Morte Luana, da una foto agli atti si vede una ragnatela sulla protezione dell’orditoio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-05-16

Per chi indaga, quella ragnatela indicherebbe che la saracinesca, che impedisce agli operai di avvicinarsi troppo alla macchina in funzione, non veniva abbassata da tempo

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I colleghi di lavoro di Luana D’Orazio, morta a 22 anni mentre lavorava a un orditoio in una ditta tessile di Montemurlo (Prato) saranno sentiti dai magistrati per ricostruire la dinamica dell’infortunio avvenuto il 3 maggio. Sono venti gli operai attesi dal procuratore capo di Prato, Giuseppe Nicolosi, e dal sostituto procuratore Vincenzo Nitti, per cercare di rispondere a varie domande: che mansioni ricopriva Luana? E qual era il livello di rispetto delle norme di sicurezza in azienda?

Proprio per far luce sulle condizioni di lavoro nella fabbrica, riferisce “La Repubblica”, gli inquirenti avrebbero acquisito immagini e video dal profilo Facebook di Luana, che ritrarrebbero la giovane nell’azienda di Montemurlo – per la Procura assunta con funzioni di catalogazione, non operative – in compagnia di altri operai. E poi c’è una foto, allegata agli atti del fascicolo, che mostra una grossa ragnatela sull’orditoio: è all’altezza i quella sbarra di protezione che non era presente sul macchinario quando la ragazza ne è rimasta risucchiata, la mattina del 3 maggio scorso.

Per chi indaga, quella ragnatela indicherebbe che la saracinesca, che impedisce agli operai di avvicinarsi troppo alla macchina in funzione, non veniva abbassata da tempo. E dimostrerebbe una chiara violazione delle norme di sicurezza, tanto che i due indagati (la titolare dell’azienda Luana Coppini e l’addetto alla manutenzione del macchinario Mario Cusimano, accusati di omicidio colposo e rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro) rischiano di vedersi contestato anche il reato di sfruttamento del lavoro.

C’è però un punto sul quale i consulenti tecnici della famiglia di Luana concordano con quelli dei due indagati. Stando a un primo esame visivo dell’orditoio, ha spiegato alla “Repubblica” l’ingegner Domenico Romaniello nominato dai difensori della famiglia D’Orazio, l’incidente sarebbe avvenuto con ogni probabilità in una fase preliminare della lavorazione, in cui l’operatore allinea il tessuto e controlla che la sua disposizione sul subbio (cioè il grosso cilindro dell’orditoio da cui Luana è rimasta schiacciata) sia corretta.

Una fase in cui la saracinesca di protezione, afferma sempre l’ingegner Romaniello, resta di norma sollevata: “in questa fase è l’addetto che tramite i pedali fa girare il subbio, a una velocità ridotta rispetto alla lavorazione automatica successiva in cui invece, la sbarra di protezione deve essere abbassata” . Ma allora com’ è stato possibile l’incidente? “È quello che dobbiamo capire attraverso la perizia – risponde Romaniello – È possibile che ci sia stato un malfunzionamento della macchina. Oppure che fosse stata alterata”.

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