È morto Alberto Asor Rosa, il più autorevole esperto di letteratura italiana ed ex deputato Pci

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-12-21

Si è spento a 89 anni Alberto Asor Rosa, italianista, critico letterario, ma soprattutto un intellettuale sempre impegnato a sinistra

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Si è spento a 89 anni Alberto Asor Rosa, italianista, critico letterario, ma soprattutto un intellettuale sempre impegnato a sinistra e per anni esponente di spicco del Pci. La notizia è stata riportata dal quotidiano La Repubblica, che non scrive però quali siano le cause di morte.

Nato a Roma nel 1933, il saggista si è concentrato soprattutto sul rapporto tra letteratura e ideologie politiche. Ha diretto la Letteratura italiana Einaudi (1982-1991) ed è stato professore di Letteratura italiana all’Università La Sapienza di Roma.

Di chiara ispirazione marxista, Asor Rosa è considerato uno dei maggiori intellettuali del ‘900, sostenitore convinto dell’idea che l’intellettuale non dovesse essere integrato col Potere (contrariamente a quanto sostenuto da Gramsci), motivo per cui non ha mai risparmiato aperte critiche anche alla sua stessa parte politica.

Alberto Asor Rosa, un intellettuale controcorrente

La figura di Alberto Asor Rosa si è mantenuta controcorrente e ostile a ogni compiacenza politica (il che non gli ha risparmiato nel tempo più di qualche antipatia), ma sempre in grado di dettare la strada al partito. Negli ultimi anni, l’isolamento era diventato il suo pane quotidiano: Asor Rosa non si riconosceva più in un panorama culturale che considerava appiattito. Nel libro “Il silenzio degli intellettuali”, curato da Simonetta Fiori, l’italianista aveva ammmesso di sentirsi come “quegli animali primitivi che a un certo punto uscirono di scena per il totale mutamento delle condizioni del pianeta”. Poi, riflettendo sulla condizione dell’intellettuale moderno, Asor Rosa concludeva:

Provando la sensazione di un cambiamento di grandissima portata, mi sento come il testimone di una lunga serie di tentativi che si sono posti come obiettivo l’incivilimento di questo paese (…). È dichiaratamente finito il periodo dei grandi conflitti ideologici che corrispondevano ai grandi conflitti storici e sociali e cercavano di spiegarli, sistematizzandoli. Oggi non c’è più il conflitto tra le classi, forse (almeno nel senso tradizionale del termine) non ci sono neppure più le classi che hanno reso possibile l’esercizio della funzione intellettuale. Non ci sono più le grandi ideologie che davano un senso a quel conflitto. E forse, come qualcuno ha teorizzato, non c’è più il senso della storia.

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