costi troppo elevati di realizzazione, gestione e manutenzione

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Il Mose è il sistema di dighe mobili costruito tra la laguna veneta e l’Adriatico che serve soprattutto per proteggere la città di Venezia dall’acqua alta, il fenomeno dovuto alle alte maree. Si parla di acqua alta quando vengono superati gli 80 centimetri rispetto al valore medio del livello del mare. A causa delle condizioni metereologiche il Mose è stato azionato ieri e di nuovo oggi ed è già stato stabilito che verrà azionato anche domani, in quanto è previsto che il livello del mare raggiungerà i 145 centimetri domani e giovedì. Le quattro barriere che compongono il Mose sono state efficaci, infatti non ci sono zone allagate a Venezia. Le barriere del Mose permettono di mantenere il livello del mare a Venezia entro i 90 centimetri sopra il livello medio, infatti le dighe hanno permesso di registrare un dislivello di 100 centimetri tra il mare e la laguna.

I risultati del Mose e i suoi costi

Poco prima del 12 novembre 2019 si registrarono 187 centimetri oltre il livello medio del mare e questo determinò uno dei più gravi allagamenti di Venezia, causando anche molti danni. Nel 2019 il Mose non funzionava ancora, venne testato per la prima volta a ottobre 2020. Come scrive il Corriere della Sera, Piazza San Marco a Venezia inizia ad allagarsi già a 80 centimetri, quindi senza il Mose oggi ci sarebbe stata un’acqua alta di un metro e 20. Proprio perché si trova nel punto più basso della città e si allaga facilmente, la Basilica dell’omonima piazza è protetta anche da barriere di vetro.

 

 

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La realizzazione del Mose è stata spesso ostacolata e criticata sia dagli ambientalisti, per l’impatto ambientale della costruzione, sia da alcuni esponenti della politica a causa dei costi troppo elevati di realizzazione, che secondo le stime ammontano a più di 5 milioni di euro, e di gestione e manutenzione delle dighe che ha dovuto sostenere lo Stato italiano. Nel corso degli anni sono stati presentati 9 ricorsi, tutti rigettati dal TAR e Consiglio di Stato.

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