Coronavirus: la sperimentazione tedesca sulla molecola 13B

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-23

Testata in provetta su cellule di polmone umano colpite da coronavirus, la molecola 13b è subito entrata in azione. Sperimentata sui topi, ha dimostrato di non essere tossica e di poter essere somministrata per via inalatoria, depositandosi dopo 24 ore nei polmoni, che sono gli organi più colpiti dall’infezione

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Libero racconta oggi in un articolo a firma di Carlo Nicolato che un gruppo di scienziati provenienti da vari Paesi e guidati dall’Università tedesca di Lubecca ha pubblicato sulla rivista Science i risultati di una ricerca nella quale si annuncia la scoperta di una molecola chiamata “13b” che lega e inibisce l’enzima chiamato“proteasi”, usato dal virus per replicarsi all’interno delle cellule infettate.

Testata in provetta su cellule di polmone umano colpite da coronavirus, la molecola è subito entrata in azione. Sperimentata sui topi, ha dimostrato di non essere tossica e di poter essere somministrata per via inalatoria. Quella che potrebbe diventare la base per l’elaborazione di un medicinale definitivo ha però il suo lato negativo: ci vorrà un anno, e forse anche qualcuno in più, prima che l’eventuale preparato diventi disponibile sul mercato.

“Ora il nostro inibitore deve essere trasformato in un farmaco: per farlo avremo bisogno del supporto di un’azienda farmaceutica, per avere le risorse per finanziare la sperimentazione clinica”, afferma il coordinatore dello studio Rolf Hilgenfeld, fiducioso di poter ottenere il supporto del consorzio di aziende ed enti di ricerca messi insieme dalla Commissione europea per affrontare l’emergenza. “Di sicuro – precisa l’esperto – ci vorranno anni prima che il nostro inibitore diventi un farmaco anti-coronavirus. Se tutto andrà bene, il prodotto non sarà comunque disponibile per questa epidemia”. Lo sforzo fatto finora con la molecola 13b rappresenta in ogni caso un’importante prova di principio: ora diventa più facile disegnare nuovi farmaci contro Covid-19, perché finalmente si conosce la struttura 3D della sua proteasi, considerata il principale bersaglio da colpire. Per fotografarla in alta definizione, i ricercatori hanno usato i potenti raggi X del sincrotrone Bessy di Berlino, messo subito a disposizione con procedure speciali visto l’avanzare dell’emergenza sanitaria.

coronavirus molecola 13b

Intanto in Italia i ricercatori di Cineca, il consorzio pubblico che gestisce il supercalcolatore Marconi con sede a Casalecchio di Reno (Bologna), sono riusciti a isolare un gruppo di 40 molecole che hanno un’influenza sullo sviluppo del coronavirus. Lo ha detto David Vannozzi, direttore generale di Cineca, intervistato dal Gr1. Il risultato, ha spiegato Vannozzi, è stato reso possibile grazie alla potenza del supercalcolatore: “Se prima occorrevano quattro mesi di lavoro per individuare una molecola, oggi la stessa ricerca impiega una settimana al massimo, grazie al supercalcolatore che può compiere fino a 50 miliardi di calcoli al secondo. Un supercalcolatore – ha aggiunto – può essere immaginato come un’orchestra di 100mila elementi che riescono a suonare diretti da un solo maestro. Per rimanere alla vicenda di questi giorni, il supercalcolatore è in grado di valutare la reazione del virus a un farmaco in una frazione infinitesimale di secondo”.

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